Scorie radioattive nella Sibaritide, il rapporto "Sentieri" è allarmante: paghiamo ancora i danni della Pertusola di Crotone
Si parla di un tasso standardizzato di mortalità prematura per malattie croniche che mostra, rispetto al riferimento regionale, un aumento pari al +6.7% nei maschi e +10.8% nelle femmine. Dalla Regione chiesti ulteriori chiarimenti
CALABRIA - Da anni il Sin (sito di interesse nazionale) di Crotone-Cassano-Cerchiara risulta essere tra le aree più inquinate del Paese a causa della presenza di scorie e di metalli pesanti come arsenico, cadmio, mercurio, piombo, zinco e non, composti inorganici, composti organici di varia natura, ivi inclusi gli alifatici clorati, materie prime di natura chimica e metallurgica e residui di lavorazione ad elevato contenuto di radioattività.
Una situazione, questa dei luoghi del Sin, allarmante che ha causato un vero e proprio disastro ambientale e sanitario e che ha spinto la politica regionale ad attivarsi con una mozione, puntando i riflettori sui dati relativi all’incidenza di alcune patologie oncologiche e dell’apparato cardiocircolatorio, quindi sui danni che tale catastrofe ambientale ha causato nella popolazione dei comuni interessati.
Si parla di un «tasso standardizzato di mortalità prematura per malattie croniche che mostra, rispetto al riferimento regionale, un aumento pari al +6.7% nei maschi e +10.8% nelle femmine».
La mozione n. 58 del 19/06/2023, promossa e letta in consiglio regionale da Amalia Bruni (Pd), è stata sottoscritta da tutti capigruppo di maggioranza e opposizione (Bevacqua, Comito, Crinò, De Nisi, Gelardi, Graziano, Laghi, Lo Schiavo, Neri, Tavernise) e riporta, oltre alla storia recente del Sin, anche la richiesta di bonifica del suolo, del sottosuolo e delle acque superficiali e sotterranee.
Secondo quanto ripercorso nella mozione: «Il 29 settembre 2017 – si legge nel testo – presso il Ministero dell’Ambiente, si è svolta la conferenza dei servizi al fine di esaminare la proposta della Regione Calabria sulla ridefinizione del perimetro del sito di bonifica. Con decreto 9 novembre 2017 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare è stato ridefinito il perimetro. L’area perimetrata a terra ricadente all’interno del Comune di Crotone è pari a circa 834 Ha e quella perimetrata a mare è pari a circa 1448 Ha. È stata prevista la bonifica dell’area industriale in questione riconosciuta anche da una sentenza del Tribunale di Milano passata in giudicato che ha condannato Eni al pagamento della somma di 72 milioni di euro, già versata al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, per il danno ambientale provocato al sopracitato Sin».
Successivamente, «nel 2019 venne stipulato il Progetto operativo di bonifica (Pob) Fase 2 che prevedeva, da parte di Eni, l’asporto ed il trasferimento, fuori dalla Regione Calabria, di tutti i rifiuti della bonifica pericolosi per la salute pubblica. Nonostante tale accordo, Eni proponeva, invece, in un secondo momento, di “tombare” parte del sito industriale trasferendo il resto a distanza di pochi chilometri, ovvero in una discarica privata detta Columbra, adiacente tre zone abitate: il centro della Città di Crotone, il quartiere conosciuto come Papanice, il Comune di Cutro. Il Ministero interrogato ha convocato una Conferenza dei servizi per il 9 febbraio 2023 avente ad oggetto “Variante al Pob fase 2 -realizzazione di una discarica di scopo per rifiuti Tenorm con amianto derivante dalle operazioni di bonifica della discarica ex Fosfotec “Farina-Trappeto” all’interno del sito Eni Rewind di Crotone. A questa conferenza le istituzioni locali (Regione, Comune e Provincia di Crotone) e gli enti tecnici hanno confermato il deliberato preso con la conferenza dei servizi decisoria e cioè che i rifiuti debbano essere trasportati fuori dal territorio regionale. Eni ha contestato il verbale di diniego alla modifica dell’intervento già deliberato». Un vero problema.
I dati che, invece, riguardano le malattie riscontrate nella popolazione sono quelli emersi dallo studio “Sentieri” promosso dall’Istituto Superiore di Sanità con il Ministero della Salute e il Ministero dell’Ambiente e riportano «la rilevazione sistematica e longitudinale dei dati di mortalità e ospedalizzazione, e più’ recentemente anche delle anomalie congenite (AC) delle popolazioni residenti nei siti di interesse per le bonifiche».
Dagli studi condotti è emerso che a «Cassano e Cerchiara è riportata la mortalità per cause con evidenza a priori di associazione con le fonti di esposizione ambientale in eccesso per il tumore epatico in entrambi i generi. Tutti i tumori in età giovanile dai 0 ai 29 anni - nei due comuni sopracitati - provocano un eccesso di ricoveri. In più, l’eccesso di mortalità tumorale si osserva da un lungo periodo (Sentieri 2011 e studi ivi citati) ed i valori di mortalità e ospedalizzazione mostrano un rischio superiore all’atteso per tumori epatici in entrambi i generi, tumore mammario femminile e neoplasia vescicale e linfomi non Hodgkin nei maschi. Gli eccessi dei tumori procedono di pari passo alle ospedalizzazioni - nell’ambito del wp5 epidemiologia molecolare del progetto CISAS al fine di valutare fra inquinanti ambientali e salute umana, lo studio sui bambini appena nati ha stabilito che i fattori inquinanti influenzano la crescita, ma anche lo sviluppo del feto».
Ecco perché la mozione ha come finalità coordinare l’insieme delle istituzioni calabresi al fine di contrastare anche in sede giudiziaria il tentativo dell’Eni di stravolgere il deliberato della conferenza di Servizi, sostenere in sede governativa e nello specifico tramite il ministero dell’Ambiente, il ministero della Salute e il ministero dello Sviluppo economico le ragioni delle istituzioni calabresi e sollecitare il governo alla nomina del commissario del Sin Calabria.