Pronto Soccorso di Rossano, la Cgil lamenta nuovi disagi
Vincenzo Casciaro: «Il personale sanitario residuo è sottoposto a condizioni di lavoro stressanti e logoranti»
CORIGLIANO-ROSSANO - Si è verificato l’ennesimo disagio nel servizio di emergenza-urgenza. Stavolta ha riguardato il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Rossano, dove nei giorni scorsi, come spesso accade, la carenza di personale sanitario ha determinato le proteste di numerosi cittadini e l’intervento delle forze dell’ordine.
A denunciarlo è il Segretario Generale FP CGIL Pollino-Sibaritide-Tirreno, Vincenzo Casciaro. «Da mesi, - scrive nella note - siamo in attesa di conoscere l’atto aziendale, che dovrà governare la gestione dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza per i prossimi tre anni. Da mesi siamo in attesa di conoscere il fabbisogno del Personale per il corrente anno 2023, da cui discendono le capacità assunzionali relative all’annualità corrente. Il fatto è che il fabbisogno è collegato all’atto aziendale, che a sua volta discende dalle linee guida, che la Regione Calabria ha emesso a febbraio e subito dopo ha revocato. Il fatto, triste, è che siamo entrati nella seconda metà del 2023, ma il fabbisogno, ossia la possibilità di assumere personale, ancora non è pronto, né è attivato. I disservizi sono tutti collegati alla mancanza di personale, e maturano in questo contesto».
Casciaro ricorda che il personale sanitario residuo è sottoposto a condizioni di lavoro stressanti e logoranti. «Talvolta è costretto a subire le reazioni anche fisiche dei parenti dei malati, come spesso accade per il personale delle autoambulanze o dei pronti soccorsi. Il maggior attivismo mostrato dal Presidente-Commissario Occhiuto in sanità, per ora riguarda l’istituzione di sanibook, ossia il portale delatorio istituito ai danni del personale sanitario: uno strumento sottilmente utile a depistare i cittadini, facendo loro credere che le disfunzioni e le inefficienze del sistema sanitario dipendono dagli operatori sanitari, non dalle incapacità di governo».
L’esponente della Cgil continua: «Sarà facile, ora, scaricare sugli infermieri la responsabilità di non essersi presentati al lavoro; i colpevoli, in questo caso, sono facilmente individuabili, e quindi sarà più facile colpirli. Dobbiamo invece capire, tutti, che aizzare i cittadini contro gli operatori della sanità, significa non voler affrontare il vero problema, che resta quello della incapacità di gestire la sanità calabrese. Questo ci dicono i numeri e la verità dei fatti: oltre 12 anni di commissariamento, almeno 5/6 commissari regionali che si sono succeduti, senza finora ottenere risultati apprezzabili. Al contrario, oggi la sanità calabrese è più povera, meno garantista, meno adeguata ai bisogni. I livelli essenziali di assistenza sono in ulteriore riduzione; tutto ciò non può dipendere dai soli operatori sanitari, ma da una gestione che finora ha dimostrato limiti di governo. Il malgoverno della sanità ha però generato la sfiducia dei calabresi nei confronti di questo sistema sanitario: solo nell’ultimo anno la Regione ha speso oltre 300 milioni per migrazione sanitaria, spesa che è in aumento costante; ma sta generando anche malessere, stress e disagi fra gli operatori della sanità, che da anni sono sottoposti a ritmi non più sostenibili. A difesa di quei lavoratori stremati, la FP CGIL è pronta a presentare esposti e denunce, affinché si capisca quanto oggi sia difficile lavorare in un contesto che è diventato ostile e logorante. Ma siamo anche pronti a raccogliere denunce di lavoratori e cittadini, sulle inefficienze del sistema, in una sorta di sanibook all’incontrario con cui raccogliere le lamentele di chiunque possa segnalare le inefficienze e le incapacità di governo della sanità regionale, a cominciare proprio dalla cronica carenza di personale che non consente l’effettuazione dei normali turni di lavoro».