«L’aeroporto di Crotone non si tocca»: la Barbuto attacca Mundo. Ma nessuno ha mai chiesto di chiuderlo
L’ex parlamentare M5S parla di «prevaricazione sul territorio crotonese». Ma la sua lettura è sbagliata: nessuno propone di cancellare lo scalo pitagorico. Il nodo vero è un altro: è Crotone che ha scelto di spostarsi verso Catanzaro/Lamezia

CORIGLIANO-ROSSANO – «L’aeroporto di Crotone non si tocca». Così Elisabetta Barbuto, già parlamentare e oggi coordinatrice provinciale del Movimento 5 Stelle, ha replicato alle dichiarazioni del sindaco di Trebisacce, Franco Mundo, che nei giorni scorsi aveva rilanciato con forza la vertenza per la costruzione dell’aeroporto della Sibaritide.
Una replica dura, quella della pentastellata, che in una nota diffusa alla stampa parla apertamente di «prevaricazione e prepotenza nei confronti del territorio crotonese» e accusa il primo cittadino di Trebisacce di voler «sponsorizzare un preteso aeroporto di Sibari a scapito dello scalo pitagorico».
Secondo l’ex deputata, quella del sindaco Mundo sarebbe una visione miope, fondata sul campanilismo e su una presunta «lotta fratricida» tra territori calabresi. Nella sua lunga nota, Barbuto denuncia la tentazione di qualcuno di voler sostituire Crotone con un nuovo aeroporto a Sibari e definisce «vergognoso» il solo ipotizzare di rinunciare alla costruzione della nuova Statale 106 per privilegiare un’infrastruttura aeroportuale nella Sibaritide.
Rivendica, inoltre, la necessità di completare entro il 2026 l’elettrificazione della linea jonica e di finanziare un collegamento ferroviario diretto tra Sibari e l’aeroporto di Crotone, «opera già richiesta durante il mio mandato parlamentare» – scrive – e utile per collegare l’intera area nord della Calabria allo scalo di Sant’Anna. (puoi leggere qui la nota integrale di Elisabetta Barbuto).
Ma nessuno ha mai detto di voler chiudere Crotone
Le parole della Barbuto, però, sembrano travisare il senso dell’intervento del sindaco Mundo e del dibattito aperto in queste settimane nella Calabria del nord-est. Nessuno – né il sindaco di Trebisacce né altri amministratori del Nord-Est – ha mai sostenuto l’idea di chiudere l’aeroporto di Crotone.
La riflessione, semmai, è un’altra: se il sistema dei collegamenti che si sta costruendo in Calabria continuerà a spingere Crotone verso sud, rendendolo di fatto funzionale all’aeroporto di Lamezia Terme (che da Sant’Anna sarà raggiungibile in meno di un’ora con la nuova SS106), allora il Nord-Est calabrese non può restare isolato e non può che rivendicare quello che è un suo diritto sacrosanto.
Il ragionamento è semplice e logico: se con la nuova Statale 106 il baricentro dei flussi crotonesi si sposterà verso Catanzaro e Lamezia, la grande area Sibaritide–Pollino–Esaro – che conta oltre 250 mila abitanti, un comparto agricolo e turistico in forte espansione, poli archeologici e un porto commerciale e crocieristico a Corigliano-Rossano – dovrà rivendicare un proprio scalo aereo, pena doversi spostare su Lamezia (1 ora e 45 minuti almeno) o negli altri aeroporti extraregionali Bari (2 ore) o Napoli (2 ore e 30 minuti). Non per campanile, ma per una semplice equità territoriale.
Tra l'altro, è dalla Sibaritide-Pollino e dalla nostra testata che nei mesi scorsi è partito un appello accoratissimo, che speriamo venga preso in considerazione con la riapertura della linea ferroviaria jonica, ad attivare un treno navetta shuttle sulla stazione di Isola Capo Rizzuto proprio per trasportare l'utenza del nord-est sullo scalo crotonese in tempi quantomeno ragionevoli. Non ci semrba che da Crotone ci sia stata questo sostanziale supporto a tale ipotesi.
