di SAMANTHA TARANTINO Rossano la Bizantina. Vero anzi verissimo. Una storia bizantinocentrica. Ma Rossano non è solo questo.
E se si pensasse ad una rete di grotte da far fruire ai turisti? In effetti,
qui è esistita una civiltà rupestre, che ancora oggi fa fatica ad essere riconosciuta e che svelata potrebbe contribuire alla rivalutazione del centro storico. Un’identita scavata nel tufo da una comunità che viveva di pastorizia e agricoltura che ha dato vita ad un insediamento trogloditico. Una dignità storica che arranca, in cui il caso Rossano rappresenta la realtà meglio studiata di una Calabria rupestre in cui le grotte rappresentavano civili abitazioni. Ed è con questo spirito che un notevole studio mosse circa vent’anni fa l’interesse di alcuni studiosi. «
Rossano presenta un centinaio tra grotte ed insediamenti rupestri. Di questi ne sono stati documentati trenta, con un accurato rilievo e documentazione, in sezioni e piante. Tanto da poter parlare di Rossano come città in rupe». Non usa mezzi termini
Marilena De Sanctis, professoressa e autrice di un importante studio su un’urbanistica rupestre. «Sembra un ossimoro parlare di civiltà e poi accostare il termine rupestre. Eppure di ciò si deve parlare anche per la zona di Rossano. Del resto la realtà è sotto gli occhi di tutti e quotidianamente. Da qualsiasi parte si voglia raggiungere il centro storico, è facile vedere delle feritoie nella montagna, alternando ad abitazioni private del centro storico con un piano terra scavato. Una sorta di grotta palazzo sul modello pugliese». In effetti, il terreno tufaceo e la naturale conformazione a cittadella difensiva hanno dato vita a varie frequentazioni nel corso delle epoche storiche.
Il maggior numero di grotte sono situate nella zona di Pente. Altro numero consistente è la zona di Calamo Grotte lungo il torrente Celadi alternate ai mulini e poi quella a valenza cultuale in zona Santa Maria delle Grazie. «
Rossano come Matera, come Casalrotto, come le Gravine di Puglia, come Massafra. Tutte zone in cui l’insediamento e la documentazione di una civiltà rupestre è parte integrata di un contesto, che fino agli anni ’50 non raccoglieva alcun interesse e che invece oggi, ha permesso a Matera di diventare capitale della cultura 2019. A Rossano si potrebbe fare altrettanto.
Ogni casa di proprietà ha centinaia e centinaia di metri quadri di grotte, monocellulari e pluricellulari, scavati da pastori e contadini. Per questo motivo si può parlare di una storiografia minore rispetto all’imponente storia bizantina. I monaci non scavarono nulla, semplicemente riutilizzarono qualcosa di preesistente». Con un potenziale del genere quanto si potrebbe fare. Luogo ideale di set cinematografici e documentari. Certo bisognerebbe arrivarci comodamente e magari ripristinando le antiche strade e sentieri. «Le grotte scavate nei palazzi sono disomogenee però potrebbero essere unite in una rete per poterne garantire la fruibilità. Ma di certo andrebbero contestualizzate all’interno del centro stesso. Come dire centro non è solo Cattedrale. Tuttavia,
se il centro non vive e viene abbandonato, come si può pretendere che le grotte abbiamo quell’identità che giustamente meritino?»