di SERAFINO CARUSO Parlare di
strada statale 106, oggi, crea un certo imbarazzo. Oltre che vergogna. Verso quella classe politica che, con grande menefreghismo e sfacciataggine, continua a prendere in giro i calabresi. Circa le aspettative di una strada diventata ormai un cimitero. Sono numeri da bollettino di guerra le statistiche dei morti di ogni anno. Morti causati soprattutto per colpa degli automobilisti imprudenti. È vero. Ma anche per colpa di coloro (politica e vari governi che finora si sono succeduti) che non hanno dotato e continuano a non dotare la litoranea jonica di una strada idonea alla sua portata. Ci vorrebbero tanti soldi. È vero anche questo. Ma quanti se ne sprecano di soldi? Quanti miliardi di euro vengono sprecati ogni anno per sperperi che potrebbero essere evitati? Qualcosa potrebbe essere destinata a questa parte della Calabria affinché venga messa al passo con i tempi. Invece si continua a latitare. Anzi, peggio: si continua a prendere in giro i cittadini. Chi tra i nostri politici, a ogni campagna elettorale, non ha mai parlato di rilancio della statale 106? Di un suo ammodernamento? Tutti lo hanno fatto. Chi più chi meno, tutti hanno promesso. Ma sono rimaste solo parole. E le parole, si sa, le porta via il vento. Lo stato delle cose, ad oggi, si può dire che è davvero deprimente. La statale 106, che collega Reggio Calabria a Taranto, è lunga 491 km. La maggior parte si estende sul territorio calabro. I tratti (brevi) di Puglia e Basilicata sono stati completamente ammodernati. Intendendo una strada a scorrimento veloce di due carreggiate con due corsie ciascuna. E spartitraffico centrale. Insomma, un’autostrada. Ciò di cui avrebbe bisogno anche la Calabria. Che è provvista di questo tipo di strada solo per pochi chilometri: nel tratto dell’Alto Jonio, fino a Roseto, e nell’estremo sud della regione, per alcuni parti. La 106 cosentina è lunga 120 km. Come detto, fino a Roseto risulta ammodernata. Poi il nulla. Il progetto Roseto-Sibari (3° Megalotto) è pronto, ma ostacolato da tutti. Soprattutto da quei sindaci che vorrebbero che passasse sotto casa propria… Dettagli? No: bassezze. Il progetto è bloccato. Rischia di slittare chissà a quando. Ma almeno lì un progetto c’è. L’idea del Governo è quella di chiudere il “cerchio” Taranto-Sibari-Firmo (A3)-Napoli-Bari-Taranto. Della statale 106 da Sibari a scendere non importa nulla a nessuno. Se da Sibari si volesse costruire una nuova 106 fino a Crotone simile a quella ammodernata in Puglia e Basilicata, si dovrebbero bypassare i Comuni sul litorale tagliati a due dall’attuale tracciato della 106: Mirto Crosia, Calopezzati, Pietrapaola, Mandatoriccio, Cariati, Torretta di Crucoli, Torre Melissa e via discorrendo. Questo significa che si dovrebbe rifare il progetto preliminare (quello attuale risale agli anni ’80!) permettendo di realizzare un tracciato che passi a monte di questi paesi. Perché non si possono buttare giù i centri abitati che sono stati costruiti ai lati della 106 attuale in queste zone. Tra un paese e l’altro, intanto, si potrebbe allargare la sede stradale. Che in alcuni punti tra Cariati e Mirto è davvero ridicola. È troppo stretta per le tipologie di veicoli che la attraversano, sembra una mulattiera a vedere le persone che passano a piedi e in bicicletta. I soldi per fare un tracciato nuovo a monte sicuramente non ci sono. Quindi, per il tratto Sibari-Crotone ci dobbiamo accontentare solo delle opere di “messa in sicurezza” che l’Anas sta mettendo in pratica. Grazie a progetti avviati prima del 2009 e grazie soprattutto all’azione insistente ed efficace dell’
Associazione “Basta Vittime sulla 106”, presieduta dall’ing.
Fabio Pugliese. Che tanto si sta spendendo, insieme al suo direttivo, affinché su questa strada ci siano meno incidenti e, soprattutto, meno morti. I lavori di messa in sicurezza stanno riguardando soprattutto la costruzione di rotonde. Nel tratto che più ci riguarda abbiamo la rotonda per Scala Coeli (nei pressi di Cariati), di Mirto (dove altre sono in costruzione), di contrada Foresta a Rossano, di contrada Seggio a Rossano (i lavori sono partiti qualche mese fa) e la rotonda di contrada Frasso ancora a Rossano. A Corigliano (il tratto più pericoloso del cosentino è proprio quello tra Corigliano e Rossano, circa dodici chilometri) occorrerebbero diverse rotonde. Ma l’amministrazione comunale, quando avrebbe dovuto adempiere ad alcuni doveri fondamentali previsti dalle procedure burocratiche, ha lasciato correre. Se ne riparlerà nel prossimo lotto di lavori. Il problema principale tra Corigliano e Rossano sono i numerosi incroci abusivi o aperti da privati per svariati motivi: un’attività commerciale, una casa, ecc., con il beneplacito dell’Anas. In tal modo, si sono moltiplicati gli sbocchi sulla 106. Con il risultato che abbiamo decine e decine di incroci a raso molto pericolosi. L’Anas, dal canto suo, è corsa ai ripari. Come? Con limiti di velocità molto bassi: 60 km/h in media. I guardrail spesso non sono a norma. E l’asfalto, in diversi punti, non è permeabile. Risultando molto scivoloso in caso di pioggia. Insomma, in questo tratto, l’Anas dovrebbe quantomeno chiudere gli incroci più o meno abusivi. Altrimenti diventa corresponsabile di incidenti e decessi. Per il Basso Jonio, vi è poco da fare se non allargare la sede stradale nei tratti extraurbani. In questa zona, troviamo diversi autovelox e due tutor per il controllo della velocità: a Mirto e Mandatoriccio. Misure idonee come deterrente alla voglia di spingere sull’acceleratore. Anche se qualche Comune ne approfitta per fare “cassa”. Ma non si può nemmeno accettare che per raggiungere Crotone da Sibari ci vogliano due ore e mezza. Per cui, in queste condizioni, di quale sviluppo turistico vogliamo parlare? Non dimentichiamo che la Sibaritide e il Crotonese non hanno più treni a lunga percorrenza. La Sibaritide nemmeno l’aeroporto. Tanto promesso e mai realizzato. Grazie ai poteri “forti”. Allora, prima che sia troppo tardi, si pensi sul serio al futuro di questa arteria. Il diritto alla mobilità (non esistono solo i pullman!) è un diritto costituzionalmente garantito. E questo territorio merita rispetto. Anche perché non ha nulla da invidiare a nessun altro territorio. Anzi, semmai è vero il contrario. Per le bellezze naturali, paesaggistiche, artistiche, culturali, storiche che abbiamo.