L’errore strategico (che omette Barbuto): uno sviluppo sbilanciato verso sud
Il vero nodo, che la Barbuto non affronta, è la scelta – maturata negli anni in cui lei era parlamentare – di spingere lo sviluppo infrastrutturale di Crotone verso sud, cioè verso Catanzaro e Lamezia, anziché verso nord, in direzione della Sibaritide, andando a superare da subito due gravissimi problemi: l'isolamento di Crotone e la pericolosità di una strada che proprio nel tratto tra Crotone e Corigliano-Rossano miete decine di vittime ogni anno.
Per dirla in modo più chiaro, esplicito e crudo: non è stata certo la Sibaritide-Pollino a scegliere che i 2,5 miliardi di euro per la nuova SS106 venissero spesi per un'infrastruttura che ri-porterà Crotone diritta diritta nelle braccia di Catanzaro!
La nuova Statale 106 Crotone–Catanzaro, infatti, consentirà tempi di percorrenza rapidissimi con la Tirrenica e con l’aeroporto lametino, ma rischia di isolare ulteriormente i collegamenti verso Corigliano-Rossano e Sibari.
È una scelta discutibile anche dal punto di vista della pianificazione logistica: le principali direttrici autostradali (A2 del Mediterraneo e il costruendo Megalotto 3 della SS106), infatti, si diramano proprio da Sibari, naturale cerniera tra lo Jonio, il Pollino e il versante Adriatico.
Tutta la Statale 106 va ammodernata, non solo a sud
Nessuno,quindi, si oppone all’ammodernamento della 106 nel tratto Crotone–Corigliano-Rossano. Anzi, è una priorità che riguarda tutta la Calabria jonica.
Ma anche con la Statale ammodernata a sud di Corigliano-Rossano, l’aeroporto di Crotone – per sua collocazione geografica – finirà inevitabilmente nell’orbita di Lamezia, perdendo autonomia strategica.
Ecco perché la proposta di rilanciare il progetto dell’aeroporto della Sibaritide non è una provocazione ma una riflessione necessaria: la Calabria del Nord-Est, che già paga il prezzo di infrastrutture carenti e di collegamenti deboli, non può restare senza una porta d’accesso aerea soprattutto nel quadro di quella continuità territoriale (che oggi tiene aperto lo scalo del Sant'Anna) che qui non è garantita. Perché - un esempio su tutti - se un cittadino della Sibaritide-Pollino volesse raggiungere in aereo la capitale o il centro Italia, oggi non può farlo, perché i tempi di percorrenza, sia per raggiungere lo scalo aeroportuale più prossimo e tutte le fasi d'imbarco e sbarco, non sono assolutamente convenienti.
Una questione di equilibrio e di buon senso, non di rivalità
La vertenza per l’aeroporto della Sibaritide, insomma, non è una “guerra tra poveri” né un attacco al territorio crotonese. È, al contrario, una proposta per riequilibrare lo sviluppo e garantire pari opportunità a tutti i territori calabresi. Ancor più sotto il profilo commerciale. Siamo certi, infatti, che l'ex parlamentare barbuto sia a conoscenza del fatto che nella Sibaritide, nonostante si producano alcune delle eccellenze produttive del made in Calabria, dalle clementine alle altre varietà di agrumi per finire alle drupacee, i produttori sono messi spalle al muro dalla Grande Distribuzione Organizzata che impone i prezzi pena la deperibilità del prodotto. E qui, nella grande Piana del nord-est, mancano le infrastrutture per contrastare questo strozzinaggio economico a danno dei nostri produttori: manca la piastra del freddo e manca proprio l'aeroporto che coonsentirebbe di aprire gli orizzonti commerciali e la contrattazione. Ma questo lo si capisce solo se si ha una visione d'insieme della Calabria. Perché questa regione potrà crescere – tutta e davvero – solo se ognuna delle sue aree avrà infrastrutture moderne, funzionali e integrate tra loro. E ad oggi non è così!