Mastru Tonino, uomo simbolo di Schiavonea che crede in un futuro nuovo per il Porto
Antonio Gattuso è «nato con i piedi nell'acqua» ed è una vera e propria istituzione nella comunità marinara e guarda con attenzione il progetto della multinazionale Baker Hughes nel Porto di Co-Ro: «Mi fido dell'Ammiraglio Agostinelli»

CORIGLIANO-ROSSANO - Antonio Gattuso è una vera e propria istituzione a Schiavonea. «Sono nato con i piedi nell'acqua - afferma sorridendo, poi aggiunge in modo solenne - vivo qui da sempre, questa è la mia Città, questa è la mia gente». Crescendo Antonio è diventato una delle colonne portanti per la comunità del borgo marinaro. A Schiavonea tutti lo conoscono come "Mastru Tonino".
Zio del campione del mondo Rino, ne condivide il piglio deciso, la caparbietà e la grinta.
Un lavoratore assennato, non si è mai risparmiato o tirato indietro dinanzi alla fatica... e di mestieri ne ha fatti davvero tanti. Aveva solo sei anni quando ha iniziato a seguire le orme del padre falegname, frequentando tutti i giorni il "baraccone" nel quale il padre, in società con il maestro d'ascia Zottolo, costruiva barche. A undici anni Tonino era già maestro d'ascia.
«Qui a Schiavonea le famiglie erano numerose e si doveva lavorare presto per portare il pane a casa. A pochi era concesso il lusso di studiare. La maggior parte dei bambini aveva come scuola la Vita».
Il legame con il mare per la gente del borgo, così come per Mastro Tonino, è ancestrale.
E il mare non fa sconti a nessuno e plasma caratteri forti. È fonte di vita e lavoro, ma purtroppo è stato anche portatore di lutto e dolore. «Io c'ero quella notte della tragedia del '74. Chiunque ha vissuto quella notte non può dimenticarla». Una ferita ancora aperta e sanguinante nel borgo. Quella notte persero la vita dodici pescatori, alcuni giovanissimi. Tutta la comunità si strinse in quel terribile momento di dolore e ripartì più forte e unita di prima.
«Subito dopo la tragedia sono andato a Roma a chiedere ciò che ci spettava. Se quella notte i pescatori avessero avuto un porto sicuro, forse non avremmo dovuto piangere tanti morti» e gli occhi cerulei di Mastro Tonino per un attimo si spengono dell'ardore che lo contraddistigue.
«Facevo parte della Cooperativa Curatolo Joselli e sono stato delegato, dall'allora presidente Antonio Martilotti, a portare avanti le istanze della marineria più grande della Calabria. Due anni dopo, la nostra richiesta per l'alaggio è stata accolta».
«Prima del '76 le barche venivano tirate a secco sulla spiaggia e le riparazioni venivano effettuate a pochi passi dalla riva. Solo dopo l'apertura del Porto si passò dalla semplice pesca del pesce azzurro al commercio ittico vero e proprio». Una rivoluzione che portò una crescita esponenziale di pescherecci. Se ne contavano circa 80 in quegli anni. Un boom reso possibile proprio dalla presenza del Porto di Corigliano.
E anche su questa infrastruttura Mastro Tonino ha le idee chiare: «Qualsiasi progetto che prevede una crescita per il territorio merita di essere sostenuto. Il Porto è grande e profondo. Può accogliere le barche dei pescatori, le navi da crociera dei turisti, le attività di carico e scarico e, perchè no, anche grandi progetti come quelli della multinazionale statunitense Baker Hughes».
L'atteggiamento di Mastro Tonino è di un coraggio disarmante. Ha ampie vedute e guarda al Porto come uno dei tanti tesori della Città. Un bene non solo da custodire, ma da rendere il più produttivo possibile, in quanto «non può vivere di solo pescato».
«Chi teme che queste prospettive future possano far morire la pesca si sbaglia - aggiunge. Ha paura di questo progetto solo chi si affida al "sentito dire". Chi ha pregiudizi e paura non cresce. Mi fido delle competenze dell'Ammiraglio Agostinelli. Se sta valutando di trasformare una parte del Porto in scalo industriale, significa che questo non può che essere un progetto all'avanguardia e sicuramente meno inquinante delle attività di carico e scarico delle chiatte marittime colme di ferro vecchio. Non dobbiamo guardare e tutelare solo il "nostro orticello". Un investimento di questa portata sarà in grado di dare lavoro e ricchezza a tutto il territorio».
La visione di Mastro Tonino va anche oltre: «Facendo anche il commerciante ittico ho girato tanti Porti d'Italia e nei più importanti scali è sempre presente la Marina Militare. Potrebbe essere una svolta la loro presenza anche qui a Schiavonea. Una banchina dedicata ai militari potrebbe portare lustro a tutto il borgo; senza dimenticare il loro apporto per la sicurezza in mare. Tragedie come quella avvenuta a Cutro potrebbero essere evitate».
Tonino è un vulcano di idee e voglia di fare. «Ho il fuoco nelle vene». Non sorprende che sia stato anche consigliere comunale negli anni '90.
«Il mio amore per il territorio mi ha spinto tante volte a mettere il bene della comunità prima di quello personale. Quando sono sceso in politica ho lasciato il mio lavoro di costruttore. Avevo realizzato 130 appartamenti in tre anni, ma non volevo che quella attività potesse trarre alcun tipo di beneficio dalla mia nuova posizione in consiglio comunale».
Tornando al presente, Tonino incalza: «Amo la mia Città; credo abbia tante potenzialità, ma bisogna saperle gestire».
Tonino è al Porto tutti i pomeriggi dalle 15 alle 17: «Guardo i pescatori che rientrano». Quell'immancabile appuntamento quotidiano non è solo un nostalgico appiglio alla vita del passato, ma anche un modo per restare ancorato alla sua comunità marinara.
«Spero tanto che il futuro sia roseo per Corigliano-Rossano. Lo spero soprattutto per i miei nipoti, i più bei ragazzi al mondo» aggiunge mostrandomi fiero le loro foto. «Ma le cose non possono cambiare senza l'impegno di tutti. Ognuno metta in campo le proprie competenze. Se non sai fare qualcosa, circondati di persone migliori di te, che sono in grado di fare... Non si può restare immobili aspettando che le cose cambino da sole. Le dobbiamo cambiare noi. Ora».