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Verba Volant - Cambiate strada, mollate prima di iniziare

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Nasce tutto da un post di un giornalista, un amico, su Facebook; uno di quei post che servono più a chi li scrive che a chi li legge, perchè si capisce che nascono dalla rabbia e dall'amarezza. Un post di frustrazione, che però diventa anche una fotografia della situazione attuale prima ancora che una denuncia al sistema. 

E.S. giornalista sportivo di 32 anni, iscritto all'albo, con esperienza decennale da caporedattore, con esperienze di radio e telecronaca, responsabile dell'ufficio stampa di una società sportiva, decide che è arrivato il momento di cambiare lavoro, perchè fino ad oggi non ha mai trovato una situazione retributiva stabile a fronte delle tante ore di lavoro e dei contenuti editoriali prodotti. Si parla di articoli, ma anche di podcast, comunicati stampa, telecronache e radiocronache, approfondimenti culturali. Sono quei tipi di pezzi o di contenuti che affidi ad uno preparato insomma. 

E.S. si candida così per un colloquio di lavoro in un giornale regionale, anche abbastanza importante. Affronta il colloquio brillantemente, il direttore e il caporedattore restano stupiti e gli danno subito l'ok per l'assunzione. Deve lavorare dieci, all'esigenza dodici, ore al giorno, anche il sabato e la domenica perchè il giornale non chiude mai ovviamente, a turni nei giorni festivi. Chiaramente parliamo di un lavoro di redazione, da svolgere in presenza, quindi E.S. dovrà cambiare regione. 

Il giornalista allora si permette di chiedere qual è il tipo di contratto con il quale verrebbe assunto, di che cifra parliamo e non esprime nessuna perplessità sugli orari o sui carichi di lavoro, perchè sa già che fare il giornalista significa anche sacrificio. Lo sa da quando aveva otto anni e sognava di scrivere, come Brera, come le grandi penne che leggeva sulla "Gazza". Non ha paura di consumare le scarpe e scrivere.

Finalmente qualche giorno dopo il colloquio arriva la proposta: 320€ al mese netti, con tre mesi di prova e non uno, e poi 400€ al mesi netti. 

"Grazie dell'opportunità che mi è stata data, vi auguro di realizzare i vostri obiettivi" risponde E.S. mantenendo la calma e la signorilità che lo contraddistinguono. 

Subito dopo il post di E.S. scorrendo la bacheca di Facebook, trovo un'altra notizia: 

Andrea Aprea è uno chef napoletano. Due stelle Michelin. Ha appena aperto un nuovo ristorante a Milano. Gli hanno chiesto se fosse così difficile trovare persone disposte a lavorare nella ristorazione. Lui ha risposto così: Dicono che c’è l’emergenza personale, nei ristoranti, ed è sicuramente vero. Ma io non ho avuto difficoltà ad assumere i miei trenta collaboratori. Se paghi il giusto li trovi.

Allora mi chiedo dove sia la lungimiranza, dove sia l'imprenditoria, in che tipo di lavoriamo crediamo. C'è ancora chi intende il lavoro come una missione, ma forse manca chi intende il lavoratore come il vento che muove la barca o come le mani che creano valore.

Il problema non è solo chi non vuole lavorare, a volta si, ma è anche che prospettiva si propone. 

Si dice che le nuove generazioni siano quelle più viziate, eppure non gli è stato consegnato un mondo in cui credere, soprattutto dal punto di vista lavorativo. Perchè, se ci pensate un attimo, questo mondo qua, fa un po' schifo.

Andrea Costantino Levote
Autore: Andrea Costantino Levote

Andrea Costantino Levote nasce come giornalista sportivo. Frequenta il corso di Reporting alla Scuola Holden, ma si imbuca anche alle lezioni di Cinema e di digital marketing. Vince il Premio Phoebe di Scuola Holden con il teaser Democracia. Racconta i ritratti dei giornalisti sportivi che lo hanno ispirato nel podcast "I Cantastorie", all'interno del programma Eutropia su Spotify. Diventa CEO di Jugaad Produzioni e con il cortometraggio FAME vince diversi premi internazionali, oltre a una menzione speciale al festival Ermanno Olmi. Oggi è CEO e founder di DIEZ- CREATIVE AGENCY, agenzia di comunicazione con la quale racconta il talento, occupandosi del digital marketing di start-up e di imprese.