Conosciamo Giovan Leonardo Amarelli (1590-1667), Conte Palatino e Priore dell’Università di Messina
Questo nostro concittadino, di nobile e facoltosa discendenza, fu un noto Giureconsulto e Cattedratico del 1600. Ecco in breve la storia della sua vita, narrata dall’abile penna del professor Carlino
Nei riferimenti e nelle informazioni storiche, relative alla storia degli Amarelli, sappiamo che la nobilissima famiglia manifestò inizialmente la propria presenza sul nostro territorio intorno al secolo XI e precisamente nella vicina Città di Corigliano, oggi, dopo le recenti elezioni, unica realtà urbana insieme a Rossano, con il nome di Corigliano-Rossano. Notizie in tal senso, ormai consolidate, sono riportate anche da talune pagine web tra cui quella riportata a piè di pagina 1.
Ugualmente è risaputo che la famiglia, all’epoca di Olimpia Aldobrandini Principessa di Rossano, «Città signorile, ed arcivescovile del Regno di Napoli nella Calabria Citeriore sulla Lucina, e sul Celano, dodici leghe a N.E. di Cosenza con 7.700 abitanti, li quali trafficano di capperi, zafferano, olive, pece e catrame che raccolgono nel loro territorio» 2, come ci ricorda Enrico Bacco Alemanno, figurava insieme a quelle degli «Adimari, Alessandri, Armengari, Britti, Campagna, Caponsacchi, Citi, Curti, Ferrari, Foggia, Interzati, Maleni, Manarini, Mezzomonaco, Muro, Negri del Murio, Ponthij, Rapani, Risi, Tagliaferro, Toscani, Zanfini e altri» 3 nell’elenco delle famiglie nobili rossanesi, e alla stessa appartennero personalità importanti che godettero di ampia e meritata fama per le eccezionali qualità e le opere egregie.
Basta soffermarsi sui nomi di alcuni esponenti della famiglia, con il cognome credo più illustre di Rossano, legato particolarmente alla produzione e al mercato della liquirizia, per rendersi conto come la stima e il prestigio, a distanza di secoli, ancora oggi, rimangono immutati.
A confermare questo mio ragionamento introduttivo sulla figura del conte Gio. Leonardo Amarelli mi viene in aiuto quanto riportato in una breve nota da Luigi Jaccarino nella sua opera, dove al riguardo così riferiva: «Di questa nobilissima famiglia si citano un’infinità di personaggi illustri che si distinsero nelle scienze, nelle armi, e nelle dignità ecclesiastiche non escluso il beato Giorgio Amarelli che fu Abate generale dell’ordine di S. Basilio Magno, e fra gli altri si annovera come appartenente a questa famiglia il Papa S. Zosimo, che nacque in Rossano li 12 giugno dell’anno 363 il quale vestì l’abito di S. Basilio Magno, e fu innalzato alla sede pontificia li 26 marzo dell’anno 417» 4.
Ma si potrebbe continuare con il cavaliere e famoso capitano Alessandro Amarelli, morto in Palestina agli inizi del XII secolo (1103) dopo aver combattuto contro gli Arabi insieme al re Baldovino, e dove, come ci ricorda Domenico Martuscelli, «Lo zelo e il valore, che in varj riscontri mostrò Alessandro in Palestina, il fece divenire una delle persone più care e più stimate da quel sovrano» 5; con Francesco Amarelli, anche lui ardito capitano, vincitore della battaglia d’Otranto morto nel 1514, Matteo Amarelli, come ci dice ancora Jaccarino che «fu insigne cavaliere e capitano nella notissima guerra del 1328 tra Carlo V Imperatore, il Papa, il Re di Francia, la Gran Bretagna e Venezia, ove egli dette non equivoci contrassegni della sua perizia nelle cose militari e del suo valore.
