Rocco Leonetti replica alla presidenza di Confagricoltura Cosenza
L’ingegnere calabrese, presidente dell’ANBI, torna sull’argomento che vede protagonista anche il consorzio di bonifica
COSENZA - Il presidente di ANBI, Rocco Leonetti, risponde al Presidente della Confagricoltura provinciale Paola Granato.
Con riferimento all'articolo della Presidente della Confagricoltura provinciale di Cosenza. La stessa aveva dichiarato che le imprese agricole non dovevano pagare lo sciopero dei lavoratori del consorzio di bonifica.
«Associandomi alla solidarietà ed esprimendo la mia vicinanza ai lavoratori, condivido e ed auspico nella qualità di presidente dell'Anbi- Calabria, anche se da soli sei mesi rivesto questa carica , l'appello ad una soluzione positiva della vertenza che si riverbera nei confronti delle aziende agricole del comprensorio e che rischia di mettere in ginocchio un comparto che, in un contesto particolarmente difficile molto aggravato dalla pandemia, riesce ancora a mantenere una sua produttività».
Leonetti, non in polemica con la giovane Presidente continua: «Voglio ricordare che la riforma dei consorzi di bonifica varata dopo la gestazione di ben due anni nel 2008, definita" una riforma dal basso" ed ancora un "modello per l'Italia", tanto che fu replicata anche da altre regioni, fu sottoscritta , in quanto proposta, ecco perché dal basso, da tutte le principali organizzazioni agricole, Confagricoltura, Cia e Coldiretti per come risulta da atti formali, anzi vi è di più fu avviata nella sede di Confagricoltura in Cosenza. E' vero che nel 2008 Confagricoltura dichiarò di non partecipare agli organi di gestione ma le motivazioni addotte dal proprio rappresentante regionale, all' Assessore e al Dirigente generale del dipartimento agricoltura pro tempore nella sede di via Monte Santo in Cosenza, furono che l'organizzazione intendeva pagare il servizio irriguo ma non il tributo».
Infine, conclude: «La particolare situazione di fragilità in cui versa la Bonifica calabrese , a mio parere deriva dal fatto che gli attori chiamati dalla riforma, di cui Confagricoltura è stata partecipe come dimostrano gli atti , non hanno fatto la loro parte. Non tutti gli agricoltori e le aziende agricole, spesso per partigianeria, hanno riconosciuto i Consorzi come propri, sostenendoli come vuole la legge. Come se ne esce, secondo il mio modesto parere, attraverso un sussulto di responsabile resipiscenza da parte di tutti i soggetti chiamati in causa. Da parte della Regione che attraverso una determinata azione politica, superi le resistenze della struttura burocratica indotte dal ritenere che possano esserle attribuite presunte inerzie del passato, attuando quindi le misure già previste da atti formali in essere e mai attuate e riconoscendo ai Consorzi il ruolo che la legge e la costituzione attribuisce».