Scosse senza terremoto: Stasi regna, la maggioranza continua a vibrare ma senza crollare
Secondo Consiglio comunale in pochi giorni, temi di bilancio ad alta tensione, attese di uno scossone che non arriva. Tra astensioni chirurgiche, silenzi pesanti e dissensi “a intermittenza”, la maggioranza resta in piedi. Per ora
CORIGLIANO-ROSSANO – Altro Consiglio, stesso copione. L’ultimo del 2025 si consuma senza fuochi d’artificio, senza bombe a mano, senza trick-track. Solo qualche "suffrareddo" di fine anno, tanto per ricordare che sotto la superficie qualcosa si muove. Ma non abbastanza da far saltare il banco.
Ieri sera l’aula era al gran completo: maggioranza e opposizione presenti, clima teso il giusto, lavori consiliari incardinati sui debiti fuori bilancio, uno dei passaggi più delicati della vita amministrativa. L’Amministrazione – come da comunicato ufficiale – ha rivendicato il percorso di risanamento, tra fondi accantonati, avanzo di amministrazione e la necessità di ricondurre a legittimità contabile obbligazioni pregresse. Linea chiara, voto a larga maggioranza, partita apparentemente chiusa.
«Siamo orgogliosi - questo il commento del Primo cittadino ai margini dell'Assise - di come stiamo riconducendo l’Ente nell'alveo della solidità economico-finanziaria, migliorando progressivamente i servizi erogati nonostante le tante difficoltà affrontate in questi anni, a partire dall'enorme aumento del costo dell'energia avvenuto in particolare negli anni 2022 e 2023, i tagli ai trasferimenti promossi dal Governo centrale, ed in un contesto di criticità generale degli enti locali che in Calabria, non di certo solo per responsabilità degli amministratori, sono in dissesto per oltre il 50%».
In questo panorama si staglia la figura mitigatrice dell'Assessore al Bilancio, Mauro Mitidieri che ha catechizzato sul fatto che i debiti fuori bilancio non devono essere demonizzati. «Si tratta - ha detto - di strumenti tecnici necessari per ricondurre all'interno della contabilità ordinaria dell'Ente delle obbligazioni già assunte verso terzi, che per diverse ragioni sono nate senza il preventivo impegno di spesa o la relativa copertura finanziaria. Ignorarli sarebbe un errore; riconoscerli è invece un atto di correttezza e di tutela per gli equilibri finanziari del Comune»
Ma la ciccia politica resta un’altra. E va letta tra le righe.
Ci si aspettava un nuovo scossone dopo il caso Salvatore Tavernise, le sue dimissioni dalla Commissione Strategica e l’astensione “coerente” sul maxi concerto di Capodanno nel precedente Consiglio. Questa volta, però, Tavernise ha votato a favore. Come Cesare Sapia, che nel turno precedente aveva fatto parlare di sé più per le assenze che per le parole. Segnale? Sì. Ma di normalizzazione.
L’unico a marcare una distanza è stato Leonardo Trento, che si è astenuto. Lo ha fatto con un intervento tecnicamente ineccepibile e politicamente sofisticato: ha richiamato una omissione rilevata dai Revisori dei conti, ovvero l’assenza – al momento dell’istruttoria – dei pareri dei dirigenti degli uffici sui debiti fuori bilancio. Un rilievo non banale: la politica che riconosce i debiti si assume responsabilità per omissioni amministrative, mentre gli uffici – ha sottolineato – si chiamano fuori. Come quel debito fuori bilancio - ricordato proprio da Stasi - del cospicuo importo di € 320.941,51 per un infortunio sul lavoro causato dal diveltamento del cancello principale posto a chiusura dell’autoparco comunale. Un fatto che risale a oltre 15 anni fa, al 16 giugno 2010 all'epoca dell'Amministrazione Filareto di cui lo stesso Trento, per un lungo periodo, ne fece parte.
Dicevamo, nulla di plateale contro il sindaco. Nulla di dichiaratamente politico. Eppure, per chi conosce i codici dell’aula, il messaggio c’è. Perché quei dirigenti rispondono direttamente al primo cittadino, Flavio Stasi. E allora la critica, seppur indiretta, il bersaglio lo lambisce eccome. È una crociata elegante, lunga, distante dalla polemica frontale, ma non per questo innocua.
Il resto è silenzio. Un silenzio che pesa. Stasi osserva, incassa, non replica più del necessario. È strategia per ridimensionare il rumore o segnale di un disagio che si preferisce non alimentare? Difficile dirlo. Di certo, al momento, funziona.
Ed è qui che il quadro si ricompone: i malesseri della maggioranza esistono, ma non sono sincronizzati. Arrivano a ondate isolate. Prima Liliana Zangaro (poi dimissionaria), poi Tavernise, poi Sapia, ora Trento. Tutti segnali. Nessuna valanga. Dissensi differenziati, non cumulativi. E proprio per questo indolori.
Il risultato è che il sistema tiene. Perché una crepa, se resta sola, non fa crollare il palazzo. Soprattutto se poi il "muratore" Stasi si mette subito a lavoro, indisturbato, per ricucire strappi. E così, mentre l’opposizione affonda i colpi nel consueto botta e risposta, la maggioranza assorbe, digerisce, va avanti. Con qualche mugugno. Con qualche smorfia. Certo. Ma compatta nei numeri.
In sintesi: Stasi osserva e regna. Le scosse ci sono, il terreno vibra, ma il terremoto può aspettare. Almeno finché il dissenso continuerà a presentarsi a rate (solvibili), senza mai diventare coro.