Il di lui figlio Giovan Battista Amarelli fu anche insigne cavaliere e capitano, che seguendo le orme paterne, si distinse per l’eroiche sue gesta nella guerra d’Africa sotto lo stesso Carlo V dal quale nel 1535 fu prescelto a comandante di un’armata di mare spiegata in Africa pel conquisto della Goletta e di Tunisi dove gloriosamente morì in battaglia combattendo con somma energia e coraggio per suo Imperatore, che lo avea cotanto beneficato» 6.
Tutti personaggi di cui abbiamo già ampiamente parlato anche attraverso la presente testata. E la schiera potrebbe continuare con Vincenzo Amarelli, difensore della patria votato alla difesa di un’idea nazionale e politica nonché maestro del liberale Luigi Settembrini, scrittore e personaggio di rilievo del Risorgimento italiano e andare avanti ancora a lungo con altri della famiglia più contemporanei, ma il contenuto del mio discorrere riguarda il conte palatino Giovan Leonardo Amarelli, anche lui personalità di spicco della famiglia, cattedratico, giureconsulto, Priore dell’Università di Messina, morto nel 1667.
Come già anticipato, proveniente da Corigliano, la famiglia Amarelli, proprio in virtù delle praticate attività commerciali, nel XVI secolo fissò la propria dimora a Rossano.
Di nobile e facoltosa discendenza Giovanni Leonardo Amarelli figlio di Cornelio, e Vittoria de’ Caponsacchi, nacque a Rossano sul crepuscolo del XVI secolo, per la precisione il 21 maggio del 1590 giorno prima della festa dell’Ascensione. Fu subito abbastanza evidente, soprattutto alla famiglia, che Leonardo già da piccolo avesse qualità e spiccate doti tanto da persuadere il padre Cornelio, istruito e colto, soprattutto nelle materie storiche e giuridiche di indirizzarlo verso l’apprendimento, come dice Jaccarino “delle lingue dotte, e delle belle lettere”, affidandolo alle premure di figure in quel momento più erudite, tracciandone così future e fortunate affermazioni.
Giovan Leonardo ben presto suscitò meraviglia all’interno dei suoi stessi educatori, pertanto, completati gli studi, per volere della famiglia si trasferì a Roma dove con esiti più favorevoli, poteva consolidare la sua già avanzata formazione avendo la disponibilità di importanti cattedratici e professori nelle scienze giuridiche e letterarie, che certamente gli avrebbero consentito di perfezionare la sua preparazione, il coraggio, l’audacia e la maestria degli esperti e importanti avvocati del foro napoletano, allora santuario del diritto.
All’età di 21 anni, nel maggio 1611, Giovan Leonardo conseguì la laurea dottorale nelle Scienze e nel Diritto, dimostrando immediatamente il piglio del grande esperto di diritto, attraverso la sua praticità nelle attività del foro e la padronanza nell’arte oratoria. Assecondando i desideri del padre Cornelio ritornò a Rossano dove si trattenne per breve tempo e allo stesso modo constatare che il luogo era inadatto alle sue aspirazioni.
