Alessandria del Carretto, il sindaco Domenico Vuodo ci racconta la nuova primavera alessandrina
La festa della Pita, Radicazioni, le scuole che tornano ad aprire, la politica green, milioni di euro di progetti finanziati e pronti a partire, il problema dei presidi sanitari. Tutte le domande e tutte le risposte in un'intervista in esclusiva
Alessandra del Carretto, piccolo borgo montano sito nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, lotta contro lo spopolamento e i tanti disservizi del territorio. Al contempo sta vivendo una nuova primavera. Tante iniziative, tanti finanziamenti, grandi novità in arrivo anche sul fronte della scuola. C’è la voglia di cambiare le cose. Abbiamo intervistato l’uomo del cambiamento, il sindaco Domenico Vuodo.
Sindaco, anche quest’anno niente festa della Pita. I suoi concittadini non sono tutti d’accordo.
«Per noi di Alessandria la Festa della Pita è la più sentita dell’anno. Ci ritroviamo tutti insieme, compreso chi abita nei paesi limitrofi o in altre regioni o in altri stati. É un momento di grande aggregazione. L’edizione di quest’anno non è stata sospesa per rispettare dei criteri normativi o dei divieti legati alla lotta del covid-19. È stata sospesa perché è prevalsa la prudenza, dato che il virus ancora circola e la maggior parte dei cittadini di Alessandria sono anziani. Li abbiamo voluti tutelare. Ha avuto luogo un’assemblea aperta al pubblico, dove ha partecipato l’Amministrazione comunale, il Comitato feste, il sacerdote di Alessandria, coloro materialmente pongono in essere le mansioni necessarie prima, durante e dopo la festa, e il resto della popolazione. Si è discusso, votato e la tutela della salute ha prevalso rispetto alla voglia di stare insieme».
Però la decisione ha lasciato gran parte della popolazione scontenta. È partita una petizione on line e una raccolta firme. C’è la possibilità di tornare indietro su quanto deciso e che la festa abbia luogo?
«Purtroppo ormai non ci sono neppure i tempi tecnici per rivedere la decisione. La Festa della Pita non è soltanto la domenica in cui si tira l’abete all’interno di Alessandria. L’albero va tagliato, servono attrezzature e quant’altro. Però il fatto che tante persone, per lo più giovani, abbiamo promosso e contribuito a questa raccolta firme mi fa molto piacere. Significa che tutti noi teniamo molto alla festa e non la vogliamo “mollare”. Conosco i malumori, li capisco e li condivido. Però a questo punto penso che non si possa fare più nulla».
C’è un appuntamento molto importante per Alessandria del Carretto che è il festival Radicazioni. Radicazioni non è organizzato dall’Amministrazione comunale, che a volte ha patrocinato l’evento, ma dall’Associazione F. Vuodo la quale in un cristallino comunicato stampa del 2020 ha chiarito che l’esperienza Radicazioni, dopo 16 anni, si è conclusa. L’evento muoveva grandi flussi di visitatori per Alessandria, parliamo di migliaia di turisti in tre giorni per un comune di poche centinaia di abitanti. L’Amministrazione comunale ritiene di organizzare qualcosa che possa “rievocare” questo tipo di manifestazione?
«Per noi è stato un grande dispiacere leggere la nota stampa che metteva fine all’esperienza Radicazioni, e speriamo sempre possano tornare indietro sulle loro, legittime, scelte. In tal caso l’amministrazione comunale sarà sicuramente a loro fianco in qualsiasi cosa per cercare di realizzarlo. Se invece la scelta fosse confermata, come credo sia, la sfida sarà creare qualcosa di diverso, perché non possiamo fare dei cloni. Ci ispireremo alle tradizioni alessandrine e alla musica popolare, magari coinvolgendo anche dei comuni limitrofi. Va detto che insieme Paolo Napoli, che è uno degli organizzatori di Radicazioni, e Rocco Adduci, abbiamo partecipato al progetto Borghi Linea B. Il progetto era incentrato sulla cultura e su una serie di eventi non solo estivi che vadano nello spirito di Radicazioni. Ovviamente è solo una richiesta di finanziamento ma abbiamo buone speranze di poter costruire qualcosa di importante».
Alessandria sta vivendo una nuova primavera. Sono tante le iniziative in corso, a partire da quelle legate all’archeologia. Quali novità su questo fronte?
