Il cambio di un paradigma: come la nuova emigrazione impoverisce il sud e arricchisce il nord
Sono lontani i tempi delle rimesse degli emigrati che portavano le ricchezze verso il meridione. Il professore Sommario: «Pensare ad un nuovo modo di stare insieme e di creare comunità»
CORIGLIANO-ROSSANO – I dati allarmanti lanciati sullo spopolamento della Calabria sono sotto gli occhi di tutti e rappresentano un quadro inquietante. Secondo il censimento permanente redatto dall’Istat la sola provincia di Cosenza perde ogni anno qualcosa come 14.000 unità.
La nuova emigrazione di muscoli e cervelli rappresenta una nuova tappa nell’impervia scalata che vede impegnata un’intera popolazione fatta, soprattutto, da giovanissimi. Ci troviamo di fronte ad una nuova ondata di partenze che dalla Calabria portano a Roma, Milano, Torino e fuori Italia. La storia ci rammenda che i flussi migratori sono una costante per il sud e, soprattutto, per la Calabria. Dalle prime emigrazioni del finire ed inizi ‘900 con i bastimenti che partivano alla volta delle Americhe, siamo passati ai padri di famiglia che con la famigerata valigia di cartone attraversavano lo stivale per arrivare nelle grigie capitali del nord Europa. Oggi, nell’anno del Signore 2023, ci troviamo al centro di una terza diaspora che presenta delle peculiarità interessanti.
A tal proposito è intervenuto Giuseppe Sommario, ricercatore all’Università La Cattolica di Milano e direttore artistico del Piccolo Festival delle Spartenze. Quando di parla di questa nuova emigrazione si sottovaluta il fatto che, a differenza dei movimenti del passato, oggi, oltre a spostarsi individui, si trasferiscono enormi quantità di denaro.
Nel passato, invece, la ricchezza tornava e si traduceva in un ciclo che faceva bene anche ad una terra che perdeva tanti dei suoi figli. «I compensi che inviano oggi i genitori ai figli che vivono fuori dalla Calabria – ci spiega Giuseppe Sommario – vanno a coprire dapprima le spese universitarie e, in alcuni casi, vanno ad integrare degli stipendi che non consento a molti ragazzi di arrivare tranquillamente alla fine del mese. C’è un autentico capovolgimento – continua -, gli emigranti, negli anni 60-70, mandavano delle ricchezze al sud. Grazie alle rimesse degli emigrati molti dei loro figli hanno potuto studiare e portare ad uno scatto sociale. Ora tutto questo non esiste più».
Alla mente tornano i famosi “germanesi”, emigranti di prima generazione che passavano le ferie estive nei paesini della Calabria, ora i loro figli e nipoti preferiscono mete più esotiche. Insomma, si parte per non tornare.
«Lo sviluppo che hanno avute molte aree della nostra provincia sono state trainate dalle rimesse e dai risparmi di questa gente. Anni fa si costruivano case e si avviavano delle attività commerciali anche solo per dimostrare a tutto il paese che si era riusciti a svoltare, che c’era stato un riscatto dalla povertà. Ora, purtroppo, manca questo ritorno che è culturale e che consentiva di entrare in contatto con altre realtà».
Infine, Giuseppe Sommario cerca di tratteggiare una strada maestra per non rischiare di scomparire: «La mobilità, oltre ad essere qualcosa di positivo, è una ricchezza. Il vero tema, oltre a tutto il resto, è il diritto di restare. Da qui a 50 anni andremo incontro ad un deserto per la nostra terra. Per questo – auspica – bisogna avere la speranza che nasca davvero qualcosa, serve una scintilla. Bisogna inventare un nuovo modo di stare insieme e di creare comunità, partendo soprattutto da una sana politica di accoglienza. Un esempio virtuoso è quello di Rovato, in provincia di Brescia».
L’esempio del professor Sommario si riferisce ad un comune lombardo che, secondo i dati Istat del 31 dicembre 2019, la popolazione straniera residente è del 19.2%, facendo registrare un balzo demografico di 3.000 abitanti in soli dieci anni. Una copia conforme l'avevamo a Riace e sappiamo tutti come è andata a finire. È arrivato davvero il momento di ripensare seriamente alla "restanza", senza ideologie o cortine fumogene.