Ormai non si contano più i disagi, che si vanno ad aggiungere a quelli pre-esistenti l'emergenza coronavirus, causati dall'attivazione del nuovo Polo Covid a Corigliano-Rossano. L'idea di mettere dentro ad un ospedale, già di per sé problematico,
un reparto di emergenza e altamente infettivo era una idea ardimentosa. Ma soprattutto
era una sfida che si poteva vincere se solo fosse stata strutturata a dovere dal management aziendale. E invece no. In questo momento abbiamo a Corigliano-Rossano
un ospedale dove malati e operatori covid convivono negli stessi spazi con il resto di degenti e operatori sanitari.
Le immagini dei barellieri che si disinfettavano nel parcheggio dell'ospedale rossanese, all'aria aperta, dopo aver trasportato un paziente infetto sono note a tutti. Così come sappiamo tutti
le condizioni del percorso dedicato che ha norme di sicurezza anti-contagio pari a zero (con spifferi ovunque). Per non parlare delle
tende pretriage che ormai vengono aperte solo per tamponare la saturazioni dei locali del Pronto soccorso e di quello che accade al primo piano, dove è insediato appunto il Reparto Covid, che abbiamo scoperto avere un
accesso comune con i reparti di Nefrologia e Dialisi. Insomma, un'insalata mista dentro alla quale i
l virus è libero di pascolare liberamente e di saltare tra la gente a suo piacimento. Non bastassero questi problemi contingenti,
la situazione si aggrava per via della mancanza di medici e di infermieri. Nel reparto Covid c'è personale che è stato sottratto ad altri reparti proprio
come se d'un tratto nel nostro territorio tutte le altre patologie fossero sparite e non ci fosse più bisogno di curare altri pazienti. Che in qualche modo è pure vero perché, come vi raccontavamo stamattina,
molta gente terrorizzata dalla situazione che si è venuta a creare in ospedale non ricorre più alle cure mediche. E fra un po' finiremo per raccontare di persone che si sono ritrovate nuove patologie perché non hanno avuto la possibilità di fare cure preventive o di aggredire in tempo le malattie. Ad aggravare tutto questo c'è di più.
A testimoniare che qualcosa evidentemente nell'organizzazione generale del Reparto Covid ha toppato ci sono le peripezie degli stessi malati che hanno contratto il coronavirus. Succede, infatti, che alcuni
cittadini arrivati in condizioni critiche al Pronto soccorso del "Giannettasio" con sospetta infezione da Sars-Cov-2 vengano refertati e trasferiti a Cosenza, per la consulenza infettivologica e poi, ad esito del tampone, essere nuovamente trasferiti.
Indovinate dove?! Al centro Covid di Rossano, ovviamente! Quindi, un povero paziente che il più delle volte ha importanti problemi respiratori e che si sente i polmoni come due blocchi di cemento, con febbre e debilitato, oltre alla trafila ospedaliera deve sobbarcarsi anche un viaggio di 200km, tra le curve di tarsia o le file dei semafori di Sibari a bordo di ambulanze che, il più delle volte, hanno più di mezzo milione di chilometri. E questo accade anche per gente che viene dal Tirreno, dalla Sila piuttosto che dal Pollino.
Questi siamo, così ci hanno ridotto! mar.lef.