Sanità, a Trebisacce c'è chi non si fida delle promesse della Regione e dell'Asp di Cosenza
Stamani un partecipato sit-in davanti all'ingresso dell'ospedale Chidichimo ha messo in luce la diffidenza dei cittadini rispetto alle promesse. C'era anche l'ex sindaco Mundo pronto a scendere in campo per la campagna elettorale per le comunali
TREBISACCE - Non c’è più tempo per la speranza, nemmeno quello per ulteriori attese: nell’Alto Jonio si rivendica, oggi più che mai, la riapertura dell’ospedale Chidichimo. Lo stesso che è stato soppresso con il Piano di Rientro varato dall’allora Governo regionale Scopelliti e che sarebbe già dovuto essere riaperto all’esito di ben tre sentenze del Consiglio di Stato che ne hanno decretato la sua la sua essenzialità in un territorio, di confine, privato del diritto alla salute. Non bastano, oggi, i buoni propositi del governatore Occhiuto che ha preso impegni concreti, inserendo il nosocomio nella nuova rete ospedaliera regionale e che ha dato indirizzi chiari all’Azienda Sanitaria di Cosenza per gli investimenti propedeutici da fare (quasi tre milioni di euro per il ripristino delle sale operatorie e del pronto soccorso). Non basta, nemmeno, l’invio di medici cubani a sopperire alle carenze di organico. Tutto questo è nullo senza che quell’ospedale sia un ospedale.
Per questo, stamani, un nutrito gruppo di cittadini, chiamati a raccolta dal Comitato della Salute e dal gruppo politico (Sinistra)2, si sono trovati in sit-in su viale delle Libertà, all’ingresso del presidio ospedaliero, per mostrare tutta la loro diffidenza nei confronti delle promesse della Regione Calabria e continuare a «rivendicare con forza - come ha sottolineato il portavoce di (Sinistra)2, Pasquale Corbo - due cose: il diritto alla salute di questo territorio e il rispetto della Legge».
Tantissimi i cittadini e i comitati provenienti dai territori limitrofi. C’erano i rappresentanti del Comitato Ritorno a Sibari, c’erano i collettivi di sinistra di Rocca Imperiale, c’erano amministratori e professionisti dei territori dell’Alto Jonio.
In mezzo a loro anche i rappresentanti istituzionali del territorio. A sostenere la protesta, infatti, c’erano i consiglieri regionali Davide Tavernise (capogruppo del M5S) e Ferdinando Laghi (capogruppo di DeMa), entrambi all’opposizione del governo regionale. «Non è una protesta fine a se stessa - precisa Tavernise - quella di oggi la si può definire una vera e propria rivendicazione territoriale, in un’area della Calabria che ha registrato, nell’arco di 80 km la soppressione di ben due ospedali, Trebisacce e Cariati. E allora - ha concluso - ritengo che sia giunto il momento di passare dalle parole ai fatti». Sulla stessa linea d’onda anche il collega Laghi che, anzi, rincara la dose e sposta l’asse della polemica dalla Regione all’Asp di Cosenza. «È l’azienda sanitaria - ha detto il capogruppo di DeMa - non fa abbastanza e non fa incisivamente quanto necessario per garantire il diritto alla salute. Gli ospedali di frontiera - ha poi aggiunto - sono fondamentali per abbattere la spesa della migrazione sanitaria di prossimità. Quella che ci ha portato, negli ultimi 12 anni, a versare nelle casse delle regioni limitrofe (Sicilia e Basilicata su tutte) ben 96 milioni di euro per servizi che avremmo potuto garantire in Calabria».
Tra i manifestanti anche Maria Rita Acciardi. L’ex sindaco e oggi consigliere comunale di opposizione del comune di Amendolara ha lanciato un monito duro alla classe politico-dirigente regionale e nazionale. «Questa di stamani - ha detto la Acciardi - è la dimostrazione concreta che i nostri rappresentanti avrebbero questioni più urgenti e importanti da risolvere rispetto ad altre assurde questioni che stanno al centro del dibattito. Penso sia più impellente e prioritario garantire innanzitutto il diritto alla salute a tutti i cittadini - ha chiosato - rispetto, ad esempio, ad occuparsi dell’Autonomia Differenziata».
In viale della Libertà, però, stamani, ha fatto capolino anche l’ex sindaco di Trebisacce, Franco Mundo, che di fatto ha confermato di essere in campagna elettorale per le prossime elezioni amministrative che si terranno nel comune ionico in primavera. Mundo, che è stato tra gli artefici della campagna giudiziaria per la riapertura del Chidichimo è andato subito al dunque, buttando nella mischia una provocazione che sa, anche un po’ di dente avvelenato: «Non si capisce perché - ha commentato l’ex primo cittadino - le sentenze giudiziarie diventano subito esecutive per i cittadini mentre quando interessano gli apparati dello Stato tutto si sovverte». Tre sentenze del Consiglio di Stato non sono ancora servite a decretare la riapertura del presidio trebisaccese.
«Abbiamo fame di diritti e giustizia» ha concluso nel suo intervento pubblico, Giuseppe Mangone, presidente del Comitato della Salute. «Abbiamo voglia - ha aggiunto - solo di normalità e di poter vivere in un territorio italiano con eguali doveri ed eguali diritti rispetto a tutti gli altri nostri concittadini. Non è giusto - ha detto finendo il suo intervento - che qui si continui a morire per nulla».