La forza di rinascere dopo una relazione tossica: «Non aspettare che l'altro cambi. Se non c'è rispetto, chiudi la porta»
Lucia racconta la sua dipendenza affettiva che l'ha portata a scegliere dei partner con tratti narcisistici, che hanno cercato in modi diversi di offuscare la sua luce. Lei è riuscita a venirne fuori grazie a un percorso terapeutico. «Il femminicidio è la punta di un iceberg fatto di violenze, tanto invisibili quanto distruttive»
CORIGLIANO-ROSSANO - «Il sommerso del femminicidio è più grande di quanto si possa immaginare. Il femminicidio è la punta di un iceberg fatto di violenze tanto invisibili quanto subdole e distruttive».
A raccontarsi ai nostri microfoni è la poliedrica artista Lucia Longo, poetessa, performer, mail artist e counsellor che nella sua vita ha, suo malgrado, incontrato più persone che hanno cercato in modi diversi di offuscare la sua luce. Lei è riuscita a venirne fuori grazie a un percorso terapeutico che le ha aperto gli occhi sulla sua situazione, fortemente condizionata dalla dipendenza affettiva, che la portava a scegliere sempre relazioni tossiche con persone dai tratti narcisistici.
«Soffrivo, ma pensavo di non meritare di meglio. Dei meccanismi inconsci mi portavano sempre a rapportarmi con persone narcisiste. Ci vuole tempo per imparare ad amarsi; non è affatto semplice, è un percorso lungo e tortuoso, soprattutto se lo si intraprende da adulti. La cosa più importante è capire di aver bisogno di aiuto e chiederlo alle persone giuste. Oggi di queste condizioni se ne parla di più, ma in passato si brancolava nel buio e tante volte ho pensato di essere io quella sbagliata».
Nel raccontarci le sue esperienze passate, ci rivela che le persone che aveva accanto «erano sempre perfette per la società: brillanti, apprezzati professionisti, uomini per bene. Eppure con me si rivelavano dei veri e propri vampiri di energia. Poi ho capito che, solo nelle mura di casa, toglievano la maschera che indossavano abilmente. Anche se non arrivavano alla violenza fisica, erano in grado di ferirmi nel profondo senza lasciare lividi. Entravano nelle mie ferite per appropriarsi della mia anima e curare così il loro vuoto interiore. Per loro ero solo una bambola, non una persona».
Questo sentimento Lucia lo cattura anche nelle sue poesie. Riportiamo alcuni stralci di una sua composizione "Narciso... amore mio".
La mia realtà esterna fu improvvisamente sostituita da una realtà fantasmatica e persi immediatamente le mie coordinate esistenziali.
Alla tranquillità si sovrappose l’inquietudine, la smania.
Mi sentivo senza occhi, cieca, persa nella notte buia. Non sapevo più riconoscere i miei reali desideri.
Tu…tu eri straordinario. Sapevi catalizzare su di te tutta la mia energia e io mi abbandonavo al sentimento sempre di più, pervasa dal tuo fascino.
…
Nella mia ingenuità mi sono lasciata catturare e monopolizzare da te fino al punto che la tua presenza era indispensabile, era la mia ragione di vita. E tu eri molto bravo perché… ah tu sapevi attivare i fantasmi… quella realtà fantasmatica che era dentro di me sollecitandone i desideri reconditi. Mi davi quella vivida sensazione di colmare i vuoti. Quei vuoti ancestrali. Eri un nutrimento affettivo meraviglioso e mi sentivo rassicurata, piena. Non sapevo che l’intensità di questa fascinazione era alimentata dalla profondità dei miei desideri inconsci.
Lucia poi ci rivela anche di come si sentiva durante la fase "nera" di quelle relazioni. «Ero annientata. La svalutazione era costante. Mi sminuivano in molteplici modi. Una delle modalità di manipolazione di cui sono stata vittima è il silenzio punitivo: mi trattavano come se non esistessi. La mancanza di comunicazione ti umilia più di quanto si possa immaginare. Oppure ero vittima di gaslighting, una forma di manipolazione mentale molto forte con la quale il gaslighter mi manipolava per acquisire il pieno controllo, cercando di annullare la mia autonomia e facendomi passare per pazza. Insinuavano il dubbio che fossi io quella di cui non ci si poteva fidare, quando in realtà uno di loro mi aveva nascosto una vera e propria seconda vita e molteplici relazioni parallele. L'abuso narcisistico ti riduce a un fantasma. Studi hanno dimostrato che, sulle vittime, ha lo stesso effetto delle droghe pesanti».
Ma dopo il buio, Lucia è riuscita a trovare la luce. «Quando ho toccato il fondo ho capito che la soluzione era quella di rialzarsi. E dalle crepe è entrata la luce. Nella sofferenza ho trovato la chiave per rinascere. Nel processo di guarigione ho conosciuto diverse persone che si trovavano nella mia stessa situazione e con tutte ho scoperto di avere una cosa in comune: l'empatia e questa nostra qualità è stata sfruttata da chi diceva di amarci per succhiare la nostra linfa vitale».
A questa pagina buia della sua vita Lucia ha dedicato un vero e proprio progetto culminato nella realizzazione del libro "Mute. I monologhi di Eco" edito da ilfilorosso. Sulla quarta di copertina del libro si legge: «Monologhi, poesie e foto per raccontare il trauma da abuso nascosto attraverso la lettura archetipica del mito. Un grido di denuncia perché le Eco possano riappropriarsi della loro voce e interrompere la danza perversa con il proprio Narciso, nel crudele gioco della violenza e della manipolazione affettiva. Una voce di speranza e di guarigione nell’esortazione a fare contatto con se stessi e con quella fede psicologica che consente il cambiamento. Un viaggio terapeutico che reca nella metamorfosi l’auspicio di salvezza».
Quando le chiediamo un consiglio da rivolgere a quante si rispecchiano in questa sua storia, lei ci dice con risolutezza: «Non aspettare che l'altro cambi. Bisogna chiudere la porta se nella relazione manca il rispetto. Amatevi prima ancora di amare».