La Nuova SS106, la Provincia di Sibari... tutte storie scritte in un'unica pagina dello stesso libro
La solita élite del territorio vuole tenere in mano le redini del gioco a discapito di tutti. Non c'entra niente Cosenza; non c'entrano niente i poteri forti. Il problema è qui. È sempre stato qui
A meno che alla fine non prevalga la follia della politica locale, la Nuova Statale 106 tra Sibari e Coserie (Corigliano-Rossano) si farà. Nei giorni scorsi gli uffici della Regione Calabria hanno dato l’ok alla procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale dell’opera, chiarendo quanto c’era da chiarire sia sul fronte della scelta del tracciato (l’unico realizzabile) sia confortando le scelte progettuali proposte da Anas. Questo è chiaro ed è pacifico.
Al netto delle vicende e delle trafile burocratiche, quest’ultime dimezzate grazie alla “protezione” commissariale sotto la quale sorgerà l’opera, occorre fare una riflessione sulla partecipazione democratica.
In molti, che rimangono pur sempre la minoranza rispetto alla collettività, hanno lamentato la mancanza di partecipazione e coinvolgimento attorno al progetto. Viene da chiedersi, però, di quale partecipazione e coinvolgimento parlino. Dacché, oggi, ad essere “infuocati” contro questa opera sono soltanto coloro che sulla grande operazione dell’ammodernamento della Statale 106 hanno qualche interesse da tutelare.
Tutte le obiezioni, ovviamente, sono libere e legittime. Poi, però, bisogna capire davvero quanta consapevolezza c’è dietro le pretese e i preconcetti.
Partiamo dal fatto che nel mondo ideale della mobilità, tutti vorremmo spostarci da una parte all’altra del mondo con il teletrasporto immediato. Sarebbe bellissimo, velocissimo, indolore. Ma non si può. Per spostarci e rimanere aggrappati alla civiltà c’è bisogno di infrastrutture e ogni infrastruttura nasce adeguata al suo contesto e ha bisogno di qualche compromesso, di qualche “cessione”.
A noi serve una strada che ci liberi dalla trappola mortale della SS106 bis. E già questo dovrebbe bastare come condizione unica di contrattazione. Perché una vita umana viene prima di ogni rivendicazione personale, viene prima di ogni concetto di sviluppo, viene prima di ogni visione (atteso che qui, alle nostre latitudini, ce ne sia mai stata una!).
Per fare questo, per spostare il traffico che si sviluppa sulla maledetta centosei, serve un’alternativa. Le possibilità erano due: ammodernare il tracciato esistente, ma avrebbe significato radere al suolo alcune contrade e creare una vera e propria diga tra l’area a monte di Corigliano-Rossano e quella a valle; oppure studiare un’alternativa soft che consentisse di spostare il traffico su questa nuova direttrice, abbandonando una strada che è piena di abusi (più di 110 pericolosissimi svincoli a raso in meno di 20 km). Si è optato, ovviamente, per la seconda soluzione.
E allora perché non l’hanno progettata a monte, com’era il Megalotto 8? La ragione è semplicissima oltre che ovvia: una strada che passa lontana dai centri produttivi nevralgici serve solo a bypassare un contesto urbano e non produce nulla in termini di produttività e ricchezza al suo territorio.
A chi servirebbe una strada se non fosse a servizio degli scali cittadini, delle aree produttive, del porto, delle zone industriali, dell’ospedale? A nessuno se non al traffico che da nord va verso sud e viceversa. Ma siccome la SS106, a sud di Sibari, non svolge questo ruolo prettamente commerciale ma è principalmente un connettore tra le comunità joniche, allora il tracciato deve passare quanto più vicino ai centri urbani… per non isolarli e, soprattutto, per rendere questa nuova strada davvero utile al suo scopo.
Questa è la filosofia di fondo. Da sempre. Da quei lontanissimi anni duemila quando venne proposto per la prima volta un ammodernamento della jonica e poi non se ne fece nulla. E non se ne fece nulla, non perché i soldi della Legge Obiettivo vennero distratti per le Quote Latte del nord. Quello fu solo un passaggio successivo. In molti dimenticano di dire – o lo omettono appositamente - che di quelle che furono le risultanze dell’allora Conferenza dei Servizi di Copanello, celebratasi nel 1999, non se ne fece nulla perché in realtà si arrivò a partorire, per il tratto a sud di Sibari fino a Crotone, un tracciato fantascientifico e irrealizzabile. Che, almeno per il tratto di Corigliano e Rossano, non arrivò nemmeno alla fase della Valutazione di Impatto Ambientale. Sostanzialmente quel progetto non è mai esistito! Sono, però, esistite – e resistono ancora - le rivendicazioni della politica locale, che questa strada - lo diciamo con tanta responsabilità e coraggio - non l’ha mai voluta realizzare; così come non ha mai voluto realizzare la provincia di Sibari. Non c’entra niente Anas, non c’entrano niente i Governi nazionali e regionali; non c'entra niente Cosenza; non c'entrano niente i poteri forti. Il problema è qui. È sempre stato qui.
Insistere ancora sul tema del mancato dibattito pubblico, quando è da 4 anni che i temi della nuova Sibari-Co-Ro vengono stimolati e continuamente dibattuti, è un gioco di formalismi che mira solo ed esclusivamente ad una cosa: lasciare tutto com’è; con una strada lurida e balorda, che fa paura e che ci rende irraggiungibili da ogni forma di sviluppo. E dove non c’è sviluppo, non c’è lavoro; dove non c’è lavoro, non c’è libertà; dove non c’è libertà, non c’è cultura; dove non c’è cultura, c’è il nulla, ci sono soprusi e inconsapevolezza. Non c’è futuro e a governare il sistema delle cose rimarrà sempre la solita élite che viaggia in analogico quando siamo già nel mondo del metaverso!