“Se nel complesso l’economia italiana sta uscendo, seppur con lentezza, dalla crisi più lunga del dopoguerra, il Mezzogiorno ancora non vede segni significativi di ripresa”. E’ quanto affermato da Svimez, l’associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno, che con il Rapporto annuale sull’economia del mezzogiorno produce un’analisi istantanea e puntuale dei trend nei settori dell’economia, del sociale e dello sviluppo demografico, tale da attirare l’attenzione degli esperti, dell’opinione pubblica e degli operatori politici a livello centrale e regionale, che ne fanno uno strumento utile alla definizione di un’efficace strategia di sviluppo. Secondo valutazioni elaborate da Svimez, il Prodotto interno lordo è calato nel Mezzogiorno del -1,3%, e in particolare in Calabria, dove si registra un dato negativo pari allo 0,2 % rispetto all’anno precedente. Non avendo beneficiato della ripresa europea registrata al Centro-Nord nel biennio 2010-2011, l’economia delle regioni meridionali sta dunque affrontando una crisi ininterrotta dal 2007. A farne le spese è ancora una volta la nostra regione che, come si evince dai dati, non solo è la più povera d’Italia con un reddito pro-capite di 15.807 euro correnti, ma annota un divario di 22 mila euro con la regione più ricca, il Trentino Alto Adige. Lo stacco di sviluppo tra Nord e Sud in termini di prodotto per abitante ha così ripreso ad allargarsi, pur in presenza di una diminuzione della popolazione meridionale, che in Calabria conta 1976,6 residenti all’anagrafe con una variazione negativa, tra il 2000 e il 2014, dello – 0,2%. A cosa è dovuto questo forte gap che sembra ormai insanabile? In uno scenario in cui la crisi ha depauperato le risorse del Mezzogiorno e il suo potenziale produttivo, ha visto ridurre gli investimenti con il risultato di provocare la diminuzione della capacità industriale già deficitaria, ha provocato l’annullamento della competitività, la Calabria risente dell’onda d’urto al ribasso come in una grande eco. In una regione in cui il tasso di mortalità supera quello di natalità dell’ 1,4 % , dove è assente l’industria e la configurazione economica si basa su settori meno dinamici e dipendenti dalla domanda interna (quindi in larga parte sui servizi), dove la diffusa caduta della redditività si riflette nell’aumento di fallimenti e abbandoni di imprese ed esercizi commerciali ed infine, come se non bastasse, la contrazione della spesa pubblica, più elevata nelle aree deboli a causa della riduzione di investimenti, si abbatte come una mannaia a dare il colpo di grazia, non sarà facile affrancarsi da questa spirale di bassa produttività, bassa crescita, e quindi minore benessere. I dati segnalano, tra l’altro, come la storica capacità delle regioni meridionali di rimanere comunque agganciate allo sviluppo del resto del Paese, sia ora sempre minore, a causa del forte dislivello tra le due macro aree (nord-sud). Va da se che questa eventualità costituisce per la Calabria un enorme rischio, quello di rimanere isolata, con le difficoltà che ne conseguirebbero. La nota positiva è che Svimez stima per l’inizio del 2016 (con previsione aggiornate a settembre 2015), un incremento del Pil italiano dello 0,8%, quale risultato del +1% del Centro-Nord e del timidissimo +0,1% del Sud, a seguito di una serie di fattori sia esterni (il deprezzamento dell’euro) che interni (politiche di Governo volte allo sgravio dei contributi). Se confermata, si tratta comunque della prima variazione positiva di prodotto del Sud da sette anni a questa parte. Vedremo se e di quanto aumenterà la percentuale in Calabria. Tabella dati Regionali – Pil Pil 2014 (var. % rispetto all’anno precedente su valori concatenati, anno di rif. 2010) -0,2 PIL 2014 (in milioni di euro correnti) 31.284,0 PIL pro capite (euro correnti) 15.807 PIL pro capite (Italia=100) 59,5 Popolazione residente anagrafe (migliaia) 1.976,6 Popolazione residente (var. % 2000-2014) -0,2 Tasso di natalità (valori per 1.000 ab.) 8,3 Tasso di mortalità (valori per 1.000 ab.) 9,7 Saldo migratorio totale 2013 (migliaia di unità) -6,4 Speranza di vita alla nascita – maschi (numero medio di anni) 79,7 Speranza di vita alla nascita – femmine (numero medio di anni) 84,6 Export (milioni di euro) 323,9 Export (var. % 2013-2014) -8,1 Quota % delle esportazioni verso l’UE 28 (2014) 43,1 (fonte: strill.it)