L'importanza del progetto Baker Hughes: una visione tecnica ed emotiva
A parlare è Andrea Berardi, Primo Ufficiale della Marina Mercantile, nato e cresciuto a Corigliano-Rossano che 18 anni fa ha intrapreso la sua carriera verso i mari di tutto il mondo
CORIGLIANO-ROSSANO - Sono Andrea Berardi, Primo Ufficiale della Marina Mercantile da 8 anni su navi passeggeri per AIDA Cruises branch di Carnival Maritime Gmbh e pilota sostitutivo dei porti di Corigliano e Crotone. Sono nato e cresciuto a Corigliano-Rossano, ma da 18 anni la mia vita si è spostata sui mari di tutto il mondo, alla ricerca di opportunità di lavoro che il mio territorio, purtroppo, non è stato in grado di offrire. Lontano dalla mia terra, ho accumulato esperienze preziose, ma il legame con il mio porto natale è rimasto sempre vivo, così come il desiderio di vederlo crescere e prosperare.
Oggi sento il dovere di esprimere un'opinione su un tema che tocca da vicino lo sviluppo del nostro porto: il progetto Baker Hughes. Ritengo sia fondamentale, soprattutto dal punto di vista tecnico, chiarire alcuni aspetti che vengono spesso fraintesi o strumentalizzati.
La realtà tecnica del Porto di Corigliano-Rossano
Il porto di Corigliano-Rossano si trova in una posizione strategica all’interno della storica Baia di Taranto, nel golfo di Corigliano. Tuttavia, va subito chiarito che non si tratta di un porto di passaggio naturale come quelli di Taranto o Crotone. Questo significa che le navi devono voler arrivare intenzionalmente qui, piuttosto che fermarsi lungo la rotta. Ma ciò non diminuisce l’importanza che il nostro porto può avere.
Analizzando il porto con occhio tecnico, il suo pescaggio di 12 metri lo rende ideale per ospitare grandi navi da carico. La darsena principale, con le banchine 1, 2 e 3, offre ben 281.000 metri quadrati di piazzale e 1530 metri lineari di banchina. Tuttavia, la parte della banchina 5, 6 e 7 è dedicata al naviglio nazionale e alla marineria locale, che detiene la seconda flotta peschereccia più grande del Sud Italia. È un patrimonio che va tutelato, ma la presenza di un’azienda come Baker Hughes non mette in pericolo questa realtà.
Il progetto Baker Hughes: una risorsa, non un ostacolo
C’è chi teme che concedere parte del porto a Baker Hughes possa compromettere altre attività commerciali o turistiche. Da professionista del settore marittimo, con anni di esperienza sulle navi passeggeri, posso assicurare che Corigliano-Rossano non è attualmente una meta turistica competitiva. La sua posizione geografica comporta uno scostamento dalle principali rotte crocieristiche: le navi dovrebbero percorrere almeno 50 miglia in più rispetto a porti come Crotone o Taranto, con costi aggiuntivi di carburante pari a circa 10 tonnellate. In un’epoca in cui l’impatto ambientale è una priorità e i margini economici sono strettissimi, queste sono spese difficilmente giustificabili dalle compagnie crocieristiche.
Inoltre, il nostro porto non dispone ancora delle infrastrutture e dei servizi necessari per accogliere i flussi turistici internazionali. Parlo di strutture ricettive, servizi di accoglienza multilingue, e infrastrutture adeguate per rispondere alle esigenze di una clientela internazionale. Corigliano-Rossano non è attrezzata per competere in questo segmento, almeno per ora.
Un porto multifunzionale
Un aspetto cruciale che vorrei sottolineare è che Baker Hughes, con il suo progetto, non andrà a "privatizzare" il porto. Quello che sta facendo non è diverso da ciò che accade in altri porti, dove diverse aziende ottengono concessioni per l'uso delle banchine. Lo vediamo a Barcellona, a Civitavecchia e perfino a Crotone, dove Baker Hughes ha già un ramo produttivo attivo. La coesistenza di diverse realtà portuali è possibile, anzi, auspicabile.
È sbagliato pensare che un'azienda della portata di Baker Hughes possa soffocare le altre attività del porto. Esistono già casi di successo che dimostrano il contrario, con porti che ospitano contemporaneamente attività commerciali, industriali e turistiche senza intralciarsi. Ciò di cui Corigliano-Rossano ha bisogno è proprio questo tipo di sviluppo integrato e multifunzionale.
L’indotto: una boccata d’ossigeno per l’economia locale
Ma forse l’aspetto più importante riguarda l’indotto economico. Baker Hughes garantisce 200 posti di lavoro diretti, un’opportunità unica per un territorio afflitto da contratti precari e condizioni occupazionali spesso disumane. Non solo: il progetto genererebbe un notevole indotto per altri settori, come quello agroalimentare, turistico e tecnico.
Un aumento del traffico navale comporterebbe l’arrivo di equipaggi che, sbarcando, spenderebbero denaro in città, tra alloggi, cibo, e altri servizi. Si aprirebbero opportunità per le agenzie marittime, per l’approvvigionamento di pezzi di ricambio, per il turismo legato ai pernottamenti degli equipaggi. L’intera economia locale potrebbe beneficiare in modo significativo.
La prospettiva di un futuro
Come uomo del mare, so cosa significa vivere lontano da casa per lunghi periodi. Per oltre 15 anni, ho lavorato su navi di ogni tipo, dalle portacontainer alle navi passeggeri, per garantire una vita dignitosa alla mia famiglia. Ma il prezzo da pagare è stato altissimo: lunghe separazioni dai miei cari, la mancanza dei piccoli momenti quotidiani, come dare un bacio della buonanotte ai propri figli.
Oggi, mentre aspetto la nascita della mia bambina, penso con preoccupazione a un futuro in cui i giovani del mio territorio saranno ancora costretti a emigrare per cercare lavoro, come ho fatto io. Non possiamo permetterci di perdere questa opportunità. Dire di no al progetto Baker Hughes significherebbe scrivere la pagina più nera della storia di Corigliano-Rossano, una città che rischia di tagliare fuori il suo futuro.
Conclusioni
Il progetto Baker Hughes rappresenta una chance concreta di rilancio per il porto di Corigliano-Rossano. Non solo porterà lavoro e sviluppo, ma contribuirà a creare le condizioni per un porto multifunzionale capace di coesistere con le altre realtà economiche locali. Ignorare questa opportunità significherebbe condannare la nostra città a un futuro di emigrazione e declino. E questo è un prezzo che, come padre e come uomo del mare, non sono disposto ad accettare.