Il granchio blu, la razza aliena che invade le nostre acque
Il carapace, originario dell'America sta colonizzando tutto il Mar Mediterraneo. Avvistato anche nella foce del fiume Crati e nei fondali marini dell'alto Jonio cosentino
CORIGLIANO-ROSSANO – Una razza aliena colonizza il Mar Mediterraneo e negli ultimi anni significativamente anche lo Jonio. Dal 2018 se ne sente parlare perché molti pescatori ne stanno catturando alcuni esemplari, tra stupore e anche un po' di timore, la gente di mare resta un po' perplessa davanti al granchio blu o granchio reale (Callinectes sapidus), come dir si voglia.
Di dimensioni superiori al granchio che solitamente affolla i nostri mari, la larghezza del suo guscio può superare i 23 cm nei maschi e 20 cm nelle femmine, le chele hanno tre robuste spine sul braccio e l’addome delle femmine è molto largo e arrotondato mentre quello dei maschi è piuttosto stretto.
È considerato alieno ai nostri mari perché è originario dell’oceano Atlantico occidentale e del Golfo del Messico, ma nell’Adriatico già da decenni se ne pescano diversi esemplari.
Dal 2021 che la presenza del carapace alieno si è intensificata anche nelle acque dell’alto Jonio cosentino, sia dolci che marine, per giunta sono stati avvistati esemplari anche nella Riserva della Foce del fiume Crati, di cui riportiamo l’abstract pubblicato dall’Ente gestore un anno fa: “Il Granchio blu (Callinectes sapidus Rathbun, 1986) si sta espandendo molto velocemente in tutta la penisola, a partire dalla sua prima segnalazione in Italia del 1949. Con questa nota si intende segnalare la presenza di C. sapidus nelle acque dei due laghetti retrodunali presenti nella Riserva naturale regionale “Foce del fiume Crati”.
La tesi più accreditata spiega che la presenza del granchio blu nel Mediterraneo, è dovuta ai Transatlantici americani che attraverso l'acqua incamerata per zavorrare le navi, rilasciavano il carapace involontariamente. Molto costoso, 150 euro al chilo, il granchio alieno sta diventando ormai di casa nei fondali jonici, come già è successo per quelli adriatici.
La specie non tollera l’inquinamento per cui l’avvistamento, certifica lo stato di salubrità delle acque in cui si trova. Due sono le correnti di pensiero che lo riguardano attualmente, quella che vuole tutelarlo facendolo rientrare nelle specie marine protette e l’altra invece, che vorrebbe intensificarne la cattura perché molto richiesto dal mercato alimentare.