Molti si occuparono della biografia di Leonardo Amarelli fra cui L. Accattatis che, in uno dei suoi passaggi così riportava: «[…] per consiglio dell’Arcivescovo Luzio Sanseverino prese la risoluzione di portarsi nella Capitale del mondo Cattolico. Imbarcatosi dunque in Paola per conferirsi in Roma, dopo un giorno di viaggio si levò un vento contrario, che spinse il naviglio verso le coste di Sicilia; e fu allora necessità di entrare nel Porto di Palermo e di mettere piede in quella Città. Pochi giorni di dimora gli dettero agio di conoscere colà le persone più distinte per nobiltà e per talenti; e le quotidiane conversazioni con esse gli conciliarono in brevissimo tempo la stima e l’ammirazione universale. Questa circostanza gli fè abbandonare il primo progetto, ed adottare il consiglio di quivi rimanersi. Infatti l’effetto che poi seguì giustificò la sua decisione. Poiché applicatosi ivi alla letteratura della Giurisprudenza divenne primario interprete di quell’almo Collegio. Un successo di felici avvenimenti per le cause che gli aveva perorate in quel Regio Foro divulgarono rapidamente la fama del suo nome per tutta quella Isola. La Città di Messina, emula allora delle Città più colte usò cure non interrotte per richiamarlo al suo seno, affine di energicamente avviare il suo Ateneo. Egli ben volentieri si determinò ad andarvi non per l’utile duplicato che ne ottenne, ma per la comodità e per la vicinanza di avere corrispondenza coi suoi parenti in Rossano. Appena ivi giunto fu aggregato all’onore di ballottare coi nobili di quell’illustre Senato, e per quaranta e più anni avendo insegnato in quell’Università di studi, ebbe il titolo di Bis-Conte, e fu più volte prescelto all’onore di orare in presenza del serenissimo D. Giovanni d’Austria (1). Una lunga serie di onorate fatiche lo elevò finalmente al grado di Priore nella prefata Università, e Collegio di Messina, ch’era il maggior posto dei Giureconsulti per la facoltà di creare i dottori. Cristoforo Ricci in questa occasione gli diresse un componimento: Nuovo Prior, degno di eterni onori, / Altro trono ricerca al merto eguale; / Giacché appo Te si mostra abbietta e frale / Ogni opra degna d’immortali allori. / Sciolga il Caistro i cigni più canori /Per cantar le opere tue fin dal natale; / Dicano, se si può: più che immortale / Regna il tuo nome negli eterei cori. / Prior ti elesse già: tuoi pregi pesa / Col tempo Zancle, si famosa al mondo, / Che sol per te di se maggior si è resa. / Grado miglior Ti serba; Essa nel fondo / Del cor Te il disignò, ma non palesa, / E anche io so quel che merti, e lo nascondo» 7.
La fama di Leonardo Amarelli si poteva leggere anche attraverso i numerosi suoi manoscritti, ed in particolare come riporta ancora Jaccarino nell’opera di Giovanni Battista Scuro, stampata in Messina nel 1629, dal titolo: Expositio Aurea in quartum librum Institutionum imperialum, da cui emerge che Giovan Leonardo fu artefice anche della fondazione di varie accademie e risvegliò l’entusiasmo di diversi Licei. Inoltre, la sua piacevole e convincente abbondanza di parola servì a risolvere le più complesse controversie di legge a domanda dei più famosi giureconsulti del momento. La sua gloria lo rese tanto popolare da fargli pervenire lodi e dedicazioni di opere.
Fu in questo stesso periodo che il rossanese Carlo Blasco, volendo accingersi a compilare la Storia della città di Rossano, secondo quanto ancora ci trasferisce Jaccarino nella sua opera «gli chiese per questa delle notizie con una sua lettera, ed alla fine di essa appose il seguente sonetto scritto alla maniera di quei tempi: Nel tuo sol Microcosmo, o Palatino, / Felice atleta ed Orator profondo, / Unite insiem per singolar destino / Le grandezze di un Mondo ammira il mondo. / Ogni gran dicitor, benché divino / In Te ritrova il paragon secondo; / Ed ogni altro splendore a Te vicino / Sembra un languido lume a un antro in fondo. / Solo per Te la Sicula Minerva / Va riverita, e pel tuo lume chiaro / Tutto il prisco splendore ancor conserva; / Quindi, Amarelli, io Te trattando imparo / Come di tue virtù la gran caterva / Per lume e vita va cogli astri a paro» 8.
