Pippo Callipo nella "sua" Pizzo: «Basta con il servilismo, diamo inizio a nuova era»
Parlare di fronte alla gente di Pizzo Calabro non è facile. Per Pippo Callipo, ammette lui stesso, è anzi il momento «più difficile» di un’intensa campagna elettorale.
«Sono nato a 150 metri da qui – racconta il candidato alla Presidenza della Regione alla folla che lo ascolta nel Museo della Tonnara indossando le sciarpe rosse «simbolo di amore e rivoluzione» – e qui rinnovo la dichiarazione d’amore per la Calabria e di guerra al sistema che l’ha piegata agli interessi di pochi a danno della collettività». «Il 26 gennaio – ha aggiunto – possiamo dare inizio a un’era nuova. Con l’aiuto delle persone per bene, che sono la gran parte dei calabresi, ce la possiamo fare, possiamo chiudere l’era del servilismo, del comparaggio. La mia missione è ridare dignità e libertà ai calabresi. Dobbiamo toglierci di dosso il mantello della sudditanza che costringe i cittadini ad andare a bussare alla porta dei notabili per ottenere i diritti garantiti dalla Costituzione».
A Pizzo c'è al suo fianco ancora una volta l’imprenditore antimafia Nino De Masi, strenuo sostenitore della sua candidatura che, come il commissario regionale del Pd Stefano Graziano, ha rivendicato come nelle liste che sostengono Callipo non ci siano «impresentabili», che invece sono «nel centrodestra di Salvini e di Berlusconi». «Callipo – ha aggiunto De Masi – rappresenta la voglia di riscatto di questa terra. Dall’altra parte c’è il baratro».
Della necessità di recuperare il concetto di «comunità» ha poi parlato il deputato del Pd Antonio Viscomi, mentre lungo e appassionato è stato il contributo dell’antropologo e scrittore Vito Teti: «Combattere l’abbandono – ha detto Teti – richiede un progetto politico serio per chiudere la stagione dei finanziamenti dati a pioggia in maniera clientelare. Ci vuole un grande patto tra cittadini, buona politica e imprenditori onesti per dare dignità e lavoro ai nostri ragazzi che non dovrebbero essere costretti a partire. Restare è un diritto. Dico grazie a Callipo – ha concluso Teti – per la passione e per il carico che si è assunto. Se uno come lui parla di etica del fare è credibile, perché la sua storia parla per lui».