IL REDAZIONALE La storia prima la si fa, poi la si scrive. E, magari, alla fine, se ne fa vanto! È questo un punto di partenza focale, imprescindibile da porre in premessa ad ogni discorso o ragionamento. E andiamo subito al punto: di neo-mecenati della fusione, soprattutto post referendum del 22 ottobre, ne stiamo contando a bizzeffe. Escono giorno dopo giorno, come i funghi. Sincerità o opportunismo? Buona fede o paraculaggine? Oggi siamo tutti sostenitori di questo processo sociale e istituzionale che ha messo – questo sì – le due, ormai ex, città di Corigliano e Rossano sul binario di un nuovo e promettente sviluppo che tutti si augurano possa essere da traino per la totalità del territorio della Sibaritide. C’è però tra la gente un sentimento diffuso che vuole tanti sostenitori, anzi ultras, della fusione per solo camaleontismo e necessaria opportunità di rimanere a galla in questa nuova realtà. Non solo politici. In questo girone dantesco, ci finiscono un po’ tutti. Anche la classe imprenditoriale. Che a dire la verità nemmeno noi abbiamo visto così partecipe e compatta nel sostegno alla fusione. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, la categoria degli imprenditori – la stragrande maggioranza – è rimasta dietro la porta a guardare dal buco della serratura le evoluzioni di questo processo, lungimirante e per alcuni versi visionario. Ed i primi ad aver assunto questo atteggiamento sono quelli che proprio oggi si dicono precursori, pionieri e addirittura “profeti” della fusione. Ovviamente così non è. E non lasciamoci illudere che lo sia. Perché, come dicevamo in premessa, la storia prima la si fa, la si costruisce e poi la si scrive e racconta. E, sinceramente, di imprenditori mecenati che hanno costruito questo processo non ne abbiamo visti molti. A dire la verità, ne abbiamo visti pochissimi. E quei pochissimi sono quelli che con le proprie forze e con la loro capacità di fare impresa e di innescare sviluppo hanno creato, nei decenni, la struttura di questo territorio. Hanno messo le basi per il futuro e anche per questa nuova grande Città. Come? Non pensate voi che l’aver costruito strade, cinema, villaggi turistici, scuole nuove e moderne, palazzi e infrastrutture con nuove architetture, aver portato in quest’area della Calabria (bella e amara) attrazioni e interessi nuovi o, più in generale, aver contribuito a tenere alta la bandiera del progresso sia stato un modo per far crescere l’attrattività di queste due città Città e del suo territorio? I problemi reali sono stati altri: la carenza e lo scippo di servizi pubblici nella quale siamo stati trascinati spesso, molto spesso, anche con la complicità di certa classe imprenditoriale, che per tutelare i propri interessi non ha guardato al bene comune. E se ci guardiamo attorno di esempi, lampanti, ne abbiamo un’enormità. Ecco, allora, a voi “imprenditori mecenati”, vi diamo un consiglio di cuore: volate alto, ma non per pavoneggiarvi di risultati non vostri, ma per contribuire a dare vero sviluppo a questa nuova grande realtà urbana, sociale e istituzionale che è un unicum in Calabria ed in Italia e che per crescere ha bisogno di fatti e umiltà. Anche perché la nuova Corigliano-Rossano svilupperà sicuramente nuove idee e nuovi progetti, grazie alla capacità dei suoi giovani e dei suoi professionisti. Porterà gli stimoli giusti per fare nuova impresa e magari promuovere nuove tecnologie da impiegare nei servizi. Essere illuminati nell’ingegno e nella capacità di saper cambiare il proprio core business e non la giacca politica: questa è la più brillante capacità di un imprenditore.