Chi ha mai detto che il porto debba essere solo un porto peschereccio? - VIDEO
Abbiamo raccolto un po' di voci tra i residenti del borgo di Schiavonea. Tra disillusione e timide speranze i cittadini sembrano aperti all'idea di un porto polivalente purché si concretizzi il tanto agognato sviluppo economico

CORIGLIANO-ROSSANO – «Ero un ragazzino quando in questo paese si parlava del porto e del suo futuro. Oggi, dopo 50 anni, la situazione è rimasta uguale: non crediamo più a questa storia del rilancio». Così una delle tante voci raccolte tra i residenti del borgo di Schiavonea che hanno visto trascorrere gli anni senza che le promesse di sviluppo trovassero concreta attuazione.
Siamo andati sul posto per capire se i residenti di questa parte della città siano davvero resistenti all'idea di uno sviluppo del Porto che vada oltre l’attività peschereccia e il commercio ittico. Queste testimonianze le abbiamo raccolte nel servizio di approfondimento per la rubrica dell’Eco in Diretta, Voci e Verità, curata dalle giornaliste Giusi Grilletta e Rita Rizzuti.
Nel cuore marinaro della città dove sorge l’infrastruttura portuale la delusione è palpabile. Il porto, infatti, appare sempre più lontano dal diventare il motore propulsore dell’economia locale. Anni di tentativi falliti lo hanno reso l’emblema di un sogno irrealizzato, una promessa che il tempo ha trasformato nell’ombra svilita di ciò che sarebbe potuto diventare.
«Da sempre – ci dicono - sentiamo parlare di nuovi progetti, di fondi in arrivo, ma alla fine nulla si concretizza. Schiavonea si è sempre retta sul fiorente settore della pesca e del commercio marittimo. Poi con il Porto, un'infrastruttura che si pensava avrebbe favorito lo sviluppo commerciale e turistico della zona, si iniziò a parlare di un grande piano di rilancio e modernizzazione che avrebbe attratto investimenti e reso lo scalo una meta di riferimento. Ma il tempo è passato, e le parole sono rimaste vuote».
Poi una dura stoccata alla politica, individuata come principale colpevole: «La politica – ha dichiarato un pensionato - ci vuole così, in queste condizioni. Non vogliono investire seriamente in questo territorio». E ancora: «Abbiamo una classe politica ladrona, e oggi di ladroni in giro ce ne sono tanti. Come può il paese andare avanti se sono loro ad amministrare?».
Ma delusi sono anche gli emigrati di ritorno, coloro i quali hanno sperato per anni di ritornare in una realtà migliore rispetto a quella che avevano lasciato: «Ho lavorato in Germania con l’idea di ristabilirmi qui e di far tornare anche i miei figli ma non vedo futuro e, vista la situazione, credo che resterò lì, resteremo in Germania».
Nonostante la delusione, la speranza sembra non voler cedere il passo all’arrendevolezza. Alcuni residenti, molti dei quali hanno radici profonde nel paese, continuano a credere che un giorno le cose possano cambiare immaginando un porto polivalente che lasci spazio anche all’industria e al turismo. «Sono d’accordo – ha dichiarato una passante – sul fatto che questa infrastruttura diventi oggetto di investimenti. Per la città ma soprattutto per i tanti giovani che lasciano questa terra in cerca di fortuna altrove».
«Mi auguro - aggiunge un'altra cittadina - che il nostro Sindaco spinga verso un rilancio del porto che tenga conto del settore turistico. Ne abbiamo tanto bisogno».
Il porto di Corigliano Rossano continua a vivere sospeso tra le promesse disattese del passato e le timide e mai concrete aspirazione per il futuro, rappresentando anche un monito per le generazioni future: a volte, anche quando sembra che il cambiamento sia a portata di mano, la realtà si rivela più dura delle promesse.
In attesa che il sogno del rilancio del porto si concretizzi, la comunità continua a sperare. Ma il tempo, e la delusione spingono a chiedersi: quanto ancora potranno resistere coloro che credono in un futuro che sembra non arrivare mai?