Il Fagiolo Poverello Bianco, il legume dal gusto delicato che ha incanto grandi e piccoli
Nel Villaggio Coldiretti, le aziende agricole produttrici hanno proposto un piatto tradizionale a base del prestigioso legume del Pollino, un presidio Slow Food unico da scoprire che è entrato nel cuore dei visitatori
MORMANNO - Si è da poco concluso uno degli eventi più importanti per l’agricoltura italiana: Il Villaggio Coldiretti. L’occasione, lo abbiamo ricordato più volte, ha messo in contatto i visitatori accorsi all’evento con l’intero panorama agroalimentare italiano.
Tre giorni di eventi, il cibo a fare da filo conduttore ed un racconto che è passato attraverso il grande mercato contadino firmato Campagna Amica, la scuola di cucina dei Cuochi Contadini, la fattoria degli animali, l’agriasilo e tanti spazi culturali di confronto e intrattenimento.
Ed è proprio in occasione di questa manifestazione nazionale che il Fagiolo Poverello Bianco ha fatto incetta di consensi.
Il legume è stato preparato e proposto come ingrediente principale di un panino: una ricetta tradizionale che ha entusiasmato tutti, grandi e piccini. I bambini, a sorpresa, si sono rivelati i più entusiasti, il sapore dolce e delicato ha fatto centro anche nei palati poco allenati ma molto esigenti dei più piccoli.
Insomma, un successo notevole per un prodotto particolare e gustoso che sta vivendo un periodo d’oro, anche grazie al lavoro di molte aziende del territorio che lo promuovono e lo coltivano con passione.
Il Fagiolo Poverello Bianco si coltiva fin dai tempi antichi sui terreni di alcuni borghi montani della Calabria che ricadono nei territori del Parco del Pollino: Mormanno, Laino Borgo, Laino Castello ed Aieta. È un ecotipo locale, ha semi grandi, ovoidali e buccia sottile, bianca, lucida, senza screziature. Facile alla cottura e delicato in bocca. Presenta un elevato contenuto proteico.
La coltivazione di questo legume è importante, oltre che per l’unicità e per le preziose proprietà organolettiche, anche per il contributo positivo che restituisce al paesaggio e all’ambiente. Le radici a fittone di cui è provvista questa varietà penetrano in profondità, mantenendo una buona struttura del terreno preservandolo dall’erosione. In più, la sua riscoperta ha fatto sì che si rimettessero in coltura molti terreni incolti ricostruendo il paesaggio antico con i suoi colori e le sue tradizionali vocazioni agricole.
«Tradizionalmente - riporta Slow Food nella scheda di presentazione del prodotto - si semina a postarelle entro la prima metà del mese di giugno. E’ un fagiolo rampicante: le piantine si aggrappano a paletti di castagno ricavate dai vicini boschi cedui. Le piante devono essere irrigate e il controllo delle erbe infestanti avviene manualmente o, in alcuni casi, con mezzi meccanici, mentre è vietato qualunque genere di diserbo chimico. I terreni si possono arricchire esclusivamente con l’impiego di letame ben maturo. La raccolta è manuale e avviene tra il mese di ottobre e l’inizio di novembre, quando i baccelli ben secchi si sistemano sui “cannizzi”, dove si lasciano essiccare ancora per qualche giorno. A questo punto vanno nei sacchi, per essere battuti, e poi sono sgranati a mano e ripuliti da eventualità impurità (sassolini, particelle di terreno, foglie)».
Per il Fagiolo Poverello Bianco, che è già un presidio Solw Food, i comuni produttori hanno deciso di istituire una Denominazione Comunale (De.Co.). Il lavoro che i produttori stanno portando avanti per far conoscere e apprezzare questo prodotto è considerevole e merita di essere raccontato.
Pertanto l'invito che estendiamo a tutti è di imparare ad apprezzare e riconoscere i prodotti della nostra terra, la nostra cultura enogastronomica e i nostri prodotti sono le eccellenze dietro le quali si nasconde la vocazione e l’anima dell’intera regione.
fonte immagine: slowfood.it