Campo di internamento di Ferramonti, la storia dell'artista Fingesten che insegnò pittura en plein air ai bambini figli dei detenuti
Ameruso: «L’esempio dei cittadini di Tarsia, di Santa Sofia d’Epiro e di Bisignano, che in quella pagina buia per il mondo, a Ferramonti si spesero per alleviare le pene degli internati, resta un’eredità viva e pregna di significati per rafforzare il metodo ed il valore della solidarietà»
TARSIA – Continuare a fare del Campo di internamento di Ferramonti di Tarsia, unico campo della storia in cui nessun prigioniero è stato ucciso e per questo motivo inserito fra i Marcatori Identitari Distintivi (MID) della Regione Calabria, uno strumento privilegiato di formazione, di promozione e di sensibilizzazione culturale permanente a sostegno dell’attualità della tutela dei diritti umani.
«L’esempio dei cittadini di Tarsia, di Santa Sofia d’Epiro e di Bisignano, che in quella pagina buia per l’Europa e per il mondo, a Ferramonti si spesero per alleviare le pene degli internati a rischio della loro stessa vita, resta – dichiara il Sindaco Roberto Ameruso – non solo un’eredità viva e pregna di significati e sulla quale incrementare azioni ed occasioni di conoscenza, ma anche un’esperienza per contestualizzare, di epoca in epoca e per rafforzare sempre con nuove prospettive il senso, il metodo ed il valore della solidarietà e della difesa della dignità della persona umana».
È stato, questo, il messaggio più forte emerso durante il Ferramonti Day, organizzato nei giorni scorsi dal Museo Internazionale della Memoria Ferramonti, che lo ha ospitato, promosso dall’Amministrazione Comunale di Tarsia e dedicato al pittore e incisore Michel Fingesten, che nel Campo fu internato dall’ottobre 1941 alla liberazione da parte degli alleati nel settembre 1943.
All’evento, che conferma missione ed indirizzo condivisi rispetto alla comunicazione di questo patrimonio della memoria collettiva e dal significato universale, insieme al Primo Cittadino Roberto Ameruso, sono intervenuti anche i sindaci di Bisignano Francesco Fucile e di Santa Sofia d’Epiro Daniele Atanasio Sisca, il Direttore del Museo Teresina Ciliberti e il consigliere con delega alla cultura, Roberto Cannizzaro. Ad impreziosire e concludere il convegno è stata una relazione del Generale dell’Esercito italiano Vincenzo Barbati.
Continuando a dedicarsi alla sua arte anche nel campo di internamento di Ferramonti, artista poliedrico, Fingesten si impegnò nell’insegnamento della pittura en plein air ai bambini figli dei detenuti, riuscendo ad esprimere una forma di libertà tramite questa peculiare tecnica artistica che consiste nel disegnare all’aperto per cogliere ogni possibile sfumatura dell’ambiente circostante.
Nel corso della manifestazione è stato evidenziato anche il richiamo alla mistica ebraica del Tiqqun 'olam, letteralmente riparare e perfezionare il mondo per rendere giustizia, in connessione alla figura e al contributo di Fingesten come modo per onorarne il ricordo.