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Sibari-Co-Ro: gli "epic fail" della politica locale. Ecco perché si sono persi due anni

6 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO – Per due anni abbiamo cercato, con molta perseveranza, di catechizzare dalle pagine dell’Eco dello Jonio la politica e l’opinione pubblica sull’opportunità, finalmente reale, di avere una nuova strada a 4 corsie a servizio di Corigliano-Rossano e che il territorio della Sibaritide stava rischiando di perdere. Si è arrivati al fotofinish oltrepassando la linea del traguardo proprio all’ultimo istante possibile. Già, perché, proprio nel mentre il Consiglio comunale di Corigliano-Rossano approvava la deroga al dibattito pubblico (quello strumento che non solo servirà ad abbreviare per quanto possibile i tempi della progettazione ma anche ad usufruire dei benefici di un’opera commissariata), nello stesso momento, a Roma, la stazione appaltante di Anas metteva a bando la progettazione definitiva ed esecutiva del primo lotto della Kr-Cz. Gli altri otto bandi, sullo stesso tratto, saranno cadenzati e pubblicati entro giugno.

Nel medio Jonio calabrese, quindi, arrivano al punto dove sarebbe potuta arrivare la Sibari-Co-Ro. Non oggi, ma almeno sei mesi fa e con un progetto esecutivo che avrebbe accorciato ancora di più i tempi di realizzazione di questa nuova strada. Invece no. Non solo per il tratto di Corigliano-Rossano si è ripartiti dal piano di fattibilità tecnico-economica ma ora bisognerà attendere almeno fino a giugno – se l’intero puzzle degli altri lotti della Kr-Cz si incastrerà a dovere – per avere la pubblicazione del primo appalto integrato per la realizzazione della nuova 4 corsie tra l’innesto con la SS534 ed il torrente Coserie.

E menomale che lunedì è arrivata la delibera del Consiglio comunale per la deroga al dibattito pubblico che ha consentito al tratto appena a Sud di Sibari di essere ricompreso nelle opere urgenti e commissariate, beneficianti del cosiddetto Decreto Semplificazioni (“sblocca cantieri”), perché altrimenti, se ci fosse stato l’ennesimo tentennamento, quel “beneficio” lo avrebbe potuto assorbire qualche altro tratto. Ad esempio, quello a nord di Crotone, dove i comuni hanno già espresso – da tempo – il loro assenso al tracciato.

Ecco, allora, la curiosità di fare un passo indietro per andare a scoprire tutti gli “epic fail”, i fallimenti clamorosi degli ultimi due anni, della politica e della società civile locale, che hanno prodotto questo incredibile ritardo di programmazione.

Si dirà, “è colpa del sindaco Stasi” e della sua volontà di agire solo all’ultimo istante. Sì la colpa è di Stasi, ma riavvolgendo il nastro dell’ultimo Consiglio comunale viene fuori un’altra e più disarmante verità.

Perché due anni persi. Se è vero che Stasi ha tergiversato a lungo sulla questione dell’ammodernamento della Statale 106 nel tratto di attraversamento di Corigliano-Rossano, passando dal bollare l’idea come «fuffa» per finire a dire, nell’ultima assemblea civica, addirittura che la stessa idea riscriverà la storia di questa città, è altrettanto vero che in questi due lunghi anni non c’è stata quella spinta propulsiva della politica e della società civile volta ad incalzare il sindaco. Anzi. Tutti, o quasi, rispetto all’idea progettuale proposta da Anas e dall’allora Governo Conte, si sono dimostrati ostili o nella migliore delle situazioni, tiepidamente fiduciosi. Gli unici a chiedere e infondere coraggio sono stati i consiglieri regionali del territorio, i parlamentari e il presidente della giunta regionale. Di riflesso, a Co-Ro, chi ha creduto nella battaglia di una nuova centosei in questi 24 mesi sono stati in pochissimi. Nessuno ha incalzato il primo cittadino, nessuno gli ha chiesto di andare subito e fino in fondo alla questione. Stasi ha agito da solo, perché in fondo era solo. Ed è stato l’unico che – per quanto se ne possa dire e tra immenso scetticismo – è andato a vedere se nelle carte del Governo e di Anas si nascondesse un bluff. Stasi solitario e senza nemmeno il conforto di alcune associazioni che sulla “centosei” fanno battaglie da sempre e che nel momento in cui era necessario spingere ed essere determinanti si sono dileguate.

Il progetto definitivo è diventato un progetto di fattibilità tecnico-economica. Il 12 aprile 2021 sul tracciato che venne a presentare in città l’allora viceministro alle Infrastrutture Cancelleri, era in corso la progettazione definitiva che sarebbe diventata esecutiva se gli stessi passaggi compiuti soltanto oggi fossero stati fatti immediatamente dopo quella presentazione. Il tracciato approvato dal Consiglio comunale lunedì scorso è perfettamente sovrapponibile al tracciato di quel 12 aprile di due anni fa con la differenza di due varianti (il viadotto di Corigliano e la galleria di Rossano), proposte dal sindaco. Che erano, comunque, già in predicato. Bastava solo chiederle, come poi è stato fatto. Del resto, ai vertici decisori, a parte i governi politici che comunque hanno confermato lo stesso interesse e carattere d’urgenza sull’opera, in questo lasso temporale, non è cambiato assolutamente nulla. Quindi, così come si è giunti oggi ad un obiettivo, lo stesso risultato lo si poteva concretizzare già a fine 2021. Non solo. La gara d’appalto integrata di queste ultime ore sulla Kr-Cz dimostra, anche ai più scettici, che era tutto vero. Che per la prima volta non c’è stata alcuna stregoneria politica dietro questa vicenda.

