Sulla costa della Baia di Borea uno dei fenomeni erosivi più aggressivi della costa orientale. Intanto, i soldi (4 milioni) per arginare l’avanzata del mare sono fermi in Regione.
di Marco Lefosse Circa 80 metri di spiaggia erosi nell’arco di quasi trent’anni. Tredici metri negli ultimi sei anni. Ora la sabbia è finita e
le acque blu dello Jonio insidiano le case. Siamo a Calopezzati nel medio basso ionico cosentino, nel cuore della
mitologica baia di Borea. Proprio lì, in u
no dei luoghi più belli della costa orientale calabrese, un tempo meta ambita di vacanzieri e turisti. Oggi, di quella spiaggia che
una volta era affollata di bagnanti, soprattutto di cittadini del capoluogo bruzio che venivano a svernare sul caldo arenile calopezzatese,
ne rimane solo il ricordo in qualche fotografia sbiadita. Il mare, lentamente (e nemmeno più di tanto), ha mangiato tutto. I cambiamenti climatici, la metamorfosi costante della terra, ma forse anche la mano dell’uomo che a partire dal secolo scorso
ha iniziato a sfruttare selvaggiamente la costa, hanno contribuito a cambiare il volto alla spiaggia.
Emblematico il raffronto che ci offre Google Earth (
la foto in basso) con un’istantanea dell’11 giugno 2012 ed un’altra del 21 luglio 2018 dove si vede plasticamente l’erosione di ben 13 metri di spiaggia. Fatto sta che
tra Fiumarella e lo scalo di Calopezzati ci sono villette che ormai hanno l’accesso diretto in mare. Basta sporgersi dal muro di recinzione per fare un bel tuffo in acqua:
meglio della casa di Montalbano, volendo rimanere in un suggestivo ambiente onirico. Ma la realtà e i disagi sono ben altra cosa se si considera che ormai lo Jonio insidia le fondamenta delle case (che ovviamente al tempo in cui furono costruite non erano su terreno demaniale). Cosa si potrebbe fare, allora, per impedire che il mare continui ad avanzare inesorabilmente, oltre le case e fino alla linea ferroviaria? Tamponare l’erosione costiera non è cosa semplice. È un po’ come se tre formiche dovessero fermare un elefante: bisogna utilizzare astuzia e perizia. Gli strumenti, però, ci sono:
dal ripascimento delle coste per finire alla creazione di barriere frangiflutti che attenuino la forza delle onde. «Ci stiamo lavorando, stiamo cercando di fare il possibile per arginare il fenomeno». Questo è quello che ci dice con animo tra il rassegnato ed il preoccupato,
il sindaco di Calopezzati, Franco Cesare Mangone. Il suo comune, tra quelli con il tasso di spopolamento più alto della Calabria, non ha grandi bilanci tantomeno grandi risorse. E quindi l’unico strumento è quello di attingere a fondi extrabilancio e ai progetti regionali. «La Regione – continua il Sindaco – ci ha approvato un progetto per la realizzazione di una serie di pennelli a mare (delle scogliere piazzate in modo longiutudine e trasversale a raso d’acqua) nel tratto di spiaggia maggiormente colpito dal fenomeno erosivo». Benissimo. Quindi presto il problema potrebbe essere se non del tutto risolto, quantomeno tamponato?! Ma nemmeno a parlarne! «Il finanziamento di 4 milioni è bloccato, fermo alla Regione.
È stato nominato il Rup ed è stato
dato incarico all’Università della Calabria, per i rilievi sottomarini.
Ma di iniziare i lavori – ci dice sconfortato il sindaco Mangone –
ancora non se ne parla». Intanto, dicevamo, il mare mangia e rosicchia giorno dopo giorno. La forte mareggiata della scorsa settimana, che su Corigliano-Rossano ha “rubato” al netto quasi due metri di arenile, a Calopezzati è ritornato a fare di nuovo danni. Il tempo su quella spiaggia passa inesorabilmente, proprio come dice Alessandro Baricco:
Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo. Tempo che passa. E basta...