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Folla calorosa festeggia il ritorno dell'Achiropita. Emozionante il rito dell'incoronazione

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CORIGLIANO-ROSSANO - Festeggiato il rientro del simulacro argenteo della Madonna Achiropita dopo l’accurato lavoro di restauro. Una folla festate ha accolto la statua in piazza SS. Anargiri e l’ha accompagnata in piazza Steri dove si è tenuto il suggestivo ed emozionante rito della incoronazione alla presenza di S. E. l’Arcivescovo Mons. Maurizio Aloise, del Capitolo della Cattedrale e delle autorità civili e militari. Un momento solenne, scandito dalle parole del Padre Arcivescovo e che segna l’avvio delle celebrazioni dedicate alla Protettrice della Arcidiocesi di Rossano Cariati e Patrona di Rossano. 

«Oggi la nostra assemblea - ha esordito l’Arcivescovo nella sua omelia - è avvolta da una luce straordinaria. È la luce che splende sul volto della Madre, la Madonna Achiropita, che oggi, nel contesto dell’Anno Giubilare della Speranza, riceve il diadema regale». 

«Non è solo un gesto di onore artistico o di tradizione popolare - ha sottolineato il Vescovo Maurizio - ma è un atto di fede, è un grido del cuore, è una proclamazione pubblica della nostra speranza in Dio. Il restauro del simulacro — che oggi contempliamo nella sua bellezza rinnovata — non è solo un’operazione estetica, ma è immagine di ciò che la grazia compie anche in ciascuno di noi. Maria la “non fatta da mano d’uomo”, la Achiropita, ci ricorda che la nostra salvezza non è frutto solo del nostro sforzo, ma puro dono del cielo.
Nel Vangelo che abbiamo ascoltato, l’angelo Gabriele non porta a Maria solo un annuncio: le porta una chiamata, una missione, una speranza».

«"Nulla è impossibile a Dio", dice l’angelo. E Maria risponde con l’unica parola capace di aprire davvero la storia alla salvezza: "Eccomi". Oggi noi incoroniamo la statua della Madonna Achiropita perché crediamo che quel “sì” ha cambiato il mondo. In Lei, Dio ha trovato una dimora, in Lei ha trovato una madre il Figlio eterno, e noi, fratelli e sorelle, in Lei troviamo una Regina la Regina Madre, che non siede su un trono lontano, ma cammina accanto a noi, soprattutto nei tempi bui, nelle notti del dolore, nelle fatiche della nostra vita civile, sociale, ecclesiale. Maria è Regina, sì — ma con la corona di chi serve, non del potere. Come ci ricorda il rito: “il più grande nel regno dei cieli è colui che serve nell’umiltà e nella carità”. È Regina perché ha amato, è Regina perché si è spogliata di sé, perché ha creduto quando tutto sembrava impossibile, perché è rimasta fedele fino alla croce. In questo anno giubilare, che il Papa ha voluto dedicare alla Speranza, questa incoronazione diventa per noi segno e profezia».

«Non incoroniamo un metallo restaurato: onoriamo la fede che resiste, la speranza che non muore, l’umiltà che trasfigura il mondo. Maria regna, ma non domina. Maria regna, ma non si impone. Regna amando, regna pregando, regna soffrendo con noi. E oggi, come allora, ci dice: "Fate quello che vi dirà". Ci rimanda al Figlio, ci indica Gesù, ci consegna il Vangelo come unica via di risurrezione personale e sociale. Carissimi, l’oro che Maria indossa è la luce di Dio, e le gemme che brillano sul suo mantello sono le lacrime dei piccoli, le preghiere degli umili, i sì silenziosi dei fedeli che ogni giorno portano avanti la speranza, anche quando tutto sembra perduto.  Oggi ci è data una corona, non solo a Lei, ma anche a noi. È la corona della vita nuova in Cristo, quella di una nuova umanità in Cristo, che ci viene offerta se sapremo vivere da figli nel Figlio. Incoronando Maria, ci impegniamo a seguire il suo esempio: a servire, ad amare, a perdonare, a costruire. Anche noi, in Lei, siamo chiamati a diventare "regali", cioè pieni di dignità, liberi nel cuore, ricchi di speranza».

«E così, affidando a Maria le nostre famiglie, i nostri giovani, (quelli che fanno soffrire la nostra città) i nostri anziani, i poveri, i malati, le autorità civili e chi porta il peso del bene comune, affidiamo soprattutto a Lei il cuore della nostra speranza: che in questo tempo fragile, l’amore sia più forte dell’indifferenza, la pace vinca la violenza, la verità smascheri ogni menzogna. Madonna Achiropita, Regina della Speranza, accetta oggi questa corona che noi, tuoi figli, ti offriamo con gratitudine e amore. Ma soprattutto, coronaci di speranza e insegnaci a vivere ogni giorno come te: con il cuore spalancato al “sì” di Dio. Maria regina della pace, Maria Regina Achiropita, Prega per noi, Amen».

La serata si è conclusa con la intronizzazione in Cattedrale del simulacro e il tradizionale concerto della “Serenata a Maria” a cura del Coro Polifonico della Cattedrale “I cantori della Achiropita”.
 

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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