Le opere compensative. A dire il vero, più che un epic fail questo è il vero e più importante risultato portato a casa da Stasi (e solo da Stasi). È stato bravissimo il sindaco a individuare opere utili, strategiche, in linea con la filosofia infrastrutturale della Sibari-Co-Ro e, non da ultimo, rivoluzioneranno la viabilità urbana della grande città di Corigliano-Rossano. Tra le altre cose, saranno realizzate contestualmente all’opera. Ma anche in questo caso, questi interventi potevano essere chiesti (e sicuramente accordati) due anni fa. Non sarebbe cambiato nulla.

La vuotezza della politica locale. C’è solo una cosa da salvare del Consiglio comunale di lunedì scorso: il voto finale che ha approvato la delibera di deroga al dibattito pubblico. Che alla fine è l’unica cosa che conta. Per tutto il resto servirebbe un Gaviscon. A parte pochi, sparuti interventi dei Consiglieri comunali, che hanno tentato di centrare l’argomento, il resto è stato un pianto. Perché tutti, soprattutto dall’opposizione, hanno dimenticato l’unica vera ragione di obiezione: la forma dell’iter progettuale. Se c’era una cosa da dire a Stasi, per incalzarlo e fare capire a lui, alla sua maggioranza e alla cittadinanza, il perché di due anni persi, era quello di metterlo davanti a dati di fatto incontrovertibili. Corigliano-Rossano ha perso l’opportunità di avere subito una nuova strada perché, a causa dei tempi lunghi del sindaco, si è persa l’occasione di approvare direttamente il Progetto Definitivo dell’opera, bypassando non uno ma ben due passaggi che, in realtà, per essere compiuti ora serviranno almeno un paio d’anni. Su questo nessuno ha inchiodato Stasi. Nessuno.

Il campanilismo stomachevole e stucchevole. Quello che invece è emerso a più riprese, nel corso del civico consesso e anche nei giorni a seguire, è il perdurante spettro del dualismo tra Corigliano e Rossano. Anche un’opera, che servirà ad avvicinare i due centri urbani della grande città, è diventata motivo di scontro su questioni chiaramente banali. Che non esisterebbero se solo si avesse avuto il buonsenso di leggere le carte e tutti i faldoni relativi al tracciato della Sibari-Co-Ro. “Perché solo un viadotto a Corigliano mentre a Rossano è stata prevista la galleria?” Questa l’obiezione cardine con una risposta semplicissima che deriva proprio dalla lettura dei documenti. Partendo dall’assunto che quello proposto e concordato è l’unico tracciato stradale realmente realizzabile (perché ha un basso consumo di nuovo suolo, sfrutta una cerniera già esistente non creandone delle altre, perché è sostenibile sia sul piano economico che ambientale), è necessario comprendere che nell’area di Corigliano-Rossano ogni opera sorge praticamente sulle sabbie mobili, per via dei numerosi vincoli idrogeologici che sussistono. È un campo minato di zone a rischio dissesto. Ce ne sono sia nell’area di Rossano che in quella di Corigliano. Atteso che la nuova strada si svilupperà lungo il corridoio ferroviario e precisamente nell’area a valle della linea ferrata, le uniche soluzioni percorribili per bypassare i due centri abitati sono quelle proposte. Perché non, allora, una galleria a Corigliano al pari di Rossano? Semplicemente perché la zona di transito della nuova strada, a valle di Corigliano scalo, è interamente classificata come zona a rischio idraulico nelle fasce R2-R3-R4. E questo smentisce anche la leggenda per la quale il viadotto di Corigliano sia subentrato solo a seguito di concertazione al posto di un rilevato. La previsione del lungo viadotto di Santa Lucia c’è sempre stata proprio per smorzare il rischio idrogeologico (basta guardare le corografie, i video, i rendering pubblicati a iosa in questi ultimi due anni). Dunque, perché alimentare sibillinamente la polemica antifusionista con questi argomenti?

Senza dubbio, in questi due anni – persi – si sarebbero potuti consumare numerosi dibattiti e confronti analizzando centimetro dopo centimetro l’ipotesi di tracciato. Non è stato fatto. Non c’è stata la volontà. Non sono state colte le tante e diverse sollecitazioni. Se non a ridosso dell’approvazione del deliberato quando tutti, politici e non, si sono destati all’improvviso da quel profondo coma di partecipazione.

Non è tutto da buttare, anzi. Questo particolare momento di scontro e confronto che si è animato attorno alle sorti della statale 106, si spera abbia creato un momento di consapevolezza maggiore. Innanzitutto sul fatto che è necessario avere una strada veloce e sicura, non solo per le nuove generazioni ma anche per chi vive oggi questo territorio; e in seconda battuta sulla opportunità di attivare un monitoraggio civico e democratico costante affinché, questa volta, l’opera si faccia e si faccia in tempi europei.

Si è aperta una fase nuova che impone ai cittadini della Calabria del nord-est, della Sibaritide e di Corigliano-Rossano di rivendicare l’autorevolezza che meritano questo territorio e una grande città di 80mila abitanti. La battaglia per una viabilità moderna inizia adesso.       

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.