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In vendita l'antico Cinema Teatro Gatto di Trebisacce: al suo posto un ristorante o un supermercato?

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TREBISACCE – L’antico Cinema Teatro Gatto, sorto appena dopo la I Guerra Mondiale, tra il 1919 e il 1920, è in vendita.

Che questo tempio della cultura trebisaccese, un po’ all’abbandono come tutti i luoghi consacrati alle divinità dimenticate del sapere e del teatro, sia sul mercato non è una novità.

Sono decenni che i proprietari ne propongono l’acquisto alle istituzioni di ogni ordine e grado: comunali, provinciali e regionali, senza che, tuttavia, a fronte di un ciclico possibile o millantato interesse, si passi ad una fase concreta.

La novità è che da qualche settimana il locale è stato affidato ad un’agenzia immobiliare alfine di proporne la vendita anche ai privati, avendo natura di locale commerciale.

Quindi, il luogo nel quale restano le vestigia del palco dove Nino Taranto, e tanti grandi attori e cabarettisti pari suoi, si esibirono per la comunità dell’Alto Ionio, potrebbe diventare nella migliore delle ipotesi un ristorante dalla struttura retrò. Nel peggiore un supermercato o un negozio di chincaglierie orientali.
Lì dove c’era la macchina da presa che proiettò i primi film muti, che battezzò nello stupore generale le pellicole col sonoro e a colori, potrebbe sorgere uno scaldabagno, o una cella frigorifera dove stipare pesce surgelato. D’altronde le spese per mantenere anche solo la proprietà di un simile stabile sono imponenti e dopo oltre 70 anni di tentativi di recuperare la struttura in un contesto pubblico la famiglia Gatto, ineluttabilmente, ha deciso di gettare la spugna.

Eppure, la potenza emotiva e il carico emozionale che una semplice passeggiata tra la platea, dove sedevano i signori, e il loggione, dove i proletari si accalcavano, impone con prepotenza una domanda, suggerisce con imperio un quesito, costringe chi sfiora le colonne che reggono i palchetti col gli occhi rivolti al palco seminascosto da una tenda lacera a chiedersi: ma non c’è davvero soluzione perché questa struttura magnifica venga restituita alla comunità?

Situato in via Bainsizza, con affaccio sulla centralissima Piazza della Repubblica, fondato da Domenico Gatto, l’antico CineTeatro Gatto (da non confondersi con la sua versione moderna sorta in altro luogo nel 2002) fu costruito come un “Edificio nel rispetto dell’uso locale dell’epoca con la caratteristica muratura di pietrame, listellata con ricorsi di mattoni. Presenta tutt’ora sulle facciate non intonacate i buchi pontai tipici di tutte le fabbriche del paese, serviti per il montaggio dell’impalcatura”.

La storia non ufficiale vuole che fu un gruppo di mastri intagliatori di pietra, veneti di origine, che lavoravano all’antico cementificio di Trebisacce a chiederne a Domenico Gatto, con insistenza, la nascita. E che furono proprio loro, in economia, a costruirlo, pietra intagliata su pietra intagliata.

L’antico Cinema Teatro Gatto, dopo essere stato un centro culturale, sociale, di aggregazione, di vita su ogni cosa, chiuse i battenti nel 1958. E ad oggi quei battenti chiusi sono rimasti.

La struttura, agli occhi del profano, ma anche da studi relativi alla fine degli anni ’80, tutti da valutare alla data di oggi, pare solida. D’altronde, una volta i palazzi erano costruiti per resistere nel tempo. Magari con alterna fortune, ma a resistere.

Tra il 1989 e il 1990, oltre 1500 cittadini e turisti sottoscrissero una petizione destinata all’Amministrazione comunale trebisaccese del tempo, che conteneva la preghiera di attivarsi per il recupero della struttura, da restituire alla comunità. Nel testo della petizione si legge “Questa Amministrazione ha profuso grande impegno e spesso ingenti somme di denaro per la realizzazione di infrastrutture, di certo utili e indispensabili, mentre nulla, purtroppo, ha realizzato per la promozione culturale, ritenendo, forse, erroneamente che ciò si potesse limitare a fugaci apparizioni, nelle calure estive, di cantanti, attori e saltimbanchi vari”…

Ma nulla successe.

