Natalino Scorza: “Così ho vinto l’Europeo”
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ROSSANO – Che immagine abbiamo di un giocatore di biliardo? I luoghi comuni ci portano a fantasticare su una stanza semibuia, satura di fumo, riempita solo da “loschi figuri” con un linguaggio da vecchio western, pronti ad azzuffarsi magari per pochi spicci persi al biliardo.
Abbandoniamo questa immagine per incontrare Natalino Scorza, classe ’71, nato a Colonia ma rossanese autentico. Natalino ci accoglie nel suo “tempio”, la “sala biliardi accademia Mari”, a Rossano. È un ragazzone tutto di un pezzo, con una grande educazione mista a timidezza che, nel corso della nostra chiacchierata, va via via scemando, senza però svelare realmente tutto ciò che ha dentro. Con un pizzico di commozione racconta della sua passione per questa disciplina bellissima che è il biliardo.
Natalino, hai usato il termine disciplina non a caso giusto?
“Si è vero, il biliardo è una disciplina sportiva a tutti gli effetti che, a seconda delle varie tipologie di gioco, ti mette in competizione con gli altri giocatori. Si può gareggiare singolarmente o a squadre. Così lo scorso due marzo ho partecipato alla ‘finale nazionale 4 atleti rappresentativa del campionato europeo 5 birilli a squadre’, che si è tenuta a Parabiago. La mia squadra, composta da me, Crocefisso Maggio, Antonio La Manna e Fabio Cavazzana, ha avuto la meglio sul team tedesco”.
Andiamo con ordine, quando inizi a muovere i primi passi nel mondo del biliardo?
“Proveniamo un po’ tutti dal “15 palle”, o carambola, ero poco più che ventenne quando partivo con le prime fasi per diventare poi un professionista a tutti gli effetti. Il primo step è la terza categoria, poi viene la seconda, la prima, poi si passa al Master, al nazionale e da li i primi 24 diventano nazionali professionisti a S. Vincent, all’appuntamento annuale che si tiene intorno alla fine di giugno”.
C’è un momento che rimarrà per sempre impresso nella tua mente?
“Ogni singolo evento, ogni partita e manifestazione, ogni coppa ti lascia qualcosa”.
Ma se dovessi sceglierne uno, uno solo?
“Probabilmente ricorderò un po’ più il 2008. Mi cimentavo per la prima volta nelle selezioni di S. Vincent come prima categoria, ed ai nazionali si passava solo in 4 su 128, inutile dirti che passai alla categoria superiore e, forse anche in relazione a quel successo, dopo pochi giorni venni chiamato dalla squadra di seria A “Lazio Biliardi” con la quale vinsi lo scudetto”.
Quali consigli da un guru del settore come te per quei tanti giovani che si vogliono avvicinare a questa disciplina?
“Ho vissuto questa avventura con grande rispetto e passione. Allenamento, sacrificio, ma anche eleganza, educazione e rispetto dell’avversario, sempre. Bisogna divertirsi innanzitutto, l’arrivismo fine a se stesso non paga. Se hai le qualità, con la costanza e la perseveranza prima o poi ottieni i risultati! Se non hai le qualità, male che vada ti sarai divertito”.
g.l.p.