«L’arrivo di migranti non deve essere considerato un pericolo, ma una vera e propria risorsa per Longobucco»
È quanto afferma Madeo (Cisl): «Tale idea permetterà di mettere in moto progetti di accoglienza, e determinare un reciproco soccorso fra popolazione residente e persone accolte»
LONGOBUCCO - «La situazione che vive Il nostro paese, in via di spopolamento, crea sempre più sfiducia collettiva. Si rischia nel tempo la chiusura delle scuole, mentre le attività commerciali languono e trovano sempre più difficoltà ad andare avanti. Dopo la chiusura della Banca Carime, solo l’Ufficio Postale garantisce i servizi di credito necessari alla collettività mentre in attesa del definitivo completamento della strada Sila Mare, le comunicazioni restano difficili. Anche i servizi sanitari nonostante la presenza del Poliambulatorio medico sono appena sufficienti a garantire un minimo di servizi ad un’utenza sempre più anziana».
È l’allarme lanciato da Francesco Maria Madeo, responsabile della sezione comunale Cisl Longobucco, che così continua: «è necessario inventarsi un modo nuovo di affrontare questa emergenza senza continuare a piangerci addosso. Per fare in modo che la gente, le famiglie e i giovani rimangano e che si rovesci la tendenza allo spopolamento la soluzione da tentare può essere quella delle nuove residenze già sperimentate da altri comuni calabresi almeno da dieci anni. L’arrivo di migranti non deve essere considerato un pericolo ma una vera e propria risorsa necessaria a mettere in moto progetti di solidarietà con conseguenti progetti lavorativi utili alla collettività».
«Potranno nascere – spiega - cooperative locali che gestiscono il loro percorso: mediazione culturale, mediazione giuridica, case nel centro storico con conseguente ripopolamento del centro storico, micro economia, occupazione per i giovani che frequentano l’università in scienze sociali, psicologiche, che sono mediatori linguistici e culturali. Tale idea permetterà di mettere in moto progetti di accoglienza, e determinare un reciproco soccorso fra la popolazione residente e le persone accolte e permettere ai nostri giovani di rimanere all’interno del nostro paese. Nel 2015 107.529 italiani sono andati all’estero il 36% di loro sono giovani tra i 18 e i 35 anni. Vari comuni fra i quali quelli Acquaformosa e Camini in provincia di Reggio Calabria hanno già sperimentato tale idea con lusinghieri risultati. Il comune di Acquaformosa 1182 abitanti fondata da profughi albanesi nel 1500, ospita oltre 100 richiedenti asilo di cui 24 minori non accompagnati. Circa il 20% dei minori non accompagnati in Italia sono ospitati in Calabria che ne accoglie 400».
«Camini, comune in provincia di Reggio Calabria, 752 abitanti, colpito negli anni 60/70 da una pesante emigrazione, ospita 90 rifugiati, assistiti da 40 operatori locali. Fino a due anni fa nel paese c’erano 8 bambini oggi ce ne sono 50. Sono partiti con 15 immigrati, adesso sono 30 con 2 progetti finalizzati ai minori stranieri non accompagnati che è una delle piaghe più vive. In Italia si è passati da 11mila a 20mila. L’immigrazione che fa bene. All’interno dei progetti il 70 per cento sono donne e per la Calabria è una rivoluzione vera e propria oltre alla grande partecipazione all’interno delle famiglie e ragazzi che svolgono qualsiasi lavoro, presso gli anziani. Davvero una bella realtà. Tutto ciò crea Speranza per il futuro, perché non crederci?» conclude.