A scrivere note di elogio su Giovan Leonardo Amarelli sono stati, altresì, in tanti come ci riferisce l’Accattatis: «Tommaso Aceto nelle note al Barrio stampate in Roma nel 1737 nella p. 271, Lib. V, Cap. IV, il quale così parla di lui: Joannes Leonardus de Amarellis in Jurisprudentia clarissimus Cathedraticus Messanea, ubi obiit anno 1667; ut ex inscriptione, quae ibidem extat. Il Dottore e cavaliere Filadelfo Mugnos nel Teatro della Nobiltà del mondo, pubblicato in Napoli nel 1860 p. 421 annoverando la famiglia Amarelli tra le più cospicue, e dicendo che dessa è stata illustrata da molti virtuosi soggetti di armi e di lettere, soggiunge: Conosco io il Conte Palatino Amarelli di Rossano, Lettore negli studii di Messina soggetto dottissimo, e mio compatrono nel Dottorato. Placido Reina Conte palatino e primario professore di Filosofia in Messina nella sua opera, che ha per titolo Notizie Storiche della Città di Messina, tradotto in Latino da Giov. Lorenzo Moscheim, data alla luce in Leida nel 1723, nella pagina 44 della parte seconda ci ha lasciato di lui la seguente memoria: “Joannes Leonardus Amarellius Roscianensis, vir splendore natalium et licterarium exime cognitione per illustr. Professor Messanensis primarius longe celeberrimus, legum et Jurium urbis nostrae defensor peregregius, sacrae epistolae partes constanter tutatus est, hostiumque ejus iniquis criminationibus in variis conventibus acriter se apposuit” 9.
La grandezza dell’Amarelli si evince soprattutto dai suoi molteplici e pregiati manoscritti che comprendono, come ancora ci ricorda l’Accattatis, «Istituzioni di Legge canonica e Civile. Commenti e Dilucidazioni sulle Istituzioni, sul Digesto e sul Codice di Giustiniano. Commentarii sulle Consuetudini dei feudi; moltissime Allegazioni ed Orazioni; tutte cose appartenenti alla scienza da lui prediletta, e comecchè era egli versatissimo in ogni ramo del sapere umano, così lasciò ancora tre grossi volumi, nei quali sono da lui maestrevolmente trattate le principali Dottrine Teologiche, e un volume composto di tre libri sulla Logica, e finalmente un altro contenente gli Elementi della Fisica. Tutte queste opere sono scritte in egregio latino e con quella eloquenza e chiarezza, ch’è tanto propria degli ingegni elevati e raffinati in ogni scienza» 10.
Si unì in matrimonio nel 1615 con donna Vittoria Colonna, discendente da nobile famiglia romana, figlia di Giovan Battista Colonna, dalla quale unione nacquero Carlo e Lucrezia Antonia, battezzati, da quanto ci riporta sempre il Jaccarino, “dagli eminentissimi cardinali Pietro Aldobrandino, e Luzio Sanseverino” 11.
Dopo la morte della prima moglie, Giovan Leonardo Amarelli, nel 1653 celebrò il suo secondo matrimonio con la Sig.ra Flavia Bisignano, appartenente ad una nota e importante famiglia siciliana, ma dalla quale non ebbe figli. Concluse la sua vita terrena il 3 novembre del 1667, e le sue ceneri giacciono nella chiesa dei Padri Cruciferi di Messina.
In ultimo non può non essere ricordata la grande sensibilità e l’altruismo dell’Amarelli nel disporre l’elargizione alle classi sociali più povere di parecchi suoi averi, come pure quelli lasciati a diverse chiese fra cui quella di S. Francesco d’Assisi in Palermo che proseguì nel ricordo della sua illustre memoria.
BIBLIOGRAFIA
1 https://fr.wikipedia.org/wiki/Amarelli.
2-3 E. Bacco Alemanno, Nuova e perfettisssima …, p. 131.
4-6-8-11 L. Jaccarino, Vite e ritratti degli uominii celebri di tutti i tempi e di tutte le nazioni opera di molti letterati italiani ampliata e corredata di note storiche e geografiche, Volume I, Parte II, dalla Tipografia di Gaetano Nobile, Napoli, 1840, p. 503-504, 508-509.
5 D. Martuscelli, Biografia….
7-9-10 L. Accattatis, Le biografie… pp. 181-182, 185-186 [(1) Secondo Luigi Jaccarino, figlio naturale di Filippo IV e di una Commediante].