«Medicina all’Unical non è uno “scippo” a Catanzaro. Inutili le polemiche»
Il vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, Iacucci: «L'attivazione dei corsi risponde anche alle esigenze di una sanità territoriale afflitta dalla mancanza di personale»
RENDE - «La notizia dell'istituzione del corso di laurea in Medicina e Chirurgia TD all'Unical rappresenta una svolta positiva per tutta la regione. Dopo una lunga attesa finalmente nella riunione dello scorso 22 dicembre, il Comitato regionale di coordinamento delle università calabresi ha dato il via alla costituzione del corso di laurea all'Università di Rende, prevedendo anche una convenzione per i tirocini clinici presso l'Annunziata di Cosenza. Desidero ringraziare quanti, negli anni, si sono spesi per questo storico risultato che parte da lontano».
È quanto scrive in una nota stampa Franco Iacucci, vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, che così continua: «Sono certo che l'Unical, da sempre un'eccellenza soprattutto nell'ambito della ricerca scientifica, saprà fornire ai giovani studenti gli strumenti e la preparazione adeguata per potere svolgere un lavoro che è più che altro una missione. Il Coruc ha inoltre deliberato l'istituzione di altri tre corsi di studio: Servizi giuridici per l'innovazione digitale, Tecnologie del Mare e della Navigazione, infermieristica. Anche quest'ultimo corso mira ad implementare il personale nelle corsie e a migliorare l'offerta sanitaria calabrese».
«L'attivazione dei corsi di Medicina e Infermieristica – spiega - risponde non solo alle esigenze di tanti giovani, che non dovranno più spostarsi fuori regione, sostenendo costi e sacrifici, per studiare, ma anche alle esigenze di una sanità territoriale che necessita di medici e di clinici per poter colmare la mancanza di personale che affligge i nostri ospedali e che si ripercuote, negativamente ed inevitabilmente, sui malati. Tant'è, come è ben noto, che ci siamo dovuti rivolgere ai medici cubani per supplire alla carenza di personale! Secondo le stime, sul territorio ci sarebbero oltre 2500 posizioni vuote. Mancherebbero medici, chirurghi generali e d'urgenza, pediatri, medici di terapia intensiva e rianimazione, cardiologi e ginecologi».
«La pandemia – continua - ha evidenziato ancor di più un sistema che arranca da anni, tra commissariamenti e debiti e che fa "scappare" tanti medici dal servizio sanitario pubblico. Per questo la facoltà di medicina a Cosenza dovrebbe essere accolta con soddisfazione da tutti. Non comprendo le polemiche sorte a Catanzaro in seguito alla notizia: dispiace che un'occasione storica così positiva venga travisata a fini polemici come se si scippasse qualcosa da un territorio per dare ad un altro. È stato chiarito che i posti della facoltà di medicina a Cosenza sono aggiuntivi a quelli di Catanzaro e una sana competizione tra gli Atenei può solo migliorare la qualità dell'offerta formativa. Inoltre, la provincia di Cosenza è una delle più vaste con 150 comuni, con un ospedale Hub, l'Annunziata, troppo spesso al collasso con i suoi 538 posti letto (-25% circa rispetto alla media nazionale)».
«Dal Tirreno allo Jonio passando per il Pollino, la Sila e la Piana di Sibari, ci sono, poi, 12 presidi ospedalieri che, secondo i dati dell'Asp, contano 90 mila accessi l'anno e circa un milione di prestazioni sanitarie erogate. Di fronte a questi numeri credo che occorra riconoscere che una facoltà di medicina a Cosenza fosse doverosa e sperare che entrambi gli Atenei possano formare medici sufficienti a colmare l'enorme necessità della regione tutta. In tal senso, sarebbe più costruttivo batterci tutti insieme, soprattutto come rappresentanti delle Istituzioni, senza inutili divisioni e conflitti, perché si affrontino le emergenze dell'edilizia sanitaria e si pensi rapidamente a costruire i nuovi ospedali, ad attivare i nuovi posti letto e ci si batta per un'offerta sanitaria degna di questo nome».