La bottega Salerno di Nocara compie 100 anni: la straordinarietà di sopravvivere lontani dalla modernità
Storie di resilienza. Non un semplice negozio ma un vero e proprio emporio, divenuto nel corso dell’ultimo secolo punto di riferimento per i cittadini nocaresi. Questa attività ha visto l’evolversi di una vita lenta ancorata alle radici
NOCARA – Era il 1922, quando la Marcia su Roma stava per fare entrare il Paese nel tunnel della dittatura per poi librarlo verso il moto della Liberazione, il boom economico e l’era della modernizzazione che rese l’Italia una delle nazioni più forti e strategiche al mondo. Contestualmente a Nocara, nel cuore del versante costiero del Pollino, nel diaframma che divide le serre calabro-lucane dai calanchi materani, apriva per la prima volta i battenti un’attività commerciale che avrebbe seguito, nel solco del tempo, i ritmi lenti di una comunità lontana - ieri come oggi - dalla modernità e fortemente legata alle sue radici.
Stiamo parlando della bottega di "generi alimentari, bevande e diversi" (che già il nome dà il senso del mondo narrato) di Giambattista Salerno, non un negozio qualsiasi ma un vero e proprio emporio dove all’interno c’era e continua ancora oggi, a distanza di centro anni, ad esserci di tutto, quanto necessario per la sopravvivenza di un popolo di montagna. Poche anime all’epoca, pochissime adesso. Nel 1922 Nocara contava su una popolazione di poco più di mille persone residenti, perlopiù dedite all’agricoltura e alla pastorizia. Ora su quelle alture ci vivono poco più di 300 persone che affrontano ogni giorno la sfida dell’isolamento e dello spopolamento incessante.
Nonostante tutto a Nocara continuano a sussistere due certezze: la chiesa madre di San Nicola di Bari, protettore della comunità, ed il negozio dei Salerno che proseguono nel portare avanti la loro attività ormai da tre generazioni. L’eredità di nonno Giambattista che aprì per la prima volta le porte della bottega fu raccolta dal figlio Nicola nel 1953 e poi, nel 1985, dal nipote Vincenzo che da 37 anni continua ad affettare salami, a dispensare pane ma anche a fare gelati, a servire un liquore o un amaro e ogni altro bene di prima (e secondaria) necessità ai suoi concittadini. Un piccolo eroe dei nostri giorni, lo si potrebbe definire. Perché fare impresa in un centro dimenticato dalla civiltà, dove tutto è scandito dai disagi, è davvero un’azione eroica. Sarebbe bello che questa attività che resiste da 100 anni fosse riconosciuta come tale anche dalle istituzioni! Anche perché, probabilmente, è una delle poche botteghe in Calabria che può fregiarsi di essere costantemente in attività da un secolo e per di più in un'area depressa, periferica e di confine.
Senza dubbio questo è motivo di vanto e orgoglio per i nocaresi e per il sindaco della cittadina cara ad Epeo, Maria Antonietta Pandolfi, che nei giorni scorsi, proprio in occasione, del centesimo anno di attività ha voluto festeggiare il traguardo raggiunto dai suoi concittadini con un momento ufficiale ed istituzionale. Una festa umile, come del resto si usa ormai nei paesi dell’entroterra, ma carica di significato e affetto, che ha raccolto un intero paese attorno alla famiglia Salerno per celebrare insieme questo traguardo. Ma il vero segreto di questo negozio non è la sua longevità in un luogo lontanissimo dalla civiltà. «Ciò che rende unica la famiglia Salerno è la sua onestà, umiltà e gentilezza da sempre» a dirlo è proprio il sindaco Pandolfi. È l’elisir della tradizione calabrese, quella dei valori e dell’onore.
La speranza è che dopo Vincenzo Salerno, che presto andrà in pensione, ci sia qualcun altro – magari tra gli eredi – disposto a raccogliere la sfida di una delle botteghe più longeve di una Calabria perduta.