Uncem interviene sulla gestione della Sila e del Pollino: «Boschi da valorizzare, non da colonizzare»
In occasione dell'incontro con i candidati alle regionali, con sindaci e amministratori, imprese, GAL e associazioni, Uncem ha richiamato la Calabria a una visione strategica: dalle leggi forestali alle filiere, per un futuro produttivo e sostenibile

CAMIGLIATELLO SILANO - «Le foreste della Sila devono essere pianificate, gestite, certificate. Perché manco nel deserto vi è un'estensione territoriale così ampia non utilizzata. Il fattore produttivo è connaturato a quello protettivo. E a fare gestione e pianificazione devono essere il Parco con i Comuni insieme, non da soli. Per evitare colonizzazioni di soggetti che arrivano dall'esterno, e che prendono superfici forestali, dentro e fuori parco, per farne biomasse da bruciare, in forme anche speculative, o altre facili soluzioni che non esaltano invece il valore del materiale correttamente estraibile».
Lo ha detto Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, intervenendo ieri a Camigliatello Silano, in un incontro con candidati alle elezioni regionali e con sindaci e amministratori del territorio, imprese, GAL e associazioni.
«La Regione Calabria non ha finora una legge su montagna, foreste, sentieri - ha detto Bussone - e non ha mai avuto un fondo regionale per la montagna. Serve invertire le politiche nella nuova legislatura. Una legge e visione. A partire dalla Strategia delle Green Community. I tre Parchi nazionali hanno un patrimonio immenso da gestire. Foreste che possono avere grande valore. Le filiere forestali in Calabria non sono operai forestali. Questi sono importanti, ma voglio dire ai partiti che parlano di nuove assunzioni che prima sono necessarie politiche forestali, a tutto tondo, partendo da una strategia. E poi si fanno le assunzioni giuste, di persone formate e preparate, alla luce della legge forestale nazionale. I 700mila ettari di foreste in Calabria devono dare produttività, con pianificazione e certificazione. Non si perda tempo. Usare bene il capitale umano per valorizzare il capitale naturale è strategico».
«Evitiamo - ha aggiunto - si inseriscano nelle filiere forze che vogliono cippare tutto, prendere pezzi di foresta e trasformarli in economia di basso valore dentro grandi centrali. Il valore forestale della Sila o del Pollino è ben maggiore. Ma serve una azione politica, lontano dall'assistenzialismo e dalla tradizione. Con le Università e le imprese, lavoriamo per far crescere le filiere. Comuni insieme protagonisti. Il bosco non segue i confini amministrativi comunali. Dunque passiamo a fatti sovracomunali che dicano come la Sila è produttiva e protettiva, incontrando in pieno i cambiamenti climatici».