Qualche anno prima, nel 1984, con delibera numero 60 del 3 novembre, il Consiglio comunale aveva deliberato la sottoscrizione e l’adozione di una convenzione con la famiglia Gatto, per la concessione in comodato d’ uso dell’Antico (allora definito vecchio) Cinema Teatro Gatto, che prevedeva una disponibilità, a titolo gratuito, per il Comune per 19 anni e 11 mesi, con possibilità di acquisto al termine del periodo di concessione. La convezione venne firmata il 3 giugno del 1985. Da parte del Comune ci sarebbe stato l’obbligo di ristrutturazione. A tale scopo pare che al tempo fosse stato individuato un finanziamento da parte di un ente sovracomunale (AnicAgis provinciale di Cosenza) preposto alla valorizzazione di questo tipo di antiche strutture, pari a quattrocento milioni di lire, che all’epoca avrebbero permesso una ristrutturazione più che sostanziale.

Trebisacce avrebbe avuto, proprio come Cassano allo Ionio, un proprio Teatro, che sarebbe potuto facilmente diventare di proprietà del Comune e quindi della collettività.

Ma qualcosa non funzionò, questi finanziamenti andarono perduti per dinamiche che non sono note, e la storia ha fatto un corso diverso.

Ed ora?

Ora viene da porsi alcune domande:

Possibile che con tutti i fondi PNRR che prevedono investimenti sulla cultura non si riesca a trovare un bando che permetta l’acquisto e la ristrutturazione di una struttura così densa di Storia e storie?

O che l’esistenza di tale struttura, e il rischio che la sua natura per nascita culturale si perda, non debba essere portata all’attenzione dei massimi livelli istituzionali legati al mondo della cultura, a partire dal Mibac (Ministero della Cultura)?

Possibile che in oltre 70 anni non si sia valutata la possibilità di rilevare ed intervenire su uno stabile di tale pregio e valore culturale per la comunità o che sia stato fatto senza trovare mai una soluzione?

Può davvero la Comunità di Trebisacce, forse stordita dalle difficoltà del quotidiano che lasciano tutti alla mercè di tempi complessi durante i quali investire, o anche solo credere che la cultura intesa come strumento per crescere a livello turistico sia un’utopia offuscata dalle problematiche di tutti i giorni, far finta di niente, mentre un pezzo della propria storia viene smantellato?

Ha senso ritenere, per le istituzioni di ogni ordine e grado (quindi non solo comunali) idoneo questo tipo di investimento, che prima ancora che economico, è legato al tempo e all’impegno necessario per trovare una soluzione, a fronte di limitate risorse non solo economiche ma anche strutturali e organizzative?

Cioè, con tutti i problemi legati all'ambiente, ai rifiuti, alla viabilità, al turismo, in elenco esemplificativo e non esaustivo, ci sono risorse umane da dedicare questa piccola emergenza culturale?

Lo è ancora di più tendendo conto che nei prossimi mesi il Comune di Trebisacce dovrebbe vedersi consegnare un anfiteatro dalla Provincia di Cosenza un anfiteatro moderno e nuovo di zecca?

É giusto, ed eventualmente in che misura, che il pubblico investa soldi nel privato per l’acquisti di beni dal valore storico per destinarli alla comunità?

Potrebbe la struttura essere destinata a diventare un teatro comunale, o la sede della biblioteca comunale che ancora manca a Trebisacce?

Volere è potere, ma solo nei proverbi, perché al di là dell’indignazione che può accendersi nel petto di un cittadino di fronte alla possibilità di vedere un bene di tale valore perdersi in altra destinazione d’uso, bisogna fare i conti con la realtà e chiedersi: quali solo le priorità di una comunità?

Le limitate risorse e forze su cosa dovrebbero essere investite?

La risposta non può essere data d’impeto e va ragionata.

Nel frattempo l’Antico Cinema Teatro Gatto resta in vendita: 220.000,00. Trattabili. La domanda è: a chi tocca il compito di trattare?

Andrea Mazzotta
Autore: Andrea Mazzotta

(Cosenza, 1978) Laureato in giurisprudenza, giornalista pubblicista, appassionato di comunicazione e arte sequenziale, è stato direttore della Biblioteca delle Nuvole di Perugia, direttore editoriale delle Edizioni NPE, coordinatore editoriale per RW-LineaChiara, collaborando con diverse realtà legate al settore dell'editoria per ragazzi. Collabora con il Quotidiano del Sud, Andersen, Lo Spazio Bianco, Fumo di China. E' un fedele narratore delle Cronache della Contea, luogo geografico e concettuale nel quale potenzialmente può succedere di tutto. E non solo potenzialmente.