Giovanni Scorzafave ci fa riscoprire il personaggio coriglianese Francesco Dragosei
Dragosei, un personaggio troppo avanti con le idee per il tempo nel quale ha vissuto
CORIGLIANO-ROSSANO - “Francesco Dragosei – Luci ed ombre di un personaggio poliedrico della mia città: Corigliano Calabro” (Libreria Il Fondaco edizioni) è il titolo del nuovo volume dello scrittore e studioso coriglianese, Giovanni Scorzafave.
Nelle 200 pagine che compongono il lavoro, non facile, condotto dall’autore, traspare in tutta la sua portata e imponenza Francesco “don Ciccio” Dragosei. Un personaggio troppo avanti con le idee per il tempo nel quale ha vissuto, nella Corigliano di fine ottocento e fino ai primi drammatici momenti dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Dragosei ebbe il grande pregio di leggere in maniera chiara e lucida quali potevano essere le attività sociali, culturali e commerciali che, da li a poco, avrebbero contrassegnato l’avvio di quel progresso socio-economico che, non solo Corigliano e la Calabria attendevano, ma l’Italia intera.
La sua poliedricità, il suo modo vulcanico di portare avanti le proprie iniziative lo hanno consegnato in maniera chiara ed indelebile alla storia della città di Corigliano. Il lavoro minuzioso e sapiente dell’autore contribuisce in maniera preponderante a far emergere il genio e la sregolatezza del Dragosei. Corigliano ha ricevuto tanto da questo personaggio, ma anche lui ha ricevuto tanto da una comunità che ha dovuto vincere diversi momenti particolarmente delicati, che l’avevano portata a continue divisioni sul suo operato, alla fine, però, emerge in maniera chiara, dalle pagine di questo libro l’amore, la stima e il ringraziamento che i coriglianesi hanno tributato a don Ciccio.
Come leggere diversamente il “perdono” che la città gli attribuirà in occasione del suo ritorno dopo avere scontato la condanna per l’uccisione della moglie adultera. Non un “perdono” fine a se stesso, ma dettato non solo dall’attività imprenditoriale del Dragosei, ma anche dal suo impegno politico. Don Ciccio incarnava il ruolo del politico amante della democrazia, della trasparenza e della legalità. Per il nostro la politica doveva essere, solo ed esclusivamente, al servizio della comunità. Più volte, basta leggere le cronache del tempo su “Il Popolano”, Dragosei entrò in aperto conflitto con il Consiglio comunale, accusando i colleghi consiglieri di “collusione” con il malaffare, i quali si erano dimenticati dell’essenza che era alla base del mandato elettorale: fare il bene della città e dei cittadini.
Ecco perché anche da questo punto di vista don Ciccio è stato un esempio da offrire alle nuove generazioni, ma anche, perché no, agli attuali politici nostrani. E allora come potevano i coriglianesi non perdonare quest’uomo, che pur vittima di alcune debolezze insite dell’animo umano, comunque era stato sempre dalla loro parte. Filosofo, politologo, precettore, scienziato e perfino medico, Francesco Dragosei fu una delle menti più brillanti di Corigliano Calabro proprio per la sua insaziabile curiosità e passione per lo studio: un autentico 'polimathes', termine greco che indica «colui che ha appreso molto».
«Tutti gli uomini per natura tendono al sapere e al fare».
Fu seguendo questo principio, che don Ciccio Dragosei visse tutta la sua vita. Non solo s’interessò a ogni disciplina che attrasse la sua curiosità – per quanto sia ricordato principalmente come imprenditore –, ma perseguì la verità anche quando significò opporsi a coloro che lo avevano protetto, fossero questi compagni di cordata. Ha sempre creduto fermamente in tutto quello che decideva di fare. Ha dilapidato il proprio patrimonio finanziario per correre dietro al progresso, per dare alla città di Corigliano una dimensione decisamente alta e diversa rispetto a tante altre realtà similari del Sud. In tutto quello che faceva Dragosei non ha mai pensato al profitto fine a se stesso, sapeva che queste continue “scorribande” imprenditoriali gli sarebbero costate care, ma lui non si fermava certamente di fronte al primo ostacolo. Era convinto che il realizzare un giornale avrebbe contribuito a far crescere il dibattito sociale e culturale in città, e lui non ci ha pensato su due volte a creare “Il Popolano”. Questo giornale è stata la palestra culturale di fior di coriglianesi e non solo, figli illustri che hanno dato libero sfogo alle proprie idee, attraverso il piombo prodotto e composto nella tipografia del Dragosei. Cito solo alcuni nomi: Italo Carlo Falbo, diventato direttore del più diffuso quotidiano romano; Ostilio Lucarini, giornalista e scrittore a Bologna; Giuseppe Tricarico, giornalista e scrittore a Napoli; Italo Dragosei e Luigi Bruno, giornalisti e scrittori a Roma; per non parlare poi di Luigi Patari, Francesco Maradea, Guglielmo Tocci, Alessandro Pasquale Dragosei (suo zio), Pasquale e Domenico Gallerano, Nicola e Vincenzo Gallerano. Ma Dragosei non si adagiava mai sugli allori, anzi per lui era vitale incrociare nuove sfide sociali, economiche e imprenditoriali. Francesco Dragosei giornalista, editore, tipografo, musicista, impresario teatrale e cinematografico, amministratore comunale, per oltre 50 anni protagonista della vita cittadina. Mezzo secolo vissuto da protagonista, capace di affrontare da solo l’intera società.