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Tutti sognano di essere Cracco, nessuno invece si ispira più a Nonna Maria

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CORIGLIANO-ROSSANO – L’estate è finalmente alle porte e Corigliano-Rossano si prepara ad aprire le sue braccia ai tanti turisti che – si spera - decideranno di trascorrere sulle rive dello Ionio le loro tante agognate ferie. Sul fronte rossanese, da anni ormai, i tanti imprenditori e ristoratori stanno scegliendo di investire e di migliorare l’offerta recettiva tra mille sacrifici e tanta voglia di fare. Non sono mancate le nuove proposte anche quest’anno, piccoli gioielli incastonati su un lungomare che, finalmente, vuole mostrare a tutti le sue potenzialità.

Ma un occhio attento avrà notato che da ormai troppo tempo impazza la febbre della cucina “Gourmet”, insomma viva la cruditè, l’accento francese e abbasso i sapori di una volta, quelli ricchi di odori e di profumi nostrani. E via con aragoste, gamberi viola del Sud America, ostriche francesi, persino i ricci che arrivano direttamente dalla Puglia. È anche vero che sempre meno mamme e nonne sono capaci di replicare le straordinarie prelibatezze dell’identità rossanese. Un vizio di forma, un blocco di trasmissione culinario e culturale come se ci fossimo di colpo dimenticati della bontà e non la sappiamo più raccontare.

È anche vero che la saggezza classica ci viene in soccorso e ci ricorda il sempre verde de gustibus non disputandum est, ma qui si parla proprio di radici culinarie che non si vogliono fare conoscere. Se a Cariati un forestiero può gustarsi una spettacolare Ghjiotta, se a Trebisacce si possono fare incette di fritelle di nudicella, se a Schiavonea ci si può perdere tra le tante trattorie di pesce che preparano i piatti della tradizione, a Rossano se ti prende “la gulia” di un’alice scattiata o, meglio ancora, condita con pip e pummalor, senza dimenticare pesce umile come u catanace 'e grastatedd, non hai scampo: sono pochi e ogni anno di meno, i ristoratori che propongono piatti tipici. Ed è anche questo uno degli indicatori di come il turismo (quello vero e non di ritorno) dalle nostre parti sia il vero grande assente: solitamente il piatto tipico non è prerogativa degli autoctoni ma dei vacanzieri, quindi se non c'è richiesta del piatto tipico è perché non ci sono vacanzieri.

Tralasciando i prezzi ormai fuori controllo che tanto malcontento creano nell’utenza locale (ma rischiamo di entrare in un argomento ostico in quanto il turismo, dicevamo, in queste aree si concentra solo in poche settimane) Rossano continua a presentare una profonda idiosincrasia a raccontare sé stessa senza dover far ricorso a lustrini e paliette fatta di tartare e di flambè.

Insomma, aspiramo ad essere Cracco mentre ci siamo dimenticati di quei buoni piatti che ci preparava al nonna Maria.

Josef Platarota
Autore: Josef Platarota

Nasce nel 1988 a Cariati. Metà calovetese e metà rossanese, consegue la laurea in Storia e Scienze Storiche all’Università della Calabria. Entra nel mondo del giornalismo nel 2010 seguendo la Rossanese e ha un sogno: scrivere della sua promozione in Serie C. Malgrado tutto, ci crede ancora. Ha scritto per Calabria Ora, Il Garantista, Cronache delle Calabrie, Inter-News, Il Gazzettino della Calabria e Il Meridione si è occupato anche di Cronaca e Attualità. Insegna Lettere negli istituti della provincia di Cosenza. Le sue passioni sono la lettura, la storia, la filosofia, il calcio, gli animali e l’Inter. Ha tre idoli: Sankara, Riquelme e Michael Jordan.