LA RIFLESSIONE DELLA SETTIMANA A CURA DI MARTINA FORCINITI
In un mondo ormai fatto di condivisioni, di messaggistica virale, preda di una vera e propria eccitazione dettata dall’era dell’iper-connessione, abbiamo quasi dimenticato che sapore hanno le cose semplici. Con l’incubo di una realtà social e viziata dalle tecnologie non solo i nostri sentimenti legati alla sfera emozionale dell’ansia e dello stress peggiorano, ma aumenta anche il rischio concreto – e probabilmente già in atto – che l’epidemia di “solitudine sociale” raggiunga un punto imprevisto. D’altronde la scienza non aveva certo prospettato che tutto sarebbe stato fantastico in un mondo di reti online giganti. Al contrario. Oggi è più che mai chiaro quanto salute mentale e fisica dei fruitori del Web paghino negativamente l’influenza dei social network: privacy in pericolo, dipendenza, depressione e una sovraesposizione mediatica che crea smarrimento. E ci rende paradossalmente persone sempre più sole. Una circostanza decisamente incredibile se si pensa che ognuno di noi, iscritti sulla Rete, ha una storia rintracciabile e consultabile attraverso migliaia di voci. Quindi soli, sì, ma con una vita frammentata in un’enorme quantità di tracce che chiunque può sfogliare, scorrere e – perché no – memorizzare a nostra insaputa. Un comportamento che è figlio di una pulsione che si può dire primitiva, quella stessa che ci spinge, per ragioni evolutive, a farci ognuno i fatti degli altri.
SMARTPHONE E SOCIAL DI NETWORK E I FRUSTRATI DIGITALI
Quindi se è vero – come lo è – che internet rimane uno strumento prezioso, che ci offre maggiori libertà e possibilità di informarci, confrontarci e organizzarci, altrettanto veri e dannosi sono i limiti e le insidie che vi si annidano. Una familiarità, quella tra uomo e rete, che rischia di consolidarsi in una vera e propria dipendenza, alimentata per di più da quelli strumenti che ne veicolano quotidianamente potenzialità e, soprattutto, pericoli. E che sono diventati centrali nelle nostre esistenze: è infatti innegabile che social network e smartphone abbiano rivoluzionato le nostre abitudini di vita. C’è poco da stare allegri: lo smartphone e il suo corollario sono un’ossessione in alcuni casi classificata come una vera malattia da non prendere alla leggera. Se non altro perché quella sorta di coltellino svizzero dell’uomo tecnologico che è diventato il nostro cellulare, ormai pressoché l’unico custode dei nostri ricordi, dei nostri contatti e delle nostre relazioni, rischia di distoglierci fatalmente dalla vita reale. Rendendoci dei veri e propri frustrati digitali.