Bevacqua (Pd): «Prevenire i dissesti idrogeologici e garantire vivibilità delle zone montane»
Il consigliere regionale: «Lunedì ripresenterò la mia proposta di legge "Montagna solidale TerraFerma". Non agire soltanto nell'imminenza dell'emergenza, ma pensare a un cambio di paradigma»
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CATANZARO - «Lunedì mattina ripresenterò la mia proposta di legge regionale "Montagna solidale TerraFerma": è una battaglia che porto avanti da tempo e confido che, nella consiliatura che si sta avviando, trovi l'opportuno ascolto da parte di tutti i colleghi. Provvederò, contestualmente, ad inviare al Presidente Occhiuto copia dell'atto depositato in modo che ne approfondisca anche lui i contenuti e gli obiettivi».
È quanto dichiara il consigliere Bevacqua, che aggiunge: «L'inverno è alle porte, le piogge torrenziali sono già iniziate e la Calabria non ha ancora una legge organica che consenta di prevenire i dissesti idrogeologici e garantire la piena vivibilità delle zone interne e montane, evitandone lo spopolamento costante e progressivo. Non si può attendere oltre».
«Il mio Progetto – spiega - prevede di formare migliaia di giovani e di utilizzarli in forma cooperativistica nei servizi di manutenzione del bosco e di azione preventiva anti dissesto e anti incendio, nonché di favorire la cultura imprenditoriale affidando loro la gestione del bosco. Ciò che viene curato e salvaguardato a monte, non rovina a valle. Ma, per essere adeguatamente difese, le aree interne e la montagna devono essere abitate e questa necessità ha bisogno di prospettive occupazionali, collegamenti efficienti e accesso agevole ai servizi primari».
«Non si tratta – conclude Bevacqua - di agire soltanto nell'imminenza dell'emergenza e del danno, ma di pensare a un cambio di paradigma, a un mutamento di approccio culturale e civile. Le risorse ci sono: bisogna avere la volontà politica di indirizzarle verso ciò che davvero serve. Mi auguro, pertanto, che tutti i colleghi consiglieri e il presidente Occhiuto condividano l'urgenza di azioni senza le quali la Calabria è destinata ad un degrado territoriale e ad una desertificazione antropica di cui, in quanto classe dirigente, saremmo colpevolmente responsabili».