Ponte sullo Stretto, per la Fiom Cgil «è uno strumento parassitario e lucroso»
Il segretario generale, Calabrone, ribadisce la «totale contrarietà del sindacato alla prosecuzione pervicace ed insensata della costruzione di un'opera inutile e dannosa»
CATANZARO - La Fiom-Cgil della Calabria ritiene indispensabile ribadire la sua totale contrarietà alla prosecuzione pervicace ed insensata della costruzione di un'opera, il ponte sullo Stretto, inutile e dannosa. Solo chi, come il leader della Lega Salvini, ha fatto di questo manufatto un totem ideologico, se non uno strumento parassitario per le risorse pubbliche, ma lucroso per gli interessi privati, può continuare ad insistere, anche alla luce delle motivate critiche tecniche, sociali, ambientali da più parti sottolineate in questi giorni».
Lo afferma in una nota stampa il Segretario Generale della Fiom-Cgil della Calabria, Umberto Calabrone, che così continua: «Si pensi che il ministero dell'Ambiente ha chiesto recentemente ben 239 integrazioni documentali rispetto al progetto presentato dalla società Stretto di Messina spa. Ora nel chiedersi retoricamente come sia possibile che due dicasteri dello stesso governo e la società di gestione non abbiano avuto il tempo di verificare prima "i chiarimenti", come li ha definiti il Ministro Salvini, non rimane che la risposta reale. Quest'opera non risponde in sé a nessun interesse collettivo e pubblico e presenta enormi criticità, in primo luogo di stabilità, impatto ambientale e paesaggistico».
«Come Fiom-Cgil Calabria - aggiunge - ribadiamo che la nostra regione nel contesto generale del Mediterraneo e del Mezzogiorno ha bisogno di innovare, rafforzare ed estendere le sue reti trasportistiche marittime, aeree, stradali e ferroviarie. Solo una reale e concreta evoluzione integrata e coerente di questo sistema in un quadro di intreccio tra le reti lunghe e corte, tenendo conto dei bisogni di mobilità e di servizi per le persone e le merci, può togliere la nostra regione dall'isolamento e favorire il diritto alla mobilità pubblica e collettiva, oggi negata o fruita su vetusti mezzi e con tempi di percorrenza fuori da ogni convenienza».
«Gravissime a nostro parere continuano ad essere le responsabilità della giunta regionale e del suo presidente, indifferente finora per motivi di appartenenza politica sia a questa questione che a quella altrettanto grave della sottrazione di enormi risorse europee dagli investimenti necessari, anche nel sociale, per essere dirottati in quet'opera. Nel movimento di protesta che comunque in Calabria non è mai venuto meno, come Fiom-Cgil intendiamo essere coprotagonisti delle mobilitazioni. Lo facciamo anche per sostenere il rilancio concreto di una politica industriale di cui la nostra regione è priva da tempo, anche per responsabilità e sottovalutazioni delle forze sociali, spesso impegnate a rincorrere il governatore su iniziative solo mediatiche che vedono la regione solo territorio di transito».
«Eppure ci sono intere filiere manifatturiere metalmeccaniche, di produzione energetica, di logistica e telematica che da un altro e più proficuo uso delle risorse, oggi buttate in un progetto senza nessun senso, potrebbero trovare sostegno ed incentivo anche per promuovere nuova e qualificata occupazione. Il governo Meloni-Salvini e la giunta regionale di centro – destra stanno mostrando il loro vero volto consegnando la Calabria, il Mezzogiorno, se non sconfitti, ad una regressione sociale, economica, democratica irreversibile. Per queste ragioni, non dobbiamo rassegnarci e serve continuare ad alimentare consapevolmente il massimo conflitto democratico» conclude.