Parco archeologico di Capo Colonna, al via il diserbo per garantire la riapertura del sito
È quanto annuncia la senatrice Corrado (L'alternativa c'è): «Per oggi è previsto l’affidamento dei lavori alla ditta che, avviando i lavori la prossima settimana»
CAPO COLONNA - «Buone notizie sul fronte del diserbo da effettuare nel Parco Archeologico di Capo Colonna per consentirne la riapertura al pubblico. Lo sfalcio periodico è una delle voci di spesa fisse in materia di manutenzioni dei parchi, dunque una delle incombenze ineludibili della Direzione Regionale Musei (DRM) alla quale fanno capo i 14 “luoghi della cultura” calabresi, compreso il parco del Lacinio. Sollecitata da più parti a chiedere spiegazioni sul mancato diserbo e la perdurante chiusura dell’area archeologica ai visitatori, ho contattato il dirigente, l’archeologo Filippo Demma, per avere informazioni certe in merito».
È quanto afferma Margherita Corrado (Senato, L'alternativa c'è) che così continua: «Se dal prossimo anno la problematica dello sfalcio sarà affrontata dalla DRM mediante una convenzione per le manutenzioni stipulata con CONSIP, i fondi per il 2021, ad hoc deliberati ma finora non assegnati, sono finalmente arrivati e consentiranno di intervenire, da qui in poi, ogni due mesi per quattro volte, potendo così coprire i prossimi 8 mesi, in attesa che vada a regime la soluzione sopra accennata».
«Firmata la determina venerdì scorso, - spiega - per oggi è previsto l’affidamento dei lavori alla ditta che, avviando i lavori la prossima settimana (salvo imprevisti), garantirà il diserbo a Capo Colonna e Monasterace Marina (Parco di Kaulonia), innanzi tutto, poi anche a Vibo, a Locri e nelle altre aree di competenza della DRM, dove la crescita incontrollata delle erbe spontanee pregiudica non solo la visibilità dei ruderi ma anche l’accesso in sicurezza ai parchi, oltre ad aumentare i rischi in caso di incendio. La ditta in questione, possedendo la categoria che le consente di farlo, non si limiterà allo sfalcio all’esterno degli edifici antichi ma agirà, con tutte le cautele del caso, anche all’interno, in modo da restituire piena leggibilità al deposito delle offerte che ha restituito il “tesoro di Hera”, all’albergo (katagogion) e al ristorante (hestiatorion) ellenistici del santuario magnogreco, alle abitazioni (domus) della colonia romana, alle sue terme pubbliche, al portico del foro ecc».
«È il primo indispensabile passo verso la riapertura del Parco archeologico di Capo Colonna, afflitto tuttavia anche quest’anno da una carenza di personale che rischia di comprometterne la fruizione se il Ministero della Cultura (MiC) continuerà a ritardare l’assunzione del personale addetto all’accoglienza e alla vigilanza. La procedura per assumere 1052 unità era stata avviata nel 2019 ma, sospesa a causa della pandemia dopo la preselezione, non è stata ancora riattivata. Franceschini, da me interrogato al riguardo giovedì 20, ha dato una risposta insoddisfacente che fa temere tempi ancora lunghi e mette in ulteriore gravissima difficoltà tutti gli istituti periferici del MiC» conclude.
(fonte foto zoom24)