35 minuti fa:Si intensifica il traffico sulle strade nei weekend: Anas monitora e presidia le arterie critiche
8 minuti fa:Paziente in cura al Sert di Castrovillari sfascia il pronto soccorso di Corigliano
2 ore fa:Cariati certifica 10 mln di disavanzo, Le Lampare: «Compromesso il futuro di Cariati»
17 ore fa:Conclusa la 2^ edizione del Concorso Letterario Nazionale di Narrativa Breve “Riccardo Sicilia”
1 ora fa:Il Polo infanzia Magnolia festeggia i suoi primi 20 anni con un nuovo brand
17 ore fa:Iniziative umanitarie: Garofalo propone a Cassano Jonio di accogliere i bambini di Gaza
2 ore fa:L'Unical cresce e dà avvio a nuove assunzioni
4 ore fa:A Corigliano-Rossano nasce la prima rete antiviolenza della Calabria
3 ore fa:Truffa aggravata ai danni dello Stato: sequestrato un resort a Villapiana | VIDEO
1 ora fa:La comunità di Amendolara festeggia i 10 anni di sacerdozio di don Nicola Mobilio

La produzione agricola della Sibaritide sempre meno competitiva: quando la piastra del freddo?

3 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Da anni si parla, si discute, si promette. Ma nel cuore della Sibaritide, lo scrigno d'oro della Calabria del nord-est, un'infrastruttura cruciale per il rilancio dell'agricoltura resta un miraggio: la piastra del freddo. Un progetto strategico di cui si parla da decenni ma che - come spesso accade a queste latitudini - non è mai stato concretizzato. Un'opera che potrebbe dare un senso compiuto alla straordinaria produzione agricola locale, oggi penalizzata da carenze strutturali che ne limitano la competitività sui mercati.

La Piana di Sibari è un vero e proprio eden agricolo: dalle distese di agrumi, con in testa le prelibate clementine, alle rigogliose coltivazioni di drupacee – pesche, albicocche, ciliegie, mandorle, fragole – fino all'olivicoltura, tra le più importanti del Mezzogiorno. Eppure, questa ricchezza resta in gran parte inespressa, intrappolata in un sistema atnico che manca di adeguate infrastrutture logistiche e di una visione d'impresa capace di valorizzarla appieno.

Calabria del nord-est terreno coloniale per gli hub commerciali di altre regioni 

Come evidenziato dagli Ordini degli Ingegneri e degli Agronomi e Forestali della Provincia di Reggio Calabria, la mancanza di una piattaforma del freddo è una beffa per l'intera regione. Le eccellenze ortofrutticole calabresi, infatti, diventano spesso appannaggio di cooperative e poli logistici di altre regioni (Campania, Puglia e Basilicata in primis). Queste ultime, utilizzando il territorio calabrese come base produttiva, trasferiscono nei loro hub commerciali i prodotti appena raccolti. Un meccanismo che, di fatto, depaupera la Calabria del valore aggiunto derivante dalla commercializzazione, un valore che sovente supera persino quello riconosciuto alle aziende produttrici.

La piastra del freddo non è semplicemente un magazzino refrigerato; è un hub logistico e di sviluppo, capace di interconnettere la produzione agricola con i mercati globali, garantendo la conservazione ottimale dei prodotti, l'allungamento della loro shelf-life e la possibilità di accedere a catene di distribuzione più ampie e remunerative. I benefici sarebbero molteplici: dalla valorizzazione delle produzioni agricole locali alla creazione di nuova occupazione qualificata, dalla integrazione tra porto, ferrovia e sistema produttivo interno al supporto alle politiche europee sul Green Deal. Per noi e per i ragionamenti che si sentono nel nostro dibattito pubblico, sembra fantascienza!

Dai piccoli progetti alla grande visione: il ruolo delle Istituzioni

Se la carenza di una radicata cultura d'impresa nella Piana di Sibari è una sfida complessa da affrontare, pur con lodevoli eccezioni come l'esperienza della Cooperativa Morgia di Corigliano-Rossano – un modello virtuoso di commercializzazione ortofrutticola da cui molti dovrebbero trarre ispirazione –, le carenze infrastrutturali richiedono un intervento deciso da parte di enti di settore, istituzioni e politica.

Prendiamo l'esempio del GAL della Sibaritide. Il Gruppo di azione locale, si è distinto per la sua capacità di intercettare ingenti finanziamenti europei per il tramite della Regione Calabria (si pensi ai 14 milioni di euro nell'ultima programmazione), ma tende a frammentare queste risorse in una miriade di piccoli progetti (addirittura 192 nell'ultima programmazione) distribuiti sui diversi comuni del territorio. Progetti spesso scollegati tra loro, nati e morti nel giro di pochi mesi, la cui utilità a lungo termine per il sistema territoriale è quantomeno discutibile.

Non sarebbe il momento di invertire la rotta? Non si potrebbe convogliare una parte significativa di questi fondi, o intercettarne di nuovi nell'ambito dei progetti ZES, per mettere a terra un solo, lungimirante e ampio progetto come la realizzazione della piastra del freddo?

Certo, un'operazione del genere potrebbe scontentare qualche sindaco, impedendo loro di "vantarsi" di aver intercettato 10 mila euro per opere effimere. Ma a fronte di questo, la comunità e l'economia della Sibaritide si ritroverebbero con un'opera utile a tutti, strategica e capace di rilanciare concretamente un territorio che, come ci si racconta da sempre, è naturalmente vocato all'agricoltura.

Gli Ordini professionali, come gli ingegneri e gli agronomi, - dicevamo - hanno già ribadito la loro disponibilità a collaborare attivamente all'idea progettuale e alla pianificazione. Sanno bene che una piattaforma del freddo non è solo un'opera di ingegneria logistica, ma un'infrastruttura di sviluppo e di connessione per il futuro, una speranza per i tanti giovani calabresi che, alla ricerca di lavoro e di luoghi dove mettere in gioco le proprie conoscenze e competenze, continuano ad abbandonare questa terra.

La Calabria del nord-est ha ancora oggi l'occasione di dimostrare che la qualità dei suoi prodotti può viaggiare di pari passo con la qualità delle sue infrastrutture. Deve solo osare attraverso i suoi rappresentanti istituzionali. È tempo di trasformare un dibattito ventennale in fatti concreti. Non lasciare che questa sia un'altra occasione mancata. La Sibaritide e la sua agricoltura, sicuramente, meritano di più.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.