Scegliere il meno peggio. O alzare i tacchi!
Scegliere il meno peggio, in questo Paese privato da decenni di formazione, merito e disciplina, sembra diventata ormai la tassa da far pagare alla propria dignità e libertà oltre che al buon senso, soprattutto se qualche volta s’è messo un piede fuori! Da noi non è un mistero, qualità e competenza viaggiano quasi sempre su strade parallele a tutto ciò che abbia a che fare con politica, elezioni, democrazia e governo della cosa pubblica e dei territori. Ci si accontenta ben volentieri di circondarsi del meglio a casa propria, al massimo nelle proprie attività; convincendosi che, oltre le mura del privato, il male minore sia comunque delegare, a chicchessia per usare un eufemismo, le sorti collettive. Ed il futuro. Ciò che Banfield battezzò familismo amorale (The Moral Basis of a Backward Society, 1958). Facciamo un po’ come l’anziana signora dei nostri paesini che spazza all’infinito sull’uscio di casa, allontanando provvisoriamente e per qualche metro la polvere dalla propria dimora. E la cosa peggiore è che può anche andare così all’infinito. Forse. Basta esserne consapevoli. E conviverci. O alzare i tacchi!