A Bologna, città simbolo della gastronomia italiana, Fico è il secondo riuscito esperimento di Oscar Farinetti, imprenditore sui generis che ha costruito sui sapori del made in Italy uno storytelling; trasformatosi prima in notorietà, poi in realtà commerciale e infine, inevitabilmente, in reddito. La Fabbrica italiana contadina è un progetto audace e visionario. Mutua l’esperienza positiva di Expo 2015 ed ambisce ad essere una vera e propria “Disneyland del cibo”; i numeri, d’altro canto, non lasciano spazi a dubbi: 100mila metri quadri di eccellenza enogastronomica, duemila aziende rappresentate, sei giostre educative, 10 ettari per mettere in mostra i prodotti della biodiversità italiana con campi e stalle, 2000 cultivar e 200 animali. Visitare i percorsi di Fico, dunque, significa poter gustare in un unico posto il meglio dei sapori che hanno fatto grande il Made in Italy. Nonché conoscere da vicino quei saperi contadini capaci, negli ultimi anni, di conferire alla “ruralità” italiana un valore culturale ed un sorprendente significato di modernità economica. Tra le 40 fabbriche contadine di Fico Eataly World ce ne sono due calabresi, Amarelli per la liquirizia e poi la Filiera Madeo di San Demetrio Corone; co-protagonista assieme all’azienda agricola Savigni, di Pavana Pistoiese, nell'appennino tosco-emiliano, della filiera dedicata al Suino nero.
PROSCIUTTO NERO, MADEO: PER NOI FICO E' UNA DUPLICE SCOMMESSA
La Filiera Madeo, fondata nel 1984 tra qualche settimana inaugurerà il quarto stabilimento produttivo. Ed è stata coinvolta in ragione del percorso di recupero di una razza autoctona per la produzione Salumi Dop (Salsiccia, Soppressata, Capocollo e Pancetta di Calabria). Nonché per avere la titolarità di un prodotto unico al mondo e brevettato: il prosciutto tutto nero. «Per noi – sottolinea Ernesto Madeo, presidente della filiera Madeo – Fico è una duplice scommessa; ci siamo perché questo luogo è, sotto il profilo imprenditoriale ed aziendale, una straordinaria opportunità. Siamo nel posto in cui è possibile scoprire un vero e proprio compendio dell’eccellenza agroalimentare italiana. Ma ci siamo anche per rendere evidente quanto e come la Calabria abbia un patrimonio agricolo che va sostenuto e valorizzato. Perché, per molti dei prodotti che lo compongono, è unico al mondo; universalmente riconosciuto ed apprezzato per la sua qualità. Abbiamo pensato in grande portando qui, nel centro dell’Italia agroalimentare, la nostra filiera; quei i suini neri per troppo tempo abbandonati al loro destino di estinzione e lo abbiamo fatto sperimentando ed innovando. Ai salumi della tradizione calabrese, quelli certificati con il marchio Dop, con pazienza ed investimenti di non poco conto abbiamo infatti aggiunto il prosciutto nero. È un prodotto di cui andiamo particolarmente fieri e che, siamo certi, contribuirà a rafforzare l’immagine agroalimentare della nostra regione».
Fonte: Corriere della Calabria