La resilienza delle periferie: «Occorrono servizi e nuove opere altrimenti sarà il baratro»
Ne abbiamo discusso con il sindaco di Longobucco, Giovanni Pirillo, e la sindaca di Pietrapaola, Emanuela Labonia, nella scorsa puntata dell'Eco in diretta. Abitare i luoghi marginali sarà la vera sfida del prossimo futuro
CORIGLIANO-ROSSANO - I piccoli centri rischiano di scomparire. E con essi anche l’attenzione verso queste realtà periferiche che ogni giorno fanno i conti con la mancanza di risorse, servizi e stimoli necessari al rilancio di un nuovo modello di vita e di turismo a misura d’uomo.
Ad affrontare con noi i temi legati alle difficoltà che si incontrano amministrando questi territori, il sindaco di Longobucco, Giovanni Pirillo, e la sindaca di Pietrapaola, Manuela Labonia, ospiti de L’Eco in diretta, il talk della nostra testata condotto dal direttore Marco Lefosse.
Ciò che è emerso dal confronto fa leva principalmente sul problema dell’isolamento. La mancanza di infrastrutture viarie e ferroviarie limita l’accesso a questi luoghi e, di conseguenza, frena qualunque spinta di rilancio. Le idee si sommano, c’è chi vede nel centro storico un albergo diffuso, chi si batte per incentivare il turismo delle radici e chi si ingegna per valorizzare percorsi di promozione territoriale alternativi, magari sconosciuti. Le aspirazioni sono tante, insieme alle potenzialità inespresse di questi luoghi. Ciò che manca sono più che altro i mezzi, le strategie e la mancanza di sinergia e compartecipazione tra gli enti coinvolti.
Nonostante le amministrazioni si sforzino nell’intercettare finanziamenti, intervenire sul decoro urbano e sulla riqualificazione di alcune aree la situazione resta, purtroppo, critica.
È il caso di Pietrapaola, su cui ruotano ad oggi circa 2 milioni di nuovi investimenti e che si spera possano rappresentare un primo passo verso il cambiamento. Qui, la nuova amministrazione sta cercando di proporsi come un’alternativa valida e laboriosa, puntando sulla realizzazione di lavori urbanistici e di decoro per dare un nuovo volto alla città.
Un discorso più complesso interessa, invece, Longobucco che lotta da tempo su più fronti: dalla scuola alla sanità, fino alla più eclatante questione della viabilità e quindi dell’isolamento.
Destinatarie di nuovi modelli sanitari come la telemedicina, entrambe le realtà soffrono per la mancanza di una medicina di prossimità. In questi territori l’età media degli abitanti è molto alta e la necessità di un’assistenza costante e tempestiva è fondamentale.
«Noi – afferma Labonia – siamo riusciti dopo tanto tempo a far dichiarare Pietrapaola zona carente. Erano vent’anni che il paese non aveva un medico di base, usufruivamo del medico di Mandatoriccio che prestava servizio anche da noi. Dopo il suo pensionamento però siamo rimasti senza medico e pertanto ce n’era stato affidato uno temporaneo. A quel punto ci siamo attivati e oggi, finalmente, la città ha un medico tutto suo. Il problema più importante, invece, riguarda la guardia medica del centro storico. Intanto perché gli anziani, che non hanno voluto lasciare il paese, sono isolati e poi perché il medico, l’unico che abbiamo, non riesce più a ricoprire tutti i turni. Ho sollecitato chi di dovere ma c’è un problema endemico di carenza di medici».
«La buona volontà di implementare questi nuovi modelli di telemedicina nelle aree interne c’è – dichiara Pirillo -, il problema sono i costi. Pare che l’Asp di Cosenza stia comunque lavorando in questa direzione che credo possa davvero rappresentare la risoluzione ai problemi di questi piccoli centri. Noi viviamo gli stessi disagi di Pietrapaola, abbiamo due medici di base ma, anche da noi, la guardia medica non gode della copertura di tutti i turni. Confidiamo nei progetti delle Case di comunità».
Questi territori hanno bisogno di nuove prospettive, di servizi e di una programmazione seria che guardi al futuro. Immaginare la vita di domani nelle sole grandi città significherà lasciarsi alle spalle lande sconfinate, disabitate, paesi fantasma, la cui storia svanirà pian piano con il passare del tempo. Per abitare i luoghi dimenticati con consapevolezza, però, bisognerà affrontare la sfida delle mancanze (servizi e infrastrutture in primis) e questo - si sa - è compito della politica.