«Io col Covid e con una brutta polmonite, salvato dai medici del "Giannettasio"»
La commozione e i ringraziamenti di Clemente Casacchia ai medici e allo staff del Polo Covid di Corigliano-Rossano: «Pensavo di non farcela ma le loro cure e le preghiere mi hanno dato nuova vita»
CORIGLIANO-ROSSANO - Di Covid ci si ammala, anche seriamente o in modo irrimediabile. Ma dal Covid si guarisce anche. Anzi, spesso è così, anche quando la situazione è critica. Servono solo pazienza, perseveranza e ovviamente le cure giuste. Oggi vogliamo raccontarvi al testimonianza, giuntaci in redazione, di un giovane imprenditore di Corigliano-Rossano che nei mesi scorsi è stato affetto da coronavirus Sars-Cov-2 in una forma abbastanza seria. La sua storia è strappalacrime e racconta anche il lato positivo di questa tragedia universale che tutti, da un giorno all'altro, ci siamo trovati a vivere: tra incerte, paura e ansia.
E sono proprio i sentimenti che Clemente racconta nella lettera, scritta di suo pugno e inviata ai medici che nelle settimane malattia lo hanno curato, gli sono stati vicini, si sono presi cura di lui, con professionalità e dedizione nel Polo Covid del "Nicola Giannettasio" di Corigliano-Rossano. Ecco la lettera di Clemente ai suoi angeli
Molto spesso l’opinione pubblica è propensa a mettere in evidenza solo gloi aspetti negativi in merito alla sanità del sud, per cercare chissà quali aiuti al nord dimenticando di avere nei nostri ospedali medici ed equipe di eccellenza.
La mia vuole essere una testimonianza vissuta in prima persona nel reparto Covid dell’ospedale “Nicola Giannettasio” di Rossano, che sin da subito ha mostrato un senso profondo di una vera umanità da parte di tutto il personale medico e paramedico.
Sono stato ricoverato la nottte del 3 febbraio scorso affetto da covid, con diagnosi di polmonite e un’acuta insufficienza respiratoria. Era in me maturata la consapevolezza, accomunata da ansia e paura, che in questi casi regna sovrana, che la situazione potesse precipitare da un momento all’altro.
Alla luce di quanto stiamo ancora assistendo in questi giorni, alla perdita di vite umane spesso ancora giovani, mi sento di essere stato tra i fortunati ad aver scampato il pericolo per la mia vita.
Le cure, la passione e soprattutto la pazienza dei sanitari, nonché le mie incessanti preghiere, hanno ristabilito in me la voglia di ricominciare a vivere come prima.
Esprimo per tutto ciò la mia profonda gratitudine ai medici dottori Gaudio, Rago, Arcudi, alle dottoresse Salerno, Greco, Ianni e al direttore responsabile Malomo, e a tutto lo staff infermieristico. Sarò testimone come uomo, padre e imprenditore della vostra bravura.
Grazie, grazie di cuore
Siamo certi che quella di Clemente non sia l'unica storia a lieto fine di questo lungo e drammatico periodo di pandemia che ha investito il Mondo e che negli ultimi mesi sta sferzando ferocemente il nostro territorio. Certo, questo non significa che non restino disagi e situazioni precarie. Che, se risolte, potrebbero mettere proprio quei medici, quegli infermieri, quegli operatori sanitari che oggi salvano vite nelle condizioni di operare con più serenità, con più forza, con più speranza nel futuro. Sono loro una riserva preziosa. Il problema è che sono pochi... e ora sono anche sfiniti.