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C'è ancora qualcosa a sinistra: Comunità inclusive e luoghi di confine per una città che guarda al futuro

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CORIGLIANO-ROSSANO - Nemmeno in politica, non dobbiamo più aspirare a dei sistemi che spieghino tutto e a dei progetti di emancipazione mondiale; l’imposizione violenta delle grandi soluzioni deve lasciare il posto a specifici modi di intervento e resistenza. (Slavoj Žižek). Da questa visione, che supera i sistemi di pensiero universali per cedere il passo a modelli che insistono sulle specificità dei luoghi, dei contesti e degli abitanti, abbiamo preso le mosse per introdurre il punto di vista, sul territorio e sulla politica che lo attraversa, di Angelo Broccolo, dirigente di Sinistra Italiana a Corigliano-Rossano.

Le forze politiche cittadine sono in fase di riorganizzazione in vista delle amministrative che si terrano nella primavera del 2024. «In questa fase storica Sinistra Italiana – afferma Broccolo – è alleata con i Verdi. Abbiamo un gruppo, a livello nazionale, che è l’unico partito che si posiziona a sinistra del Partito Democratico che ha una rappresentanza parlamentare. Questo simbolo, che richiama un po’ il vecchio partito Sel di Nichi Vendola (poiché ne riprende il connubio tra l’anima ecologista-ambientalista e l’anima che viene dal mondo operaio), ha deciso, a Corigliano Rossano, di muoversi nel campo largo del centrosinistra includendo anche le liste civiche. Questo perché, al netto delle anomalie della campagna elettorale scorsa, in cui le liste avevano questa propensione civica per cui c'erano pezzi di centrodestra e di centrosinistra che confluivano attorno alla figura del candidato, il sindaco si è più volte dichiarato di centrosinistra. Naturalmente, al momento, sospendiamo il giudizio definitivo. Questo sarà poi oggetto di valutazioni più articolate che faremo sulla base di quello che è stato fatto e di quello che poteva essere fatto. Per ora ci moviamo in questa direzione».

Ed è proprio su valutazioni e bilanci ex post che vogliamo richiamare l’attenzione e spingere la riflessione. Lo abbiamo ribadito più volte: l’attuale compagine amministrativa ha sperimentato per prima, e con tutte le aggravanti che tale circostanza comporta, la complessità legata alla gestione e all’amministrazione del comune unico sorto a seguito della fusione. «Una fusione non si fa in 5 anni. Già è una fusione nata un po’ per procura, perché bisognava affrontare prima alcuni temi, poi se consideriamo che il medesimo problema sorse anche a seguito dell’Unità d’Italia capiamo che tali processi non sono affatto facili. Massimo D’Azeglio disse “Fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani”, mi pare resti una considerazione piuttosto attuale, applicabile anche alle nostre latitudini».

«Poste quindi tutte le difficoltà del caso – ribadisce - (una su tutte la problematica relativa al bilancio, con fondi che vengono trasferiti altrove e con comuni impoveriti sempre di più dalle manovre finanziare - in maniera bipartisan, centrodestra e centrosinistra, perché rispondono complessivamente ad un unico mandato che è quello del liberismo), ciò che posso contestare, e sono le criticità rilevate da noi del partito, è forse una propensione del Primo Cittadino verso un decisionismo che, a mio giudizio, non collima molto con la sua storia che ha come retroterra ideologico la cultura del movimento. Si latita anche dal punto di vista della progettualità culturale (con le dovute eccezioni): se si analizza il tutto è chiaro che non c'è un disegno, una visione per questa grande Città, non solo in relazione all’Italia ma anche in relazione all’Europa e al Mediterraneo. Viviamo in un punto strategico che si affaccia sulla famosa Via della Seta. Una città come la nostra dovrebbe volare molto più in alto».

Sulle criticità Broccolo appare piuttosto indulgente verso l’amministrazione e richiama all’autocritica, siamo tutti corresponsabili quando non partecipiamo attivamente alle decisioni politiche: «Le forze politiche, quelle culturali e quelle intellettuali devono farsi avanti perché anche la società civile può e deve intervenire su queste cose. Una buona occasione sarebbe stata quella dello Statuto; così non è stato. Ciò avrebbe permesso di porre fine a biechi campanilismi. Avrebbe potuto unire simbolicamente, ad esempio, Apollinara e contrada Amica».

Ed è proprio sulle periferie e sul potenziale inespresso di questi luoghi di confine che ci siamo interrogati. Broccolo, che abita nell’enclave albanese di Cantinella a Corigliano-Rossano, crede fermamente nella forza e nelle risorse che questi luoghi possono generare. La tendenza a virare verso luoghi iper-urbanizzati sembra infatti scemare, molti preferiscono abitare luoghi a misura d’uomo: «Si potrebbe e si dovrebbe, a mio giudizio, puntare sulle periferie e sui centri storici perché sono la forza delle nostre comunità. Bisogna ricordare che i luoghi marginali hanno una storia e per esaltarla e farla rivivere dobbiamo assecondarne le vocazioni».

«La pratica di accorpare (scuole, comuni…), che mette in ginocchio questi territori, nasconde sempre un equivoco: dietro l’ottimizzazione c’è il risparmio. La politica deve occuparsi di queste storture, cioè di tutti quei benefici e quei servizi che i cittadini stanno perdendo a causa dei tagli che l’Italia compie in quanto paese con il più alto tasso di evasione fiscale. I ricchi diventano più ricchi e non vogliono che il loro patrimonio venga tassato, i poveri, invece, diventano sempre più poveri».

Qualche segnale, però, sembra arrivare: «Per Cantinella è stato messo a punto un bel progetto. Ripopolare queste zone è di vitale importanza. Le mie figlie, ed è bellissimo, vanno a scuola lì e la maggior parte dei bambini non è italiana (ci sarebbe da fare un’altra parentesi sull’opportunità di renderli cittadini perché nati in Italia). Un Comune come il nostro può fare scuola e dare indirizzi che puntino verso queste idee di società».

Sulla scia di questa idea di società inclusiva, dove ad abitare le zone di confine sono migranti, immigrati e abitanti del luogo insieme, abbiamo voluto ricordare l’esperienza e il modello di accoglienza di Riace ideato da Mimmo Lucano, anche alla luce delle recenti buone notizie giunte a seguito della sentenza d’appello in cui sono crollate quasi tutte le accuse. «Noi non abbiamo mai avuto dubbi e, come dice lui, se anche fosse stato commesso qualche errore è stato determinato dalla voglia di aiutare e di creare una comunità, non con lo scopo di arricchirsi. Peraltro è stata un’iniziativa “presa dal vento” perché è nata dall’idea di richiamare i passeggeri di un barcone che era giunto sulle nostre coste. Ovviamente, questa è, sì, una buona notizia, bisogna avere sempre fiducia nella magistratura. Questo avvenimento, poi, lascia ben sperare perché l'esperienza di Riace può diventare un modello non solo per la Calabria ma per tutta l’Italia. Un paese abbandonato e spopolato può rivivere con scuole, attività, laboratori. Sarebbe una ricchezza per tutti».

Magari si propagherà un virus ideologico diverso e molto più benefico, e che ci infetti c’è solo da augurarselo: un virus che ci faccia immaginare una società alternativa, una società che vada oltre lo Stato-nazione e si realizzi nella forma della solidarietà globale e della cooperazione. (Slavoj Žižek)

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.