di BARBARA MATERA* Ben 413 deputati europei hanno appoggiato il testo della
Dichiarazione scritta "2016: anno europeo della lotta alla violenza contro le donne", fornendo prova all'opinione pubblica, e alle altre istituzioni comunitarie, di una spiccata sensibilità verso una tematica, troppo spesso, relegata ai margini del dibattito sociale e politico. Secondo l'articolo 136 del regolamento interno del
Parlamento europeo, una dichiarazione scritta deve essere proposta da almeno dieci deputati appartenenti ad almeno tre gruppi politici diversi e deve riguardare un argomento che rientri fra le competenze dell'
Unione europea. Presentata il 9 febbraio 2015, in tre mesi abbiamo raggiunto un risultato straordinario, e ciò che mi rende ancor più fiera in qualità di promotrice dell'iniziativa, insieme ad altri 13 colleghi, è la constatazione del fatto che il documento abbia ricevuto un così ampio sostegno trasversale, che travalica l'appartenenza nazionale ed i colori politici dei membri della nostra assemblea parlamentare. Secondo il regolamento la Commissione europea è tenuta a dare comunicazione al Parlamento in merito alla sua posizione e presumibilmente, considerato che questa Dichiarazione scritta è la prima a raggiungere la maggioranza di firme da tre anni, adottarne il contenuto promuovendo iniziative inerenti al tema in oggetto. La lotta per l'affermazione dei diritti dei nostri cittadini non ammette divisioni, ed il fatto che l'
assemblea parlamentare comunitaria, cuore democratico dell'Unione europea, si sia espressa cosi compattamente, dimostra quanto consapevole sia il nostro approccio politico nei confronti della tutela dell'integrità fisica e morale dei nostri cittadini. E' un fatto innegabile che la violenza contro il genere femminile rappresenti un concreto ostacolo al raggiungimento di una piena uguaglianza tra uomini e donne, così come è altrettanto oggettivo che le vittime riscontrino evidenti e preoccupanti difficoltà di reinserimento nella vita economica e sociale comunitaria. Tale realtà trova riscontro in dati allarmanti; solo per citarne alcuni: una donna su tre in Europa è vittima di violenze, ed il 33% delle cittadine comunitarie è stata oggetto di violenze sessuali fin dall'età di quindici anni. Questa situazione è esasperata dal fatto ce il 67% di e questa donne preferisce non denunciare i propri aguzzini e aggressori (spesso mariti, fidanzati, o datori di lavoro). C'è bisogno di fare di più. Innanzitutto, è prioritario incrementare l'attività di sensibilizzazione mirata a rendere le donne europee più consapevoli. Il coraggio individuale non è sufficiente. E' necessario che esse sentano vicine le istituzioni politiche, sia a livello nazionale, che comunitario. L'Unione europea è da sempre attiva nella prospettiva di offrire alle donne occasioni di affermazione e di partecipazione al processo decisionale, e la lotta alla violenza di genere rappresenta un prerequisito fondamentale in tale direzione. L'Europa dei diritti, della solidarietà e delle comuni opportunità, non può che considerare inammissibile qualsiasi forma di discriminazione fisica e psicologa perpetrata a danno del genere femminile. Il mio auspicio più grande è che la Commissione europea accolga questa sfida, iscrivendo questa iniziativa nel più ampio progetto mirato a garantire alle donne europee la dignità e il rispetto che meritano.
*Eurodeputato Partito Popolare Europeo