«Due anni fa sono stati iniziati i primi rilievi di superfice, senza scavi. Sono stati percorsi circa 100 ettari in varie zone dagli studenti dell’Unical di Cosenza, ma anche dell’Università di Bologna e atenei del Belgio. Il progetto è stato finanziato dal Parco Nazionale del Pollino. Abbiamo siglato un protocollo d’intesa tra l’Unical, la Sovraintendenza delle Belle Arti, il Comune e il Parco del Pollino che ha finanziato anche il proseguo delle ricerche, mentre a settembre potremo procedere con i primi scavi. In questi giorni sono in corso ulteriori ricerca con i georadar, perché sono state riscontrate delle anomalie nella conformazione del terreno e si presume che sotto posso esserci qualcosa».
Sanità. Qual è lo stato delle cose ad Alessandria in merito ai presidi sanitari?
«Al di là della guardia medica, presente da venerdì a domenica e la notte, il medico di base viene solo tre giorni a settimana, per tre ore».
Quindi per un lungo periodo il territorio è scoperto anche per le più elementari emergenze mediche.
«Questo è un grande problema, anche perché la popolazione alessandrina è composta per lo più da anziani. Ho sottoposto il problema all’allora Commissario per la sanità Gen. Cotticelli, che più volte promise soluzioni che non sono mai arrivate. Spero che con il nuovo commissario e governatore della Regione si possa trovare soluzione, non solo per Alessandria del Carretto, ma per tutti i paesi montani. In un recente bando c’è la possibilità di accedere fondi da destinare a contesti sanitari. Noi parteciperemo con un progetto legato all’elisoccorso, perché sarebbe una sicurezza in più per gli abitanti, soprattutto se potesse funzionare nelle ore notturne, come ha recentemente chiesto il sindaco di San Lorenzo Bellizzi (LEGGI QUI).
Che ci siano ancora questi limiti nel 2022 mi sembra strano.
Come comune stiamo creando un piccolo ambulatorio, che metteremo a disposizione, a fronte della richiesta di prezzi calmierati per le visite, dei dottori che vorranno usarlo. Questo permetterà ai cittadini di fare visite di prevenzione in loco, senza spostarsi».
Cosa state facendo per contrastare il problema dello spopolamento?
«Stiamo investendo tanto sul turismo lento (Abbiamo sottoscritto convenzioni per inserire Alessandria nei Cammini Mariani e Basiliani) e green. Finalmente siamo riusciti a dare in gestione ad una cooperativa di Alessandria il rifugio in località Tappaiola, dove c’è il laghetto. Sarà attivo da maggio.
Stiamo registrando una piccola inversione di tendenza, e qualcuno che voleva tornare sta tornando. Si stanno aprendo piccole attività. Abbiamo anche lanciato un bando, comunale ma che si appoggia sul Fondo a Sostegno dei Comuni marginali, attraverso cui sarà possibile aiutare, con piccole somme, chi vuole aprire un’attività ad Alessandria. Sempre attraverso lo stesso bando potremo aiutare chi si vuole trasferire ad Alessandria con somme, fino ad un massimo di 5000 euro, per chi vuole acquistare casa».
Lo spopolamento dei piccoli borghi tra le tante tante cause ne ha tre principali: la mancanza di lavoro, la mancanza di presidi sanitari sono le prime due, e ne abbiamo parlato. La terza è la viabilità. Cosa si sta facendo in questo contesto?
«Grandi novità non ce ne sono. Nell’immediato sarà ripristinata in sicurezza la strada che ci collega alla Basilicata, tramite il Comune di San Paolo Albanese. È la strada che ci porta verso Lauria, e verso l’Ospedale di Policoro. Per la parte Ionica, per il PNRR con i CIS (Contratti Istituzionali di Sviluppo), abbiamo presentato il progetto per la fondavalle che attraversi il Saraceno. È un mio sogno. Partirebbe da Trebisacce e arriverebbe ad Alessandria con due bretelle a Plataci e Albidona. È un progetto che abbiamo sottoscritto con gli altri sindaci dei comuni interessati. Non è stata ancora finanziata ma la speranza è forte. Inoltre con i sindaci di Castroregio e di Albidona a breve andremo a parlare con la nuova Presidente della Provincia Rosaria Succurro per segnalare una frana in corso e per vedere se si può intervenire su questa emergenza e su altre tratte con dei lavori di ripristino».
Però anche se si risolvessero i problemi di viabilità, restano, in chiave turistica, quelli di recettività. Alessandria può ospitare turisti?
«Abbiamo avuto un finanziamento sul bando borghi della Regione Calabria di 1.300.000 di euro con il quale costruiremo un albergo di 14 stanze e ristorantino. Questa estate inizieranno i lavori. La struttura sarà di proprietà del Comune che la darà in gestione. Sempre con lo stesso finanziamento dovremmo riuscire a creare, legato alla struttura, un piccolo anfiteatro.
Però abbiamo anche un B&B forte di case satellite e l’Ostello della gioventù dove ci sono 40 posti letti».
Un finanziamento da 1.300.000 per un piccolo comune come Alessandria non è poco.
«E non è nemmeno l’unico. Un altro finanziamento, già assegnato, pari a 980.000 di euro vedrà un’azione di consolidamento sull’entrata del paese, zona San Rocco. Ancora, c’è un finanziamento da 1.300.000 che prevede dei lavori di consolidamento nella parte bassa del paese. Andrà in appalto a breve. Nella struttura dell’ex asilo nido, di proprietà del Comune, verrà fatto un intervento di efficientamento energetico per 430.000 euro. Prevede pannelli solari, il cappotto termico alla struttura, nuovi infissi, tra l’altro. Anche il Museo del Lupo, che è del Parco del Pollino, ma sotto la gestione del Comune di Alessandria, riceverà un finanziamento di 160.000 euro, per l’efficientamento energetico, che forse potrebbero aumentare. Inoltre ci sarà anche un intervento sui diorami esposti all’interno. Come si vede dai tanti finanziamenti legati all’efficientamento energetico abbiamo puntato molto su una visione green. L’anno scorso con un finanziamento ministeriale abbiamo dotato il depuratore di pannelli solari per consumare meno energia, abbiamo trasformato tutta l’illuminazione pubblica comunale scegliendo di usare solo led con un consumo del 73% di corrente in meno. Ovviamente questo sforzo oggi è penalizzato dall’aumento dei costi.
Il prossimo passaggio, in collaborazione con altri sindaci del territorio è la creazione di una comunità energetica che punti sull’energia rinnovabile. Resta il problema che con il costo dell’energia alle stelle se non fa qualcosa lo Stato per intervenire i piccoli comuni beneficiari di trasferimenti statali minimo si troveranno in grande difficoltà.
A conferma di questa visione green abbiamo anche acquistato, con fondi comunali, un trattore con trincia, che è una macchina versatile per la manutenzione del verde, che ci permette di creare delle fasce antincendio per combattere questo fenomeno. Ci sono molte zone ancora inaccessibili. Noi vogliamo lavorare per renderle raggiungibili sia per i turisti sia per chi voglia lavorare la terra.
Abbiamo scelto anche di investire sui prodotti tipici alessandrini, con la creazione di un DECO (Marchio di Denominazione Comunale), come l’origano, il formaggio di alta quota, l’uva guarnaccia (un vitigno tipico di Alessandria), il miele, e il grano Carosella bianco e rosso, che abbiamo fatto studiare dall’università di Foggia per stabilirne la qualità, ottenendo ottimi risultati».
Ma le scuole ad Alessandria torneranno ad aprire o no?
«È stata una delle mie battaglie. La prima parte l’ho vinta perché dopo 10 anni siamo riusciti a riaprire l’asilo pubblico comunale che ospita una decina di bambini. Se tutto va bene, a settembre riapriamo anche la scuola elementare che è un ulteriore passo in avanti per Alessandria, per le famiglie che ci vivono e che ci vogliono vivere. Abbiamo già il codice meccanografico. I locali sono già predisposti».
Sindaco davvero tanta carne al fuoco. Ma qual è il suo obiettivo principale per Alessandria?
«E’ un’utopia. Vorrei invertire i dati dell’Istat che danno il mio paese oggetto di spopolamento. Almeno mitigarlo. Magari contribuire ad una nuova rinascita attraverso la cultura, l’archeologia, l’enogastronomia, il turismo sostenibili e una visione green. Vorrei, semplicemente far star meglio le persone di Alessandria».