Posate tre Pietre d’Inciampo a Castrovillari
La posa è stato un momento di alto valore civile, che va a restituire dignità, umanità ma anche un nome a quei cittadini che hanno perso la vita negli orrori dei campi di concentramento

CASTROVILLARI - Il 23 e il 24 marzo a Castrovillari sono state posate tre Pietre d’Inciampo in memoria dei castrovillaresi Francesco Bucciano, martire delle Fosse Ardeatine, Luigi e Giuseppe Carino, padre e figlio, deportati e morti in due lager nazisti.
La Pietra dedicata a Francesco Bucciano nella Villa comunale, davanti al Monumento ai Caduti, le altre due nel cortile dell’Ipseoa “K.Wojtyla”. La posa delle Pietre d’Inciampo è stato un momento di alto valore civile, che va a restituire dignità, umanità ma anche un nome a quei cittadini che hanno perso la vita negli orrori dei campi di concentramento.
L’artista tedesco Gunter Demnig, ideatore delle Pietre, per spiegare la propria idea ha fatto proprio un passo del Talmud: «Una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome». In Italia le Stolpersteine, come sono chiamate nella lingua dell’ideatore, sono oltre 2.000, le prime vennero posate a Roma nel 2010. In Europa sono più di 100 mila, la prima venne posata a Colonia in Germania nel 1995.
L’iniziativa è stata promossa dall’Associazione Italiana di Cultura Classica (Aicc) e dall’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (Anppia) di Castrovillari, con la collaborazione dell’IIS Ipseoa-Ipsia “Da Vinci” e dell’Amministrazione comunale. Hanno aderito all’iniziativa la Fondazione Ferramonti, l’Università della Calabria, l’Associazione Nazionale ex Deportati (Aned) e l’Associazione culturale “Lo studio di Francesco” di Morano Calabro.
Grande soddisfazione è stata espressa dal Sindaco della Città, Domenico Lo Polito e della Dirigente Scolastica dell’IIS Ipseoa-Ipsia “Da Vinci”, Immacolata Cosentino, che hanno sottolineato il valore culturale e umano dell’evento. L’Aicc di Castrovillari ha scelto la scuola come luogo simbolico per ricordare ai giovani che devono essere soprattutto loro i custodi della Memoria.
Il 24 marzo, 81° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, a conclusione della cerimonia della posa delle Pietre si è svolto presso l’Ipseoa “K.Wojtyla” il convegno dal titolo “Il ruolo della Memoria e il valore della Storia”. Dopo i saluti della Dirigente Cosentino e di Carmelo Vacca, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, sono intervenuti Luigi Pandolfi, segretario dell’Anppia di Castrovillari e circondario, intitolata a “Francesco Bucciano”, Luigi Blotta, docente dell’Ipseoa, Leonardo Di Vasto, presidente dell’AICC e Carlo Spartaco Capogreco, professore ordinario di Storia Contemporanea all’Università della Calabria. Ad animare il convegno con letture, video, poesie e intermezzi musicali sono stati i giovani dell’Aicc e gli studenti dell’Ipseoa, coordinati da Anna Maria Rubino.
Pandolfi ha richiamato l’attenzione sulla guerra che è tornata d’attualità, in Europa e nel Mediterraneo, con la ricomparsa di fenomeni come la diffusione della fame, l’aumento della povertà e l’incremento delle migrazioni che hanno profondamente influenzato l'economia globale, frenando la crescita del commercio e imponendo costi aggiuntivi al sistema produttivo. Blotta, in riferimento alla vicenda di Giuseppe Carino e di altri soldati calabresi, ha sottolineato la drammatica storia degli Internati Militari Italiani (IMI), deportati nei campi nazisti dopo la loro scelta, all’indomani dell’8 settembre 1943, di non collaborare con nazisti e fascisti opponendosi con fermezza alle loro richieste di adesione al Reich tedesco e alla Repubblica Sociale Italiana.
Leonardo Di Vasto, dopo aver fatto riferimento all’intervista rilasciata a una testata nazionale qualche giorno fa della scrittrice etiope Maaza Mengiste: «Ricordare – ha detto - è un atto di resistenza, la memoria è speranza», ha delineato succintamente le biografie di Luigi e Giuseppe Carino: Luigi il 7 settembre 1944 è catturato dalle truppe tedesche, all’età di 53 anni, e deportato in Germania, nel campo di concentramento di Flossenbürg, dove morì il 6 gennaio 1945. Giuseppe, inviato nel 1942 in Grecia, poi condotto in Italia, è prelevato per disposizione delle autorità tedesche dal Reclusorio militare di Peschiera sul Garda, dove scontava una pena per diserzione, ed è deportato nel lager di Dachau. Da questo campo è trasferito prima a Sachsenhausen, poi a Buchenwald e, infine, in un sottocampo di Lipsia, dove morì probabilmente il 29 luglio 1944.
A concludere il convegno Carlo Spartaco Capogreco, tra i massimi esperti dello studio dei campi di internamento fascisti, che ha evidenziato il ruolo fondamentale della scuola per far conoscere ai giovani la storia contemporanea, in particolare gli avvenimenti successivi al 1943, poco approfonditi nei libri di testo. «La Memoria, ha detto Capogreco, si conserva solo attraverso lo studio e la conoscenza della Storia. Senza il valore e l’ausilio della Storia, la Memoria non basta». Inoltre, Capogreco ha sottolineato ha brutalità del regime fascista che ha perseguito gli oppositori, spesso facendoli assassinare, come Giacomo Matteotti, incarcerandoli, come Antonio Gramsci, relegandoli al confino, come gli autori del Manifesto di Ventotene, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni. A rendere più solenne la cerimonia è stata la presenza di numerose autorità in rappresentanza dell’Esercito, dei Carabinieri, della Casa Circondariale, della Polizia di Stato, dei Vigili Urbani, dei Vigili del Fuoco, della Guardia di Finanza, della Croce Rossa e dell’Avis.
Il dirigente scolastico ringrazia nuovamente l’Aicc, nella persona del professore Leonardo Di Vasto, per il costante rapporto di scambio culturale con le scuole, l’Anppia, il professore Luigi Blotta, per aver curato con impegno e passione l’organizzazione delle due giornate, la prof.ssa Annamaria Rubino e tutto il personale che ha contribuito alla buona riuscita della manifestazione.