Dalle sale di palazzo Martucci l'IRACEB continua a gridare vendetta
L’Istituto Regionale per le Antichità Calabresi e Bizantine resta abbandonato a se stesso: patrimonio librario chiuso, affitto non pagato da anni e nessuna risposta da Catanzaro. Antonio Uva accusa: «Così si viola la legge e si tradisce la cultura»

CORIGLIANO-ROSSANO - C’è un patrimonio culturale che langue da anni dietro porte chiuse e silenzi istituzionali. L’Istituto Regionale per le Antichità Calabresi e Bizantine (IRACEB), nato con una legge regionale e ospitato a Rossano nello storico Palazzo Martucci, è ormai ridotto a una scatola vuota: senza organi direttivi, senza personale, senza un piano di rilancio. E soprattutto senza risposte da parte della Regione Calabria, che ne è responsabile diretta.
A denunciarlo è il consigliere comunale di Corigliano-Rossano Antonio Uva, che da tempo sollecita Palazzo Campanella a intervenire. «L’IRACEB non è mai stato formalmente soppresso – ricorda Uva – eppure da anni è in stato di totale abbandono. Non c’è più gestione, non c’è più fruizione, non c’è più nemmeno un minimo di tutela del patrimonio librario che ancora custodisce. La Regione non può continuare a tacere, perché qui non siamo davanti a un’opzione politica, ma a un preciso obbligo di legge».
I solleciti ignorati e il ruolo della delegazione regionale
Uva ricorda come, negli anni, anche il disimpegno della delegazione consiliare regionale del territorio che non è riuscita a portare avanti battaglie e pressioni politiche per salvaguardare l’Istituto, chiedendo il ripristino degli organismi gestionali, la copertura del debito per la sede attuale e soprattutto il trasferimento nei locali comunali già messi a disposizione gratuitamente dal Comune di Corigliano-Rossano con due delibere, nel 2016 e nel 2023.
Un patrimonio ostaggio dell’incuria
Oggi il destino dell’IRACEB resta appeso a un filo. A Palazzo Martucci sono ancora custoditi scaffali, libri e documenti di pregio. Ma l’immobile, di proprietà privata, non vede il pagamento di un affitto da anni. Una situazione paradossale che rischia di degenerare in una vera e propria beffa: un patrimonio che non viene utilizzato e che, al tempo stesso, grava come un debito senza soluzione.
Le responsabilità della città e del mondo della Cultura
Purtroppo, non basta solo piangere sul latte versato o battersi il petto. Di fronte alla lenta agonia dell’IRACEB, l’intellighenzia cittadina ha preferito restare ai margini, limitandosi a lamenti sterili senza mai organizzare una vera mobilitazione. Nessuna iniziativa, nessun pressing collettivo, nessuna azione forte per rimettere al centro un istituto che doveva essere fiore all’occhiello della Calabria bizantina. Perché la politica ha sicuramente le sue colpe ma anche chi avrebbe dovuto garantire una spinta forte e di coscienza, in questi anni, non lo ha fatto. Anzi, ci si è trincerati solo dietro permalose posizioni e nulla più.
Una questione di trasparenza
Ma il punto più delicato riguarda la gestione economica del passato. Negli ultimi decenni, fondi e risorse sono stati destinati all’IRACEB, eppure oggi la realtà è quella di un contenitore pieno di libri e vuoto d'animo, con un patrimonio bloccato e un affitto non pagato. Un quadro che – è l’insinuazione che circola negli ambienti politici e culturali – meriterebbe un’indagine approfondita su come siano stati spesi in passato i soldi pubblici.