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L'assordante silenzio sui Bisogni Fragili: Co-Ro ancora senza un centro diurno pubblico

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CORIGLIANO-ROSSANO - Mentre la città pulsa di eventi e iniziative, l’ombra lunga e dolorosa della solitudine si stende sulle fasce più vulnerabili della società. Anziani, disabili e persone in difficoltà continuano a scontrarsi con una realtà sconcertante: l'assenza totale di luoghi che favoriscano la socializzazione e che rendano la comunità dei realmente bisognosi meno sola. Ebbene Corigliano-Rossano è una delle ormai poche grandi città italiane a non avere ancora nella pancia del Terzo Settore dei centri diurni pubblici. Luoghi in cui tutte le persone fragili e sole possano ritrovarsi e stare insieme. 

Un vuoto di servizi essenziali, un deficit di civiltà che il nostro comune si trascina dietro da decenni e che rimane ignorato nelle priorità amministrative. È difficile non provare un senso di profonda amarezza nel constatare come, nonostante le risorse economiche investite in svariate attività, non si sia mai concretamente affrontata la necessità impellente di offrire spazi dedicati all'assistenza, alla socializzazione e al supporto per chi ne ha più bisogno. 

A volerla vedere a fondo e senza mettere sul patibolo nessuno, si tratta di un’omissione grave, che relega intere famiglie all’isolamento e nega ai cittadini più fragili il diritto a una vita dignitosa e inclusiva.

Eppure, la beffa si fa ancora più amara se si considera l'esistenza di stabili comunali, spesso ristrutturati con ingenti fondi pubblici, che giacciono inutilizzati, preda del degrado e dell'abbandono. Un patrimonio immobiliare che, con una visione lungimirante e una reale volontà politica, potrebbe trasformarsi in presidi di speranza e nuova vita per tanti. Pensiamo, su tutti, ai centri storici di Corigliano e Rossano, scrigni di storia e cultura, dove edifici restaurati attendono solo di essere rianimati da progetti sociali concreti.

Il silenzio assordante della politica tutta, da destra a sinistra, di maggioranza e opposizione, di vecchi e nuovi amministratori, su questa problematica stride ancor di più se si guarda ad altre realtà italiane, dove l'istituzione di centri diurni comunali per anziani e disabili è una prassi consolidata da decenni, un segno tangibile di attenzione e cura verso i propri cittadini.

L'assenza di centri diurni pubblici si fa sentire in modo particolarmente acuto per le famiglie con persone disabili. Una volta terminato il percorso scolastico obbligatorio, spesso si apre un vuoto assistenziale e sociale difficile da colmare. È vero, alcune meritorie associazioni private operano sul territorio, offrendo un servizio prezioso che altrimenti non esisterebbe, e lo fanno grazie a convenzioni con la Regione Calabria, garantendo la gratuità per gli utenti. Tuttavia, la loro azione, pur fondamentale, si concentra spesso su persone disabili "storiche", individui che sono inseriti in quelle comunità sin dall'inizio delle loro attività. Questo significa che le esigenze di molti altri, che magari necessitano di un supporto diurno dopo la scuola o in seguito a nuove diagnosi, faticano a trovare risposte adeguate. È evidente, quindi, la necessità di un numero maggiore di centri, e la natura pubblica di questi presidi diventerebbe cruciale per garantire un accesso realmente universale e inclusivo.

Immaginate, ancora, quanto un centro diurno comunale potrebbe fare la differenza, offrendo ai ragazzi attività strutturate, occasioni di socializzazione e la possibilità di sviluppare ulteriormente le proprie capacità. Questo rappresenterebbe un sostegno essenziale per le famiglie, spesso gravate da un carico assistenziale che ricade interamente sulle loro spalle. Ma non solo: un ente pubblico avrebbe la possibilità e il dovere di adottare strumenti concreti per l'assunzione di figure professionali specializzate, garantendo loro un futuro lavorativo sereno e stabile. Questo aspetto è di fondamentale importanza per assicurare una continuità assistenziale di qualità, accompagnando le persone disabili anche in quello che è un percorso delicato come "il dopo di noi", pensando al futuro quando i familiari non potranno più prendersene cura direttamente.

Eppure per realizzare tutto questo, sfruttando magari fondi strutturali extrabilancio che di questi tempi non mancano, basterebbe solo un "copia e incolla" di progetti che in altre realtà funzionano e che, anzi, sono diventati un esempio di Inclusione. 

Così come la "pratica" del Garante dei Disabili, è tempo che il Sindaco e l'amministrazione comunale prendano coscienza di quella che è una grave lacuna, silenziosa e invisibile ma comunque pesante, e inizi a considerare la creazione di questi spazi come una priorità assoluta. I cittadini fragili di Corigliano-Rossano meritano risposte concrete. Meritano luoghi dove trovare accoglienza, supporto e dignità.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.