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Che senso ha l'8 marzo se non si risolve il problema della "mattanza"?

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CORIGLIANO-ROSSANO – “La Mattanza: se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”, questo il titolo del convegno che si è tenuto giovedì 29 febbraio all’Auditorium del Polo Liceale di Rossano, organizzato da   Fidapa Bpw Italy e dall’Associazione “È” Donna. Tema la violenza perpetrata contro le donne, un fenomeno oggi diventato emergenza e che va assolutamente fermato.

Partire dal rendere consapevoli giovani e meno giovani sulle condotte che fanno presagire il fenomeno come la possessività, il controllo sul modo di vestire e sulle uscite e altri atteggiamenti che minano la libertà. Perché è importante la consapevolezza? Perché «spesso la vittima – segnala Simona Manera, Sostituto Procuratore della Repubblica di Castrovillari - nemmeno si rende conto della situazione in cui si trova, e in questi casi devono intervenire le persone vicine per stimolarla a prendere coscienza di ciò che le sta accadendo». E tornando sul controllo nel modo di vestire e con chi uscire aggiunge che «tra i ragazzi e le ragazze tra i 16 e 18 anni è ritenuto come un atteggiamento normale, anzi lo vedono come un gesto d’amore».

Nel titolo la locuzione “mattanza” rievoca proprio l’atrocità di questo fenomeno, sul quale, «non deve assolutamente calare il velo della rassegnazione» grida a gran voce Lilia Cianfrone, Presidente dell’Associazione “È” Donna. Ecco allora un dato allarmante: il 90% di questi reati non viene denunciato. Perché, come spiega Giuseppe Zanfini, Vice Questore Polizia di Stato: «non si denuncia per paura o per vergogna. Ma è necessario superare questa mentalità. Chi è vittima di violenze deve prendere le distanze e chiedere subito aiuto alla Chiesa, alle Istituzioni, ai genitori. È grazie alla prevenzione che si può evitare che il reato venga portate alle estreme conseguenze».

Il momento più delicato per una donna vittima di violenza è quando esce dalla caserma subito dopo aver denunciato, è completamente sola. E proprio in quel momento che le Associazioni danno un sostegno concreto: accolgono, ascoltano e tutelano. Tra le Associazioni e la vittima si crea un’empatia, le si dà il tempo necessario per parlare, le si riconosce il bisogno, ma soprattutto la si fa sentire a casa.

«Noi, come Istituzione - dichiara Alessandro D’Alessio, Procuratore della Repubblica di Castrovillari – dobbiamo trovare strutture che diano aiuto e accoglienza alla vittima, lì va mandata nel momento stesso che denuncia. Però noi Istituzioni abbiamo bisogno di sentirci dalla parte dei cittadini, ci vuole un supporto reale dei cittadini. Perché siamo in Calabria e siamo troppo abituati a voltarci dall’altra parte. Ognuno di noi deve fare la sua parte per poter finalmente rovesciare questa cultura del silenzio».

«Bisogna anche ritornare a dire “NO”, che ad oggi non si usa più dire. Rieducare al rispetto e al sentimento – soggiunge Caterina Vlliirillo, Presidente Associazione Libere Donne - per far finire la “mattanza”, bisogna muoversi perché siamo già in ritardo. Saranno i giovani a risolvere il problema, a dire basta alla cultura dell’indifferenza».

Ritornare al modello di uomo che difende le donne, come Giuseppe, il figlio di Caterina, che il 13 gennaio del 2018 è stato ucciso, per far scudo ai familiari, all'interno della sede dell'associazione Libere donne di Crotone, presieduta dalla madre.

Luigia Marra
Autore: Luigia Marra

Mi sono diplomata al Liceo Classico San Nilo di Rossano, conseguo la laurea in Lettere e Beni Culturali e successivamente la magistrale in Filologia Moderna presso Università della Calabria. Amo ascoltare ed osservare attentamente la realtà di tutti i giorni. Molto caotica e confusionaria, ma ricca di storie, avvenimenti e notizie che meritano di